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SETTIMO TORINESE. Alla deriva

SETTIMO TORINESE. Alla deriva

salvini

Se Salvini voleva dare un segnale, ci è riuscito. La musica è cambiata, come dice lui, e trova d’accordo la maggior parte degli italiani i quali continuano a dargli ragione sul web, in piazza e nelle urne. Forse, però, qualcosa di meglio si poteva fare, a partire dalla scelta del barcone mitizzato a bersaglio, non proprio una bagnarola ma quasi, stracolmo di poveracci grandi e piccoli, inconsapevoli strumenti ed emblemi della nuova politica migratoria italiota. Non c’era una nave più piccola e con meno gente sopra? O l’Aquarius, viene il dubbio, è stata selezionata con il lanternino in modo da garantire la sceneggiata evitando al contempo che ci scappasse il morto, in una stagione in cui si poteva fare e con la nostra Marina Militare non troppo vicina ma nemmeno troppo lontana così da intervenire in caso di emergenza, come poi è avvenuto?

Furrrrrbo il Matteo. Un errore da non commettere è l’equazione salvinisti uguale coglioni. In primis perché non è possibile che in Italia ci siano trenta milioni di egoisti paurosi, in secondo luogo perché anche chi la vede al contrario, e quindi da avversario diciamo di sinistra, ha i suoi limiti: il “dentro tutti” degli ultimi vent’anni non ha senso, non possiamo portare nello stivale l’intera l’Africa, non ci sta, alla fine si vivrebbe male tutti, noi e loro. Da qui ad avere paura di 619 migranti sbatacchiati per il Mediterraneo senza meta e quasi senza cibo, però, ce ne passa. Si sarebbero potuti sbarcare almeno i minori, tenere unite le famiglie con bambini, ospitare malati e partorienti, non chiudere a doppia mandata le porte dei porti che tra l’altro, lo dice anche il nome, sono luoghi di passaggio, non roba da sprangare o tenere aperta soltanto per chi viene comodo e porta denari. Da soli non è giusto, ha ragione il buon Teo. Ma non siamo soli, non è vero che l’Europa non fa nulla. Può fare di più, e non c’è dubbio che il nuovo vangelo secondo Matteo indurrà i nostri vicini a fare meglio. In prima fila, però, là nel Mediterraneo, ci siamo noi italiani, mettiamocelo in testa. La Storia, che è una roba lunga e a volte ribalta i destini dei popoli, ci darà ragione. Òcio perché è un attimo, e alla deriva ci si finisce noi. Poi vallo a trovare un porto che ci accolga.

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