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FORNO. Dieci profughi ospiti di "Liberitutti".

FORNO. Dieci profughi ospiti di "Liberitutti".

In foto il Sindaco Giuseppe Boggia

Sarà la Società Cooperativa Sociale Liberitutti che si occuperà dell'accoglienza dei dieci profughi in arrivo la prossima settimana a Forno. Secondo la prassi prevista, gli esuli, prima di arrivare a Forno, verranno sottoposti ad una visita sanitaria a cura della Croce Rossa di Settimo, che ne accerterà le condizioni di salute. Questo dovrebbe tranquilizzare la minoranza che, giusto due mesi fa, a fronte dell'ancora incerto arrivo dei profughi, temeva per le condizioni sanitarie dei fornesi, oltre che per altre eventuali conseguenze sociali relative all'accoglienza, che avevano fatto sorgere le polemiche, poi affrontate in seduta pubblica. Una volta arrivati in paese, i profughi saranno inseriti in una struttura del Comune, quindi sostenuti dall'assistenza della cooperativa Liberitutti. L'Amministrazione interverrà solo quando si procederà con l'inserimento lavorativo e, certamente, sociale dei profughi. Nell'eporediese sono molti i comuni che stanno affrontando l'integrazione dei profughi. Lo stesso sindaco di Forno Giuseppe Boggia aveva citato l'esempio virtuoso di Rivarolo dove, "i profughi accolti sono molti di più e non hanno avuto nessun problema di integrazione", aveva affermato, durante il consiglio comunale dello scorso 26 giugno, in risposta alla mozione della minoranza. Gli animi dell'opposizione, smossi dalle preoccupazioni relative ai nuovi ospiti in arrivo a Forno, sono poi stati tranquillizzati anche sulla spesa per l'accoglienza delle persone in arrivo. Il sindaco Boggia ha prontamente assicurato che "Il Comune non dovrà sostenere nessuna spesa". E, in effetti, tutti i costi relativi al programma di inserimento lavorativo saranno mutuati dalla cooperativa. Insomma, come è stato più volte ribadito, l'Amministrazione non ha alcun tipo di facoltà di fronte alla scelta di un privato e di una cooperativa che decidono di adibire una struttura per l'accoglienza, con i relativi programmi sociali. Questo secondo il regolamento della Prefettura. Ci si auspica che quelle preoccupazioni non fossero un indicatore di malessere sociale che allora richiederebbe di essere interpretato. Perchè, anche se in minoranza, una parte della popolazione di Forno percepisce i profughi come potenziali portatori di disagio sociale e, addirittura, fisico. E l'Amministrazione, questo, avrebbe l'onere di considerarlo.
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