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SETTIMO. L'eredità

SETTIMO. L'eredità

Se n’è andato il viceré di Milano. Si legge che al suo arrivo per la cerimonia funebre nella parrocchia di zona Moscova sia stato accolto dal brano tratto dal film «Il gladiatore» suonato dal vivo da flicorno, oboe e pianoforte. Salvatore Ligresti, immobiliarista, «il più discusso dei siciliani a Milano», il «protagonista per un ventennio del capitalismo di relazione», ha dominato nella vicenda della Bor.Set.To, zona a nord di Torino dove s’incontrano i territori di Settimo e Borgaro. Un’area enorme e libera, oltre 3 milioni di metri quadri, che fin dagli anni Sessanta aveva il destino segnato: diventare una «città satellite» ai confini della città capoluogo.

Stoppati dalla levata di scudi di una sinistra di governo non ancora convertita all’economia del mattone, i progetti sono rimasti nel cassetto per un ventennio, ripresi poi con Sergio Chiamparino sindaco e, a Settimo, con Aldo Corgiat che ne ha intrecciato il destino alla sua Laguna verde, una «vasta area, occupata dall’ex stabilimento Pirelli: abitazioni per circa ottomila persone, uffici, scuole, attività di commercio ed entertainment».

Museo-Torino, una costola dell’ente torinese, nel delineare la «città futura», scrive che «una nuova parte di città si sta configurando nella zona nord-est di Torino, su territori resi strategici dal prolungamento della futura linea 2 della metropolitana fino alla zona Pescarito». Il prestigioso urbanista Raffaele Radicioni, scomparso lo scorso anno, in un articolo sul governo del territorio pubblicato nel 2008 sulla rivista dell’Associazione Italia Civile, mise a fuoco alcuni casi emblematici che hanno segnato la resa agli interessi privati nel governo del territorio. I casi, «tutti riconducibili alla prevalenza del “particulare” sull’interesse generale», scrisse nel suo articolo, riguardavano Mondo Iuve (parco commerciale), Millenium Canavese (un grande parco divertimenti da realizzarsi in area agricola nel comune di Albiano, sotto, proprio sotto il castello di Masino) e la Bor.Set.To.

«La vicenda, che va sotto il nome di Bor.Set.To, rappresenta uno dei casi più emblematici di prevalenza degli interessi privati su quelli pubblici», e giù la narrazione di un trentennio di urbanistica torinese, quando, all’inizio degli anni Novanta, «la proprietà dei terreni (oltre 3 milioni di metri quadri) passa dalla Sogene alla neo costituita Bor.Set.To, formata dalla Cooperativa Antonelliana, dalla COGEDIL (Ferrero Acciaierie), Valorizzazioni edili (Ligresti), Deiro ed altri».

L’analisi dell’architetto Radicioni, che fu assessore all’Urbanistica di Torino, col sindaco Diego Novelli dal 1975 al 1985, segue di poco lo scivolone della laurea honoris causa in Economia a Jonella Ligresti, conferita dall’ateneo torinese e revocata dall’allora ministro Fabio Mussi.

Nonostante le disavventure finanziarie e giudiziarie della famiglia Ligresti, il treno del mattone è in moto da tempo e la dipartita dell’ottuagenario capostipite non cambierà il destino della Bor.Set.To.

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