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Chiedo scusa

PD Nicolò Farinetto

PD Nicolò Farinetto

Credo di dover proporre le mie scuse al Segretario del PD di Settimo, Nicolò Farinetto, per quanto affermato in questa rubrica la scorsa settimana. In tale occasione ebbi a dire che lo stesso (Farinetto), primo escluso alle elezioni amministrative del 2019, era stato candidato in posizione non eleggibile nella lista proporzionale del collegio di Settimo in quanto difficilmente poteva fare ombra alle aspirazioni di carriera e di affermazione in future competizioni elettorali delle diverse correnti in cui è diviso l’attuale circolo del PD. In tale contesto scrivevo “Con tutto il rispetto per la persona, che non conosco in quanto ha sempre evitato ogni confronto diretto, c’è davvero da chiedersi quale valore aggiunto di qualità e di quantità di consensi possa rappresentare per la coalizione dei progressisti”. Ho grande rispetto per i candidati di bandiera, la loro disponibilità ad impegnarsi in campagna elettorale pur sapendo di non poter essere eletti è prova di generosità e di autentica convinzione politica e ideale. L’esatto contrario di chi pianifica senza distrazione la propria scalata al potere e salta da un carro all’altro purché sia dato per vincente. Purtroppo nei protagonisti della politica attuale, a Settimo come altrove e in tutti i partiti ne abbiamo numerosi esempi. Ho fatto spesso il candidato di bandiera. Ricordo ad esempio la campagna elettorale del 1994 nella lista del PDS per le Europee dove presi quasi 11 mila preferenze individuali e fu eletto il compianto Rinaldo Bontempi. Oppure, più recentemente, nel 2018, la disponibilità a sostenere, in posizione non eleggibile, lo sforzo di Liberi e Uguali e Articolo 1 di raggiungere il quorum del 3%. A Settimo e dintorni sono stati molti i casi di candidati bandiera (ex Sindaci, amministratori, dirigenti sindacali e di partito con un consenso ampio) hanno spesso “messo la faccia” per testimoniare e garantire con la loro riconosciuta presenza la qualità collettiva della lista e del programma del proprio partito. Va dunque reso merito a Farinetto per la sua disponibilità. La mia critica non era certamente rivolta a lui, bensì alla strana idea del PD di proporre come candidato di bandiera, in una battaglia elettorale certamente difficile e con pronostici non favorevoli, una persona poco conosciuta, priva di autonomi rapporti politici (basti come esempio la risposta ritardata e timorosa data alla richiesta di confronto di Articolo 1) e certamente non idonea ad allargare i consensi. Questa settimana mi sono poi accorto che la situazione è ancora peggio di quanto pensassi. Con questa bruttissima legge elettorale (fatta dal duo PD Gentiloni – Rosato) il terzo posto (non eleggibile) dato a Farinetto è quello del collegio di Moncalieri. Se già a casa propria più che una bandiera si rischiava di avere un fazzoletto da taschino, fuori casa il candidato bandiera diventa un tappabuchi (ed è tutta altra storia). Quello che era il primo partito d’Italia non è riuscito a trovare nessuna candidata o candidato disponibile a “metterci la faccia” senza interesse diretto ? Resta da scoprire perché il Nicolò nostrano abbia accettato questa incomprensibile candidatura e chi l’abbia convinto. I cittadini di Mirafiori o Moncalieri troveranno prestampati sulla loro scheda accanto al simbolo del PD – Democratici e Progressisti i nomi di Berruto (pallavolo), Bonomo (Barba- nia), Farinetto (PD Settimo), Sanna (Beinasco). In questa triste storia una notizia positiva tuttavia c’è, per la famosa legge del contrappasso Farinetto lascia il posto alla dirigente nazionale di Articolo 1 e vice Ministro, Maria Cecilia Guerra. Gli italiani ringraziano.
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