borgo sud est è uno dei quartieri popolari della città
Le equazioni che si sarebbero volute fare erano limpide e cristalline. Tatuaggio sulla mafia uguale Borgo Sud Est. Borgo Sud Est uguale voto di scambio. Voto di scambio uguale 'ndrangheta. Risultato: poiché qui i voti sono andati al centrodestra, se dovesse mai vincere c'è stato un condizionamento. E poco importa se al Borgo Sud Est i voti li abbiano chiesti un po' tutti i partiti. Poco importa se qui, come da altre parti, evviva il senso di appartenenza, siano, invece poi andati ai candidati del posto, esattamente come capita nelle frazioni. Da sempre sul Borgo Sud-est serpeggiano e montano storie di come sia facile comprare i voti, a volte pure con nomi e cognomi di chi lo avrebbe fatto. Storie senza alcun fondamento, se è vero com'è vero che nessun giudice ha mai aperto un'inchiesta o acceso un faro. Di voto di scambio, invece, si parla, e pure tanto, nelle centinaia di pagine dell'inchiesta "Minotauro" del 2011, in "Colpo di coda" del 2012 e in "Platinum Dia" del 2021. Nell'elenco però (toh guarda) non si trovano i poveracci ( o se si preferisce i delinquenti) delle case popolari Atc, che se non fossero poveracci mica abiterebbero qui, ma piccoli imprenditori, gente benestante, proprietari di ville, villette, villoni con piscina, immobili, hotel, bar e macchine. Abitavano e abitano a Chivasso (capoluogo), a Volpiano, Cuorgnè, Torrazza Piemonte e nei comuni dell'Hinteland. Uomini e donne che la società non ha mai considerato ai margini, colpevoli tutti, soprattutto i politici di non essersi mai chiesti da dove arrivassero tutte quelle fortune. Nel 2011, per la cronaca, ben 1300 poliziotti della DIA scesero in campo per sequestrare 127 immobili, tra ville, appartamenti e terreni situati a Torino e provincia, 10 aziende, più di 200 conti correnti e diverse cassette di sicurezza. Se c'è una cosa di cui siamo certi è che se proprio esiste un problema "Borgo Sud-Est", non è quello dei "mafiosi" che contano o che aderiscono alle "locali". C'è delinquenza, questo sì, e continua ad esistere, un problema sociale e di disagio. Minore rispetto a 20 o 30 anni fa, comunque ancora vivo e vegeto. L'errore da non fare - e che è nostro compito sottolineare - è confondere la "delinquenza" con la "mafia", sennò poi finisce che il tatuaggio sul polpaccio di un "cretino" assuma lo stesso valore dell'intercettazione della telefonata di un sindaco a caccia di voti. Dopo la pubblicazione dell'articolo "Coglioni in rete contro il tatuaggio", peraltro letto da più di 4 mila persone, ma commentato da poco più di 10 e tutti ricollegabili a liste di centrosinistra, abbiamo intravisto un insensato utilizzo di frasi e citazioni, di uomini che hanno fatto la storia dell'Antimafia. Anche noi ne vogliamo riproporre una, per chi se la fosse persa. E' del giudice Nicola Gratteri."Il nemico ha tante facce - dice - Ha quella del politico corrotto, quella del boss di 'ndrangheta che fa affari con il politico corrotto (o che magari, in politica, ce lo spinge proprio) e poi quella dei "colletti bianchi". Quelli puliti, pulitissimi, seduti nelle poltrone dei loro uffici, con le loro carte, i loro timbri e le loro firme decisive. Stanno lì, sempre lì, al loro posto. Si mimetizzano tra i colleghi perbene, tra i lavoratori integerrimi. E nel silenzio delle cronache e delle stanze, muovono la macchina che fa camminare i comuni e le Regioni. Ecco perché è bene conoscerne l'esistenza. Il nemico, per essere affrontato e sconfitto, deve essere prima capito...". Parole sante! E forse no, a Chivasso non lo hanno ancora capito. [embed]https://www.giornalelavoce.it/coglioni-in-rete-contro-il-tatuaggio-462960[/embed]
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