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07 Febbraio 2022 - 12:13
Il lasciapassare viene richiesto anche alle Poste
Uno strumento politico che non ha alcuna giustificazione scientificaC’è poco da stupirsi: è l’ennesima dimostrazione - se ancora ce ne fosse bisogno - che il super green pass, quanto alla “positività” o “negatività” del detentore, non garantisce una beata cippa. Uno può benissimo avere in tasca il super green pass, rilasciato a seguito di vaccinazione, e avere comunque in corpo il virus (e contagiare chi viene a contatto con lui). Ma il fatto che si sia verificato in Parlamento fa risaltare ancor più l’insipienza di ministri, deputati e senatori, che nemmeno di fronte all’evidenza si rendono conto che i provvedimenti che hanno ideato e votato in questi mesi - tutti volti a discriminare chi non ha il super green pass rispetto a chi ce l’ha - non hanno alcuna giustificazione sanitaria o epidemiologica. A sostenere che il super green pass non sia «mai servito come misura di sanità pubblica» ma che sia «uno strumento politico» utilizzato per costringere la gente a vaccinarsi non sono i blog no vax, ma è - da qualche giorno - il microbiologo Andrea Crisanti: che però, da quando dice queste cose, non viene più intervistato dai telegiornali. Siccome da qualche giorno la curva dei contagi è in discesa, la narrazione mainstream ora ci propina che «è un risultato che abbiamo raggiunto grazie al super green pass»: affermazione che fa sbellicare dalle risa (si ride per non piangere, ormai) ogni statistico serio, perché il super green pass è stato introdotto ai primi di dicembre e da allora per quasi due mesi l’indice di contagio è sempre cresciuto, portando gli “attualmente positivi” alla cifra record di 2,7 milioni. Eppure continuano ad esserci decine di mentitori che dicono queste cose, centinaia di giornalisti leccapiedi che di fronte a tali assurdità non obiettano alcunché, e soprattutto milioni di no-brain che ci credono. A dicembre, su 3,8 milioni di casi di Sars-Cov2 rilevati in Italia, più di 3 milioni (senza contare i vaccinati asintomatici, che non entrano quasi mai nelle statistiche) erano persone dotate di super green pass; eppure ogni giorno in tv gli intervistatori vanno a caccia di gente che dichiara «sono favorevole al super green pass perché ci dà la sicurezza di non contagiarci», e di commercianti orgogliosi di chiedere il super green pass «a tutti quelli che entrano in negozio, così il virus resta fuori»: e a quel punto uno si chiede se nel nostro Paese sia più urgente aumentare il numero di posti letto nei reparti di terapia intensiva oppure riaprire i manicomi. E comunque, siccome è scientificamente provato che il super green pass non garantisce la “negatività” del detentore neppure dopo dieci minuti dal rilascio, il dibattito politico di questi giorni è ovviamente incentrato su quanto farlo durare dopo la dose “booster” di vaccino: nove mesi? sei? quattro? illimitato? La priorità, come da più di un anno a questa parte, non è quella di sconfiggere il virus, ma quella di far crepare - non di Covid: di fame - i non vaccinati. Precludere - con motivazioni che non hanno alcuna giustificazione scientifica - a una determinata fascia di cittadini, individuata dal Governo con l’assenso del Parlamento, l’esercizio di diritti e di una serie di attività, a partire da quella lavorativa: un obiettivo su cui pressoché tutto l’arco parlamentare è d’accordo. E purtroppo in Italia, nell’ultimo secolo, non è la prima volta.
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