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CHIVASSO. Si torna a lavorare ma non a scuola...

CHIVASSO. Si torna a lavorare ma non a scuola...

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Oggi il tema è: se le scuole non riaprono, e le altre attività produttive sì, come potranno assistere i propri figli quei genitori che devono tornare al lavoro? Dato il problema, trovate le fazioni. La prima: si riaprano le scuole e si facciano lavorare gli insegnanti che, si sa, sono noti fagnani con tre mesi di ferie.
Questi ultras, generalmente, si distinguono per l’impiego dell’acca secondo il celebre metodo “ad muzzum” (a caso, per chi non è appassionato di lingue antiche) o per la faccia livida di invidia, stratificatasi negli anni a causa di scelte lavorative frustranti. Questi ultimi, per capirci meglio, sono quelli che almeno una volta nella vita hanno insegnato, chi al corso di pizzi e merletti dell’oratorio e chi in rinomati istituti della supercazzola. Hanno lasciato ricordi indelebili nei loro studenti, che se ne sono innamorati in modo così profondo che Robin Williams, ne “L’attimo Fuggente”, fa ridere i polli, ma poi, per qualche motivo non dipendente da loro, hanno dovuto abbandonare l’insegnamento, rimpiangendo di aver rinunciato ad un lavoro che possono fare tutti e che ti lascia un sacco di tempo libero.
Seconda fazione: la scuola non è un parcheggio. Punto. Gli ultras, in questo caso, sono per lo più quei tipi votati alle questioni di principio. Quelli che, quando presenti loro un problema, ti ascoltano e poi ti ripropongono la stessa questione di principio. Tu dimostri comprensione e rispetto per il principio, poi riproponi il problema che, nel frattempo, continua ad esistere e loro ti ripetono lo stesso irrinunciabile principio, finché, esausto, sbotti, li mandi a quel paese e loro corrono a scrivere sui social che sei una persona senza principi e si beccano pure i “like”dei filosofi da tastiera (per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, suggerisco di scambiare due parole con un amministratore qualsiasi, di qualsiasi livello o partito).
Bene, e allora? E allora, prima domanda, non retorica: siamo pronti ai primi di maggio a sostenere il potenziale incremento di contagi dato dalle presenze in aula e dall’incremento di tutte le attività che la scuola rimette in moto, come mezzi di trasporto, mense e così via? È il punto della questione e pare che il Governo si stia orientando verso la non riapertura.
Sinceramente posso capirlo. Nel fare scelte sulla salute degli altri, credo sia sempre meglio eccedere in prudenza, con buona pace dei tanti virologi, complottisti e sostenitori della libertà individuale da difendere anche a costo di quella degli altri. E quindi, come facciamo con le famiglie? Innanzitutto va precisato che il problema della gestione dei figli non si limita al periodo scolastico che, se ripartisse ai primi di maggio, durerebbe comunque appena un mese, ma coinvolge l’impossibilità di mettere in atto centri estivi ed attività simili che andrebbero, invece, a coprire un ulteriore mese e mezzo di assistenza ai bambini.
Insomma il problema non è solo riaprire le scuole, ma, al massimo, riaprire le scuole ed i centri estivi di tutti i generi, questi ultimi anche oltre fine luglio, soprattutto in un periodo in cui difficilmente i nonni potranno portare i nipotini al mare. Il problema assume, insomma, proporzioni più ampie e di sempre più difficile soluzione, anche perché, tra l’altro, affidare i propri figli a chicchessia, in questo momento, coinvolge un aspetto emotivo non trascurabile. Difficile trovare soluzioni.
Personalmente credo che solo l’impiego di risorse straordinarie da parte del Governo possa aiutare chi ne ha effettiva necessità e lo manifesti in modo inequivocabile. Non mi vengono in mente altre soluzioni, anche se spero, sinceramente, che qualcuno mi smentisca o mi dia spunto per trovare rimedi. Magari, come single, sano (speriamo…), insegnante (quindi che non fa niente), in possesso di locali (eventualmente) sanificati ad hoc, potrei darmi al baby parking individualizzato.
In fondo non sarò mai nonno ed almeno potrei vivere anche io la soddisfazione di quando i figli ti mollano i nipoti, perché non sanno dove metterli. E questa volta, almeno, avrebbero un motivo serio e non sarebbe solo per andarsene un po’ in vacanza, tranquilli, senza i bambini tra i piedi, magari a pianificare la nascita di un loro ulteriore fratellino. O sorellina, ovvio
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