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IVREA. Ricordo di Ferruccio Nazionale nel 77° della sua morte

IVREA. Ricordo di Ferruccio Nazionale nel 77° della sua morte

Ferruccio Nazionale

Fra le tante date che commemorano l’epopea resistenziale in Ivrea e Canavese, ricordiamo il 29 luglio: il giorno in cui si compì il martirio del Partigiano Ferruccio Nazionale, che ebbe il suo tragico epilogo nella piazza del Municipio di Ivrea, a Lui poi intitolata. Fra gli episodi più significativi della Resistenza si inquadra l'esecuzione sommaria del partigiano garibaldino Ferruccio Nazionale, detto "Carmela", il cui corpo, immortalato in una macabra foto, è divenuto uno dei simboli della ferocia cui si giunse durante la guerra civile. Ad Ivrea il partigiano Nazionale decise di attentare alla vita del cappellano militare della Decima, don Augusto Bianco. Bloccato con una bomba a mano in pugno, proprio un istante prima che potesse scagliarla, fu sommariamente giustiziato il 29 luglio tramite impiccagione nella piazza del municipio. Il corpo, lasciato appeso con cartello al collo divenuto tristemente famoso per una foto scattata da un marò, sarebbe dovuto rimanere appeso quale monito per la popolazione, che venne raggruppata e fatta sfilare davanti al suo cadavere. Secondo le testimonianze di alcuni partigiani, al momento dell'impiccagione Nazionale era praticamente già morto a causa delle torture subìte da parte dei marò della compagnia "O", generalmente ritenuta la più violenta della Decima, e, sempre secondo queste testimonianze, nell'ambito delle torture gli sarebbe anche stata mozzata la lingua.

Ecco come la staffetta Rina Valè descrive l’impiccagione:

“… Scendo per via Arduino, per portarmi in piazza Botta dove passa la corriera per Donato. Ma arrivata in piazza di città, mi attende un altro difficile momento. Squadristi della San Marco mi prendono, con un’altra cinquantina di persone, facendomi addossare al muro della chiesa di S. Ulderico, mi spianano il mitra sul petto e mi ordinano di non muovermi. Ci guardiamo tutti terrorizzati, non sappiamo cosa ci aspetta, temiamo una decimazione. Agli altri tre lati della piazza ci sono tre file di militi fascisti per ogni lato, tutti in assetto di guerra. Dopo alcuni minuti sentiamo cantare Giovinezza. Gli schiamazzi arrivano da via Arduino, sembra che vadano o tornino da una festa. … sono una decina di squadristi su un furgoncino, e su di esso una forca di legno grezzo. […] A metà piazza, spostato un po’ verso sinistra, fermano il furgoncino, scendono la forca la preparano e se ne vanno sempre cantando. Dopo qualche momento, arriva, sempre da via Arduino, un secondo furgoncino. Dietro, sul bordo del ribaltabile, c’è un ragazzo: ci passa ad un metro di distanza. Il suo viso è tutto tumefatto. Non ha più sembianze d’uomo. Ha le mani legate dietro. Tiene la testa abbassata sul petto. […] Quando arriva in mezzo alla piazza, fermano il mezzo nel luogo in cui pende il cappio, fanno scendere il povero ragazzo, gli infilano il cappio al collo e lo stringono. Io in quel momento chiudo gli occhi per non vedere quel tragico gesto … il canto di Giovinezza a squarciagola copre il rumore del furgoncino che riparte. Quando li riapro, il poveretto è là appeso che dondola con mano e piedi legati con filo di ferro. Solo allora ci lasciano andare. […] erano le 17.00 circa”.

Da “Quei miei ragazzi” di Rina Valè

La Repubblica italiana ha concesso al nostro Ferruccio la Medaglia di Bronzo alla memoria, con la seguente motivazione: Nazionale Ferruccio di Giovanni, classe 1922, da Biella. Volontario in formazioni partigiane, dava costante prova di coraggio e di fermezza di carattere, prendendo parte attiva a diverse rischiose azioni. Catturato durante un’operazione di rastrellamento, veniva condannato a morte mediante impiccagione. Generoso esempio di serenità d’animo e di dedizione alla causa della libertà. Ivrea, 29 luglio1944
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