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09 Maggio 2019 - 15:05
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.”
Le parole sono di Martin Niemöller e venerdì 3 maggio fra le luci spente della sala consiliare di Chivasso, una voce narrante le legge. Gli studenti degli Istituti Superiori Isaac Newton ed Europa Unita, protagonisti del progetto il “Treno della Memoria”, si alzano ad ogni richiamo, “prima gli zingari”, “poi gli ebrei” e così via, spostano le sedie ed escono dalla stanza. Finché, come dice Niemöller, “non c’era rimasto nessuno a protestare.”
Ha inizio così la serata di racconto dei 46 ragazzi che nel mese di febbraio, esattamente il 23 sono partiti per un viaggio che li ha fatti testimoni consapevoli di una parte di storia, che ancora oggi si fa fatica ad accettare e a comprendere.
Un viaggio di “sole” 4 tappe, Budapest, Bełec, Cracovia e Auschwitz – Birkenau, che hanno avuto la capacità di scuotere emozioni forti tra i giovani.
Il progetto del “Treno della Memoria” è un’iniziativa che si ripete e che anche quest’anno ha visto il Comune di Chivasso aderire, non solo per l’impatto storico che la Shoah ha avuto nel mondo, ma anche per far conoscere ai giovani i luoghi simbolo dello sterminio e della deportazione.
Durante la serata “di restituzione” erano presenti l’assessore Pasquale Centin, anche lui reduce da un viaggio simile con il figlio, e la vice sindaca Tiziana Siragusa. “Quello che più mi ha colpito nella serata è stata la partecipazione emotiva delle giovani e di giovani - commenta Tiziana Siragusa -. Un’emozione intensa che loro provavano e che ci hanno trasmesso. Abbiamo ascoltato in silenzio le loro testimonianze, quasi fossimo noi con loro ad Auschwitz e a Birkenau. Non è la prima volta che ascolto i commenti dei giovani che, con il Treno della Memoria, compiono quel viaggio a ritroso nel nostro drammatico passato. Anche venerdì sera, come le altre volte, ho percepito quel cambiamento interiore, quella forza d’animo che l’esperienza di Auschwitz provoca in chi la compie”.
Le testimonianze dei ragazzi sono state toccanti e si sono fatte spazio tra quelle parole forti lette singhiozzando, tra i racconti a occhi lucidi, citando frasi, pensieri o libri come “Se questo è un uomo”. Oppure suonando la chitarra, intonando Francesco Guccini con “Auschwitz”. Uno dei ragazzi racconta: “Siamo partiti come singoli e siamo tornati come una Famiglia. Stanchi, provati ma contenti. Il treno ci ha permesso di vivere un’esperienza che non saremmo mai stati in grado di compiere. Portarci nei luoghi, renderci parte della storia e finalmente uscire da quella “zona grigia” che Primo Levi cita.” E conclude emozionato: “L’indifferenza è mamma dell’egoismo, ma la nostra speranza si ripone nella fiducia verso il prossimo e nell’aprire gli occhi, verso i visi amici, verso la nostra società, verso la nostra Italia e verso la nostra Europa”.
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