Le allusioni su di lei hanno fatto capolino anche nel corso dell’ultimo consiglio comunale. Perchè? Per via di quel contributo di Crt erogato per la candidatura di Ivrea patrimonio dell’Unesco che è andato ad alimentare (ohìbò) le casse del Consorzio Insediamenti Produttivi per la redazione del "piano di gestione", peraltro arrivato in ritardo di un anno. Quasi spontanei i commenti sarcastici della minoranza, non foss’altro che quando si scrive “Consorzio per gli insediamenti produttivi” si legge, senza ombra di dubbio, Alberta Pasquero. “E’ l'intervento esterno di cui la Guelpa menzionava la necessità? - ha stigmatizzato Alberto Tognoli - O quei 60mila euro da qualche parte dovevano uscire...". Naturale contrapposizione o spietata constatazione dell’esistenza di una casta che a Ivrea, più che da altre parti, è presente in tante forme è una di questa viaggia con la tessera del Pd in tasca? Dall’ex assessore regionale e ex parlamentare, oggi presidente di Forum Aldo Gandolfi, passando per l’altrettanto ex parlamentare Giorgio Panattoni, fino ad arrivare, non a caso, ad Alberta Pasquero che al timone di comando c’è davvero e cerca di esercitarlo quel tanto che può, non solo sedendosi in prima fila, con una qualche domanda arguta, tutte le volte che il Partito Democratico organizza mezza conferenza, un dibattito, anche solo la presentazione di un libro. A Ivrea è portata in spalle come la Bela Maria. A Torino non c’è uno che non sappia chi sia. Ma chi è questa Pasquero. Per capirlo basti a tutti un giro su internet. Si scopre così che il Partito Democratico e le amministrazioni di centrosinistra, regionali, provinciali e comunali di mezza Italia la considerano una specie di superconsulente e come “superconsulente” l’han sempre chiamata, riverita e soprattutto pagata. Il Giornale nel 2011 la definì “piagliatutto” non foss’altro che con la sua cooperativa, la S&T aveva ricevuto incarichi dalla giunta Bresso per qualcosa come 62 mila euro. Sessantaduemila euro? Quisquiglie. Davvero poca roba. Quasi un’offesa... I soldi quadagnati da quando è in attività, infatti, sono molti ma decisamente molti di più... Perchè Pasquero è una che ne sa più di tutti quanti noi. Se lo dice e se lo scrive lei stessa in un curriculum di v-e-n-t-i pagine sulle quali minuziosamente fa il dettaglio di un’attività da guinness dei primati. Ineguagliabile sia da un punto di vista contenutistico, sia temporale. E una persona normale per eguagliarla dovrebbe vivere almeno 7 vite, come i gatti. Pasquero si è occupata di “pari opportunità” “giovani disoccupati”, “incidenti stradali”, “migranti”, “donne”, “libertà delle donne”, “uomini”, “azioni di contrasto allo sfruttamento sessuale”. E poi “turismo”, “occupazione”, “asili nido”, “parità di genere”, “differenziali retributivi”, “invecchiamento della popolazione”, “discriminazione a scuola” e via discorrendo, attraverso progetti (più di un centinaio), quasi tutti finanziati con fondi europei e nazionali, da FinPiemonte e da una lunga serie di enti pubblici (comuni, province, università e Regioni). Si aggiungono la redazione o il coordinamento di una cinquantina di bilanci sociali e di mandato, di patti territorili, anche in questo caso per conto di sindaci, presidenti di consorzio, di regioni e di province. E non è tutto, visto che nel corso degli anni, beninteso mentre scriveva e preparava progetti o imbastiva consulenze. Mentre si sedeva ai tavoli di coordinamento e si procacciava, consulenze, progetti e bilanci, Alberta Pasquero è pure riuscita a rivestire una lunga serie di incarichi di un certo spessore: presidente della Fondazione Ruffini, vicepresidente del comitato Piccola Industria Canavese, consigliere comunale a Ivrea, Presidente del Consorzio per gli insediamenti produttivi del Canavese, presidente di Sinatec, Amministratore e Presidente della Società Sit di Finpiemonte, componente del direttivo UniFem (Organizzazione delle Nazioni Unite), amministratore del Bioindustry park, giusto per citare qualcosina della sua straricchissima carriera, dato che anche alla voce “incarichi” l’elenco è lungo come la quaresima. Sarà una questione genetica, un’innata capacità spinta dalla passione. E anche la figlia promette bene. Buon sangue non mente, Fosca Nomis, oggi consigliere comunale a Torino, prima di essere eletta ha dimostrato sul campo tutto il suo valore come attivista di Amnesty International, in Save The Children, ma anche con un incarico (pagato) a Expo 2015 nelle relazioni internazionali. E siamo solo agli inizi.
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