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LOCANA. Un asso canavesano

LOCANA. Un asso canavesano

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’asso canavesano Antonio Chiri era nato a Locana, un bel paesino di montagna della valle Orco a 613 metri sul livello del mare il 26 agosto 1894.

La sua famiglia viveva e lavorava in paese, il padre era mugnaio. Dopo l’istruzione elementare, le modeste possibilità economiche derivate dal lavoro del mulino, lo spinsero ad emigrare in Francia come tantissimi altri canavesani dell’epoca. I mestieri più richiesti erano quelli inerenti all’edilizia che in Francia, e soprattutto a Parigi, servivano per soddisfare la crescita urbanistica della città. Capomastri, carpentieri, muratori prendevano la via delle Alpi e molti non tornarono. In molti quartieri parigini, un po’ in periferia, ci sono le ultime generazioni che vivono lì, discendenti di quell’ondata migratoria.  Con la scoppio della Grande Guerra, Antonio Chiri invece tornò in Italia e venne arruolato insieme agli altri coscritti del 1894. Fu destinato all’artiglieria, ma riuscì a lasciare presto il reggimento per passare all’addestramento al volo presso la scuola di Pisa S. Giusto il 18 aprile 1915. Entrato nella 77a squadriglia, passò alla  78a nel mese di novembre del 1916 con il grado di sergente. Quattro mesi dopo, il 19 marzo 1917, ottenne la sua prima vittoria che gli valse la medaglia d’argento al valor militare (la prima di tre) e una citazione sul bollettino di guerra:  «REGIO ESERCITO ITALIANO-COMANDO SUPREMO-BOLLETTINO DI GUERRA N. 662 19 MARZO 1917 - ORE 18:00- Lungo tutta la fronte maggiore attività delle artiglierie, particolarmente intensa in Valle Lagarina. Alcune granate colpirono nostri ospedaletti in Gorizia e Ronchi, facendo vittime fra gl’infermi. Tentativi d’ irruzione nemica in Valle Gimmella (Rio Ponale - Garda) e nel settore di Lucati (Carso) fallirono per l’ assidua vigilanza delle nostre truppe. Il tempo sereno favorì le azioni aeree. In brillanti combattimenti furono abbattuti due velivoli nemici, dei quali uno cadde nelle nostre linee. Nella passata notte un nostro dirigibile, in condizioni atmosferiche avverse per forte vento, riuscì a raggiungere la stazione di Calliano (Valle Lagarina) sulla quale e sul tratto di linea ferrovaria a nord verso Mattarello, rovesciò una tonnellata d’ alto esplosivo con effetti assai efficaci. L’ aeronave, fatta segno a violento fuoco delle artiglierie, ritornò incolume nelle linee. Una squadriglia d’ idrovolanti nemici lanciò bombe sulla laguna di Grado: nessuna vittima e danni lievissimi. Generale CADORNA.»

Durante una crociera di caccia sull’altopiano d’Asiago, sul cielo di Gallio (Vicenza), era a bordo del Macchi-Nieuport matricola 1664 quando incontrò l’Hansa Brandenburg C.I. matricola 27.55 in ricognizione offensiva, pilotato dal sottotenente Franz Resch con il mitragliere, caporale Emanuel Mattl. Chiri puntò verso il nemico e iniziò a sparare diverse raffiche che colpirono il velivolo con precisione, perforando il serbatoio della benzina, il radiatore dell’olio e il motore stesso, mentre il fuoco della mitragliatrice nemica non gli procurò alcun danno. Gli austroungarici riuscirono ad evitare di precipitare e poco a poco riuscirono a perdere quota portando però l’aereo, dentro le nostre linee, ad atterrare in un prato in località Rotzo. Vennero entrambi catturati illesi e inviati in un campo di prigionia. Antonio Chiri volle farsi fotografare in posa davanti all’aero abbattuto. Il 27 giugno l’aeroplano della sua prima vittoria andò distrutto: il Ni 1664 ai comandi di Guglielmo Fornagiari stava rullando sul campo volo di Fossalunga (frazione di Vedelago – Treviso) quando si trovò davanti una donna e un bambino. Per evitarli Fornagiari strappò l’aereo da terra, ma entrò subito in stallo andando a cadere su una vigna poco distante e uccidendo due ragazzi.

Passarono molti mesi per Antonio Chiri fino a quando il 26 agosto 1917 ingaggiò un furioso combattimento aereo con un caccia nemico non identificato sopra il cielo di Lokve, una frazione di Gorizia, oggi in Slovenia, frazione di Nova Gorica, una località al centro di una valle circondata da boschi a 965 metri sul livello del mare. Ancora oggi si possono visitare le caverne e i resti delle trincee dell’anello del monte San Gabriele teatro di immani carneficine tra fanterie italiane e austroungariche. L’aereo nemico precipitò e si disintegrò al suolo. La disastrosa ritirata seguita alla rotta di Caporetto del 24 ottobre 1917 che si arrestò sul Piave l’8 novembre, coinvolse pesantemente il Corpo Aeronautico del Regio Esercito nell’intero inverno. Sotto l’incalzare dell’esercito austro-tedesco, i reparti di volo furono costretti a ripiegare, abbandonando gli aeroporti dopo aver distrutto tutto ciò che non poteva volare o che non si poteva trasportare, per impedire che cadesse in mano nemica. Tuttavia, benché in forza ridotta, l’aviazione italiana continuò a contrastare l’avanzata nemica, mitragliando e bombardando le truppe avversarie e lanciando rifornimenti alle truppe italiane in ritirata.

