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CHIVASSO. I murales di via Po? Noi non potemo capì

CHIVASSO. I murales di via Po? Noi non potemo capì

I murales del Paolo Rava, in via Po

Immaginate di avere a casa vostra un muro di palizzata, in cemento, grigio, magari vecchio ma, tutto sommato, in buono stato. Sì, esatto, proprio come quello che costeggia il Paolo Rava dalla parte di via Po. Bene. Immaginate ora che un giorno qualcuno vi proponga di farci sopra un bel disegno.

No, non dite che vi accontentereste di una bella mano di biacca! Qui parliamo di arte, quella vera. Non siate gretti! Ovvio, c’è un costo, qualche decina di migliaia di euro, ma volete mettere la gratitudine dei vostri vicini? Suvvia! Spendete cosi tanto in sciocchezze che qualche atto di mecenatismo non può che redimervi.

Facciamo finta che vi abbiano convinto (?) Chiedete di poter scegliere il soggetto del dipinto e, siccome avete la fortuna di vivere a Chivasso, patria di tanti pittori celebri in tutto il mondo, dite che vi piacerebbe sentire un loro parere, magari un loro consiglio. Che Dio vi strafulmini!

Gretti e pure arroganti! Vorreste condizionare l’ispirazione di un artista! Vergogna! Che l’opera d’arte abbia inizio! E così un bel giorno guardate la vostra palizzata: su un fondo di biacca blu perfettamente inserito nel verde circostante (??), vedete campeggiare il disegno di una donna decapitata e squartata. Sì, proprio come quello sulla palizzata del Paolo Rava.

Delusi? Arrabbiati? Niente paura, vi passerà presto: il processo di educazione artistica è appena iniziato. Un giorno apprezzerete. Ah già, i vostri vicini. Sembrano perplessi. Qualcuno sorride, pensando che siete perlomeno strani a farvi dipingere donne squartate sul muro di cinta. Dicono di non capirne il significato.

Qualcuno è inorridito, ma ci vuole pazienza, sono villici. Sì, proprio come quelli che al mercoledì e al sabato attraversano il ponte sul Po per venire al mercato a Chivasso a sfidare i vigili urbani.

Proprio come quei due turisti romani di un film di Sordi, Remo ed Augusta, che, assolutamente sprovveduti in materia di arte contemporanea, come noi, si recano a visitare la Biennale di Venezia, costretti dai figli radical chic. Giunti nei pressi di una guida intenta ad illustrare ai visitatori le qualità artistiche di un muro, che in realtà è un’opera d’arte esposta, Augusta, chiede al marito che cosa mai stia dicendo quella guida. “E che dice?” risponde lucidamente Remo. “Spiega, no? Spiega ‘e cose che noi non potèmo capì”. È vero: noi non potèmo capì. Consoliamoci.

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