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03 Settembre 2020 - 11:12
Scuola
Tutelare la formazione delle generazioni future dovrebbe essere la priorità di tutte e società evolute, per il bene dei figli ma anche, oggettivamente, della società stessa: saranno le generazioni che oggi si stanno preparando alla” vita da grandi”, infatti, a determinare la qualità della vita comunitaria ed economica di chi è “già grande” oggi. Pare un’ovvietà, ma evidentemente per l’attuale classe dirigente italiana non è così.
In un anno così complicato, dove tutti i livelli di studenti avranno un deficit preparatorio relativo a stop forzato ed educazione a distanza basata più che altro sulla buona volontà delle famiglie e degli insegnanti ( e quindi sulla carenza di quella parte, minoritaria, che di buona volontà non ne ha avuta ), Sua Impreparazione il Ministro dell’istruzione, quando mancava più di un mese alla chiusura dell’anno scolastico ha pensato bene di dichiarare che “ tanto nessuno verrà bocciato”, come dire “ ragazzi , ma che vi complicate la vita studiare a casa ancora un mese, fate un po’ come avete voglia”… mica vuoi attendere la fine dell’anno per fare questa dichiarazione, in modo da lasciare un po’ di stimolo agli studenti……?! “Pazienza, quel che è fatto è fatto. Da giugno si inizierà a lavorare pancia a terra per pensare alla riapertura settembre” dite la verità: un po’ tutti abbiamo pensato ciò.
Ed invece no: ordini, contrordini, banchi lontani, banchi con le rotelle ( sigh…), febbre da misurare all’ingresso, anzi no a casa, aule che mancano, scuolabus un mistero, e chi più ne ha più ne metta… Risultato: a meno di due settimane dalla fatidica data della riapertura delle scuole, il 14 settembre, le Regioni hanno minacciato il Governo di non partire con e lezioni a meno che non si ottengano chiarimenti su tutte le lacune, ed i risultati pratici li vedremo nei prossimi giorni. E poi, ciliegina sulla torta, il referendum fissato il 20 settembre: dunque per il 14 settembre sanifichiamo tutte le aule, le facciamo allestire con i banchi-autoscontro, poi dopo 4 giorni smontiamo il tutto, allestiamo i seggi, quindi dopo 3 giorni facciamo ri-sanificare e ri-allestire le aule per le lezioni… E io pago! Direbbe il buon Totò. Oltre ad altri giorni di scuola persi dai ragazzi. Ovviamente pensare di invertire le date, o di anticipare il referendum non è stata cosa contemplata.
Sembra il copione di una commedia satirica “all’italiana”, ma invece è la triste realtà. Quanto stress devono ancora subire le famiglie, e quanto danno devono ancora subire queste generazioni di ragazzi, prima che chi è pagato per governarci capisca che la preparazione intellettuale di bambini ed adolescenti non è “ l’ultimo dei problemi”…?
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