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18 Aprile 2018 - 11:08
“Il progetto che voglio realizzare è quello di creare un ‘Centro Commerciale Naturale’ che racchiuda tutti i negozi del centro. Investiremo anche in corsi di formazione perchè molti giovani si improvvisano commercianti. Servono: servizio, qualità e accoglienza del cliente”.
Parole e musica di Giovanni Campanino, neo presidente dell’Ascom Chivassese, dopo aver letto i dati sconfortanti dell’indagine svolta dalla Camera di Commercio di Torino.
Nel 2017 le aziende registrate a Chivasso erano 2.233, ma il saldo è negativo: 163 sono state le cessazioni a fronte di 139 nuove iscrizioni. Se si analizzano i dati da cinque anni fa ad oggi si contavano 2.312 attività. Il massimo è stato raggiunto nel 2014 con 2.321. Dal 2015 il numero è diminuito sempre più. Mentre preoccupa anche il tasso di crescita (-0,84%) più basso di quello eporediese (-0,91%).
Il settore più in sofferenza è quello del commercio con 54 saracinesche abbassate nonostante le 28 attività aperte. A seguire ci sono il reparto costruzioni con 32 cessazioni (14 le nuove aperture) e le attività legate ai serivizi di alloggio e ristorazione con 16 chiusure (solo 8 aperture).
Il livello è drammatico anche per quanto riguarda le dimensioni, il più critico nell’area Metropolitana. Le aziende che contano da 50 ai 249 addetti rappresentano lo 0,4%; da 10 a 49 addetti il 2,4% mentre si raggiunge il 97,4% per le attività fino a 9 dipendenti. Dati non confortanti anche per il settore dell’agricoltura con 9 cessazioni su 170 aziende iscritte.
“Stiamo organizzando uno ‘sportello imprese’ per accompagnare gli imprenditori che hanno bisogno di un supporto sia in entrata che in uscita dal mondo produttivo. Molto abbiamo già fatto. In questi anni, ad esempio, non abbiamo aumentato le tasse: Imu e Tari” spiega Chiara Casalino, assessore alle Attività Produttive del Comune di Chivasso.
Preoccupato resta invece Vittorio Viora, presidente di Confagricoltura Torino che evidenzia il profondo cambiamento subìto negli ultimi 50 anni dalla città un tempo sede della Lancia: “La città ha perso la sua vocazione agricola per colpa dell’industrializzazione. E pensare che era il secondo mercato del bestiame in Italia dopo Modena. Oggi il Foro Boario dove si vendevano i capi è un parcheggio...”. Mentre la Lancia è diventata un centro commerciale...
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