All’11 novembre 1917, restavano in linea solo 211 aerei a fronte dei 411 aeroplani austro-tedeschi disponibili dal 24 ottobre 1917. Perse quasi tutte le riserve di aerei esistenti, i nuovi modelli (Hanriot HD.1, SIA 7b e Pomilio PC) non erano ancora disponibili in misura sufficiente. Alla fine di novembre, in concomitanza con la battaglia d’arresto sul Piave e sul Grappa che smorzò l’impeto delle truppe austro-tedesche, anche l’aeronautica cominciò a riorganizzarsi e a concentrare le forze disponibili sugli aeroporti a ovest del Piave, mentre l’industria cominciava a rifornire i reparti di nuovi modelli di aerei. In quei giorni convulsi Antonio Chiri colse la terza vittoria il 13 novembre 1917 nel cielo sopra Arcade (Treviso) insieme ad altri tre caccia italiani pilotati da Mario Fucini, Guido Masiero e Razzi. Questa volta, l’aereo era tedesco della .FA(A)232 fliegerabteilung (aerocooperazione dell’Artiglieria), un biposto armato DFW C.V. pilotato dai tenenti Eduard Schutze Watzum e Kamillo Ehrler. I quattro si avventarono sull’aeroplano nemico che poco dopo cadde distruggendosi al suolo. I piloti nemici erano rimasti uccisi nell’impatto. Al 20 novembre 1917, sulla base aerea di Istrana (Treviso) stazionavano le squadriglie: 70ª Squadriglia caccia, 82ª Squadriglia del X Gruppo (poi 10º Gruppo), 76ª Squadriglia caccia, 78ª Squadriglia aeroplani da caccia e 81ª Squadriglia aeroplani del  6º Gruppo (poi 6º Gruppo caccia) in corso di riequipaggiamento con i nuovi Hanriot HD.1. Sulla base erano inoltre presenti la 22ª Squadriglia che stava ricevendo i SIA 7B e la 36ª squadriglia con una dotazione mista di Savoia-Pomilio SP.3 e SIA 7b. a supporto delle forze italiane vi erano alcuni reparti britannici dei Royal Flying Corps. I primi ad arrivare furono il No.28 Squadron su Sopwith Camel ed il No. 34 squadron su R.E.8 organizzati nel No.51 Wing, giunti sul campo di aviazione di Grossa di Gazzo il 22 novembre. Successivamente furono inviati in Italia, gli squadron No. 66 e No. 45 entrambi su Sopwith Camel, organizzati nel No. 14 Wing. Il No.66 squadron giunse a Grossa il 4 dicembre unendosi al No.28 squadron già presente, mentre il No.45 fu trasferito il giorno di Natale sull’Aeroporto di Istrana.

Anche la Luftstreitkräfte giunse in aiuto dell’alleato austro-ungarico. Nell’ottobre 1917 giunsero sul fronte italiano, a disposizione della 14a Armata tedesca, le Jagdstaffel (squadriglie da caccia) 1, 31 e 39 equipaggiate con Albatros D.III ed Albatros D.V (operanti dalle basi di San Fior e San Giacomo di Veglia) e i reparti da ricognizione e aerocooperazione Fliegerabteilung (FA) 2, 14, 17, 39 e le Fliegerabteilung (Artillery) FA(A) 232, 204, 219 equipaggiate con i biposto monomotori DFW C.V. Aggregata alla 14ª Armata anche la squadriglia da bombardamento Kasta 19 del Kampfgeschwader 4 su bimotori AEG G.IV. Antonio Chiri su suo Hanriot il 10 dicembre 1917 in gruppo con Silvio Scaroni e Guido Masiero attaccarono un gruppo di caccia e concentrarono il fuoco sull’Aviatik-Berg C.I colpendolo gravemente. Nello scontro i due piloti nemici, il caporale Josef Bantz e il sottotenente Felix Kanitz rimasero uccisi. Per farsi riconoscere Antonio Chiri aveva dipinto di nero la coda del suo caccia.

La battaglia di Istrana

Secondo alcuni storici specialisti come Roberto Gentilli e Paolo Varriale, l’attacco austro-tedesco alla base di Istrana il giorno di Santo Stefano (santo patrono di Vienna) potrebbe essere considerato una ritorsione ad un attacco eseguito il giorno di Natale del 1917, contro la base dell’aviazione germanica di Motta di Livenza (sede del FeldAbteilung FA 204). L’attacco fu eseguito dal capitano canadese

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