Martedì scorso in sala consigliare riunione della commissione consiliare ambiente. Primo punto all’ordine del giorno: esame della petizione firmata da 240 cittadini, soprattutto delle frazioni Borghetto e Betlemme. La petizione chiede che la società Biogen, proprietaria della centrale a olio vegetale del PiChi, rispetti le prescrizioni contenute nell’autorizzazione concessa dalla Provincia; che venga eseguito a termini di legge il controllo delle emissioni nell’aria; l’apposizione all’ingresso della centrale di un pannello che riporti in tempo reale i dati delle emissioni; l’impegno da parte del Comune ad opporsi a futuri insediamenti insalubri. I firmatari hanno ricordato le ragioni della loro mobilitazione: dopo l’entrata in funzione della centrale i residenti hanno cominciato ad avvertire malesseri, vomito, mal di testa, a cui va aggiunto il fastidio del cattivo odore. La vegetazione subisce alterazioni. Una polvere rossa si deposita sulle auto e sui pavimenti esterni. Il presidente Filippo Novello ha comunicato di avere invitato alla Commissione l’Arpa e la Provincia: l’Arpa aveva già altri impegni e la Provincia non ha nemmeno risposto. Dopo gli interventi dei consiglieri il presidente ha dato la parola al pubblico. Oltre che sull’inquinamento e sui controlli, la discussione si è concentrata sulle prescrizioni che la Provincia ha imposto alla Biogen. Le prescrizioni sono condizioni vincolanti: se non vengono rispettate l’autorizzazione decade. Il consigliere Marco Marocco del Movimento 5 Stelle, Domenico Cena di Legambiente e l’ingegner Paolo Giacomazzi hanno sostenuto che la Biogen non rispetta in particolare quelle riguardanti il “recupero di calore”. La questione è la seguente. Per produrre energia elettrica la centrale brucia oli vegetali e inquina l’aria. Ma mentre produce energia elettrica l’impianto genera anche calore. Invece che disperso, il calore può venire usato per riscaldare fabbricati, ad esempio attraverso il teleriscaldamento: in questo modo si eliminano caldaie a gas o gasolio e si riduce l’inquinamento atmosferico. Questa riduzione compensa l’inquinamento prodotto dalla centrale. Ebbene, nell’autorizzazione rilasciata a Biogen la Provincia prescrive che l’impianto “recuperi” una quantità X di calore. Ma, dati alla mano, Cena e Giacomazzi hanno dimostrato che questo livello non viene raggiunto. La stessa società, in un documento inviato a maggio al Comune, ammette che la “domanda” di calore è insufficiente. Il calore prodotto dall’impianto – spiega Biogen – Potrebbe alimentare il teleriscaldamento chivassese, ma il teleriscaldamento non c’è ancora. Potrebbe riscaldare il centro commerciale Lancia, ma anche questo non esiste ancora. Potrebbe servire le utenze del polo industriale Chind, ma farci arrivare i tubi non è facile perché di mezzo ci sono l’alta velocità e l’autostrada. Potrebbe riscaldare i capannoni del Pichi, ma a causa della crisi le aziende che vi sono insediate chiudono o lavorano meno. Forti critiche sono state espresse all’operato del dottor Francesco Pavone, il dirigente della Provincia che ha autorizzato l’impianto. I promotori della petizione hanno manifestato l’intenzione di presentare un esposto alla Procura della Repubblica. Il presidente Novello ha dichiarato che il Comune potrebbe sottoscriverlo. Il vicesindaco Corcione ha fatto marcia indietro proponendo solo di inviare una lettera alla Provincia e “per conoscenza” alla Procura. I due consiglieri di minoranza Gianfranco Scoppettone e Domenico Ciconte hanno fatto scena muta. Concludendo l’incontro, Ugo Franchi di Borghetto ha dichiarato: “Sono stufo di pagarmi il veleno contribuendo con una voce della bolletta elettrica a finanziare impianti come quello Biogen”.
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