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SETTIMO TORINESE. Al Rotary si parla di casa e risparmio energetico

SETTIMO TORINESE. Al Rotary si parla di casa e risparmio energetico

STRETTA DI MANO Massimo Carosso con Carmelo Velardo

La Passivhaus: una casa che consuma meno di un asciugacapelli.

Martedì 27 febbraio presso il ristorante La Suoneria, via Partigiani 4 a Settimo si è svolta la conviviale numero 1009 della storia del Rotary di Settimo. La serata non aveva un tema particolare, ma era l’occasione per la presentazione al Club di un nuovo socio, della sua attività professionale e delle sue passioni.

Il socio era Massimo Carosso, architetto sanmaurese, classe 1968.

Il presidente Carmelo Velardo ha presentato Massimo chiedendogli cosa significhi per lui far parte del Rotary e di esporre la sua attività lavorativa.

“Sono molto felice di essere qui - ha detto Massimo Carosso - . Fare parte di questo club è un onore, ma anche una responsabilità. È importante costruire dei progetti, i Service rotariani, che abbiano come obbiettivo quello di aiutare le persone in difficoltà. Credo che la cosa precipua sia, oltre ai fondi che riusciamo a recuperare per le scuole e per le borse di studio,  per citare solo due esempi di Service, il tempo che si dedica a tali progetti. E penso che sia molto importante avere un’attenzione particolare verso chi ha più bisogno”.

Massimo Carosso lavora a Castiglione e si occupa di progettare e di realizzare le Passivhaus. Questo concetto di casa è nato nel 1988 e si riferisce a quelle abitazioni che riescono a coprire la maggior parte del loro fabbisogno energetico, sia per il riscaldamento sia per il raffrescamento ambientale, attraverso dispositivi passivi che sfruttano l’irraggiamento solare attraverso le finestre, il calore generato all’interno dell’edificio dai suoi stessi occupanti e la dissipazione termica degli elettrodomestici. Da qui l’utilizzo del termine Passiv.

Sono case infatti che tendono a garantire il benessere termico senza nessuna installazione di impianti di riscaldamento di tipo convenzionale come caldaie, termosifoni o impianti similari -  ha sottolineato l’architetto - e io per fortuna sono riuscito a trasformare una mia passione, il risparmio energetico, in un’attività lavorativa. Così realizzo case che consumano, a livello energetico, come un asciugacapelli.”

Le Passivhaus sono delle case “impacchettate” termicamente, in modo tale che il calore non vada perso grazie alla dispersione di finestre e pareti, infatti, indipendentemente dai materiali utilizzati, hanno un’ottima protezione termica di tutti gli elementi costruttivi, dal pavimento alle pareti esterne fino al tetto. Il concetto fondamentale è che il calore, prodotto dal sole che entra in casa attraverso le superfici trasparenti, debba diventare la quasi sola e unica fonte di riscaldamento, mentre il restante calore viene prodotto dalla vita di tutti i giorni, cucinando o utilizzando gli elettrodomestici. Calore che non deve essere disperso, ma mantenuto. La salubrità dell’aria è garantita da una ventilazione meccanica controllata, un sistema che, per mezzo di un ventilatore, immette all’interno della casa aria fresca filtrata dall’esterno recuperando il calore interno alla casa stessa.

Ovviamente la domanda più spontanea è: ma gli elettrodomestici come fanno a funzionare? O come si fa per l’acqua calda?

“Non tutto può essere eliminato - ha precisato Massimo Carosso  - infatti, a volte, occorre  predisporre le case di impianti tradizionali, come ad esempio delle piccole pompe di calore per riscaldare l’acqua che però a sua volta genererà calore e quindi energia.”

Le Passivhaus è un concetto innovativo di abitazione, anche se non è nuovo, poiché in Germania ci sono circa 7000 di queste case, in Austria 4000, in Francia 3500, ma in Italia è ancora tutto da sviluppare e da studiare.

 

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