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Simurgh, Saena!

Simurgh, Saena! Uccello gigantesco, il cui nome, nella letteratura avestica, è Saena o Sen. Di qui deriva Sen-Murv , in persiano "uccello Sen" o Simurgh, Simorgh, Simorg, Simurg, Semurg, Simurgh, Simoorg, Simorq, Simourv. Nell'iconografia, il Simurgh compare come un ibrido tra cane, di cui ha la parte anteriore del corpo, con la testa e due zampe, e uccello di cui ha le ali e la coda. Esistono delle varianti in cui al cane viene sostituito il leone, o in cui la testa torna ad essere di uccello, o in cui l'insieme ricorda molto il drago babilonese. Al titolo di "re degli uccelli", di cui il Simurgh è il rappresentante più quotato, concorrono altri uccelli misteriosi, che probabilmente, pur partiti da antichi miti differenziati tra di loro, sono poi stati confusi e parzialmente fusi, come l’Anqa e il Rukh, il Cenamrosh, il Cihratp ed il Kar Shipt.. Il Simurgh fa il suo nido sul monte Alburz, in cima all'albero chiamato Vispobish, o Albero di Tutti i Rimedi, o di Tutti i Semi, che si dice contenga i semi di tutte le piante selvatiche. Nella più antica mitologia persiana le montagne crebbero come alberi le cui radici sprofondavano nel sottosuolo, circondavano la terra e continuarono a crescere per ottocento anni, fino a superare le regioni degli astri e a toccare l'empireo. Inizialmente chiamate Hara, furono in seguito identificate con l'Alburz. La vetta principale della catena, il Dema-Vend, divenne scenario di numerosissimi eventi leggendari e mitici, e sede del paradiso zoroastriano. Si tratta della catena montuosa che si estende a sud del mar Caspio e separa la fascia costiera dall'altopiano iranico. Secondo alcuni accenni il Simurgh avrebbe tre nature; non sarebbe inoltre un vero uccello, ma un mammifero, come il pipistrello, perché si dice che allatti i suoi piccoli. Nel Libro dei Re capolavoro epico del poeta persiano Firdusi consiste nella traduzione di un'opera molto più antica nella lingua medio-persiana Pahlavi, ed è rimasto straordinariamente popolare tra i persiani per oltre un migliaio di anni. Esso, scritto in forma poetica utilizzando la lingua persiana, racconta delle storie dell'antica Persia prima della conquista della regione da parte degli arabi, iniziando circa nel 5.000 a.c.,. Il poema narra la storia dei re persiani, dei cavalieri, del sistema di leggi, della religione, delle vittorie dell'impero e delle sue tragedie. Tornando a Saena nel Libro dei Re svolge un ruolo molto importante, perché alleva l'eroe Zal, abbandonato dal padre sul monte Alburz, figlio di Sam, marito di Rudabeh, padre di Rustem, re di Sistan, una regione dell'Iran al confine con l'Afghanistan, il suo territorio corrisponde all'antica Drangiana e trae l'attuale nome dalla tribù scitica dei Saci, che vi si stanziarono ne I Il secolo d.C. Nell'ideologia Sufi il Simurgh è l'emblema stesso della divinità. Nell'epopea mistica del poeta persiano Fariduddin At-tar, XIII secolo, dal titolo Mantiq ut-tair, La lingua degli Uccelli, si narra di una assemblea di tutti i volatili, in cui essi decidono di andare a trovare il Simurgh, re di tutti loro. Dopo molte esitazioni si intraprende il viaggio; ma molti si perdono lungo il cammino, ed alla meta arrivano solo "trenta uccelli". Il numero non è casuale, perché Simurgh significa anche 'trenta uccelli'; con questo gioco di parole si vuole sottolineare l'unitarietà della creazione. Infatti, quando i trenta uccelli guardavano il Simurgh, vedevano loro stessi; quando si guardavano, vedevano il Simurgh; e quando guardavano tutti e due, vedevano l'Uno e il Simurgh! Favria, 28.07.2019 Giorgio Cortese La farfalla mi sembra un biglietto amoroso piegato in due che cerca l'indirizzo di un fiore.
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