Il Pignoletto, quasi sconosciuto altrove, si produce esclusivamente sui Colli bolognesi, nella cui zona usufruisce anche della Doc dal 1997 ed è stato in seguito approvato Docg con DM 08.11.2010. E’ un riconoscimento ampiamente meritato da questo vino ricavato da uve autoctone, che sa esprimere carattere di tipicità di grande rilievo tanto da essere apprezzato ormai in tutto il territorio nazionale e non solo. Quando i Romani, circa due secoli prima di Cristo, sottomisero e unificarono sotto il segno della lupa i territori, non solo le terre basse e umide della pianura, ma soprattutto quelle collinari a sud di Bonanina (nome latina di Bologna che la città assunse dopo l’occupazione dei Romani nel 189 a.C.) avevano probabilmente mille motivi per farlo, non esclusi quelli legati alle ricchezze agricole di quelle zone. E’ accertato che da tali terreni i nostri antenati latini producessero già vini che li appassionarono moltissimo. Le terre dell’agro “bononiense” erano coltivate dai veterani di tante campagne militari in tutto il mondo, allora conosciuto, per cui la “bevanda” era palesemente bevuta, gustata e apprezzata. Per esattezza, Plinio il Vecchio citava il vino Pino Lieto che “non gli piaceva molto per una curiosa ragione: non era abbastanza dolce per essere buono”, poiché è risaputo che durante l’epoca imperiale era gradito il vino dolcissimo, speziato, aromatizzato con innumerevoli essenze. Trascorsi poco meno di tre secoli dalla conquista romana, il vino era radicalmente mutato, ma non le caratteristiche e le qualità uniche di tale nettare. Un notevole impulso verso la ricerca della qualità e dello sviluppo della vite ebbero anche i monaci-agresti che verificarono che sulle colline bolognesi si produceva un vinello “dorato e mordace” appunto frizzante. “Un vino superiore per bontà a tutti gli altri” e non solo bevuto durante le pratiche liturgiche, ma anche con gioia alla tavola del nobile e del volgo, ottenute da uve conosciute come “pignole” da cui poi “pignoletto”. Siamo quindi di fronte ad un vino con una grande storia, anche se è uscito da un periodo di “oscuramento” solo da un ventennio ed ora è sicuramente fra i bianchi più interessanti del nostro panorama vitivinicolo. La zona di produzione attuale comprende alcuni comuni in provincia di Bologna e Savigano sul Panaro in provincia di Modena. Dal punto di vista dell’abbinamento si può ritenere ottimo come aperitivo assieme ad un buon tagliere di salumi, gnocco e formaggi, oppure con crostacei e pesce in genere o con i piatti della tradizione emiliana quali i tortellini in brodo e tortellini di fiori di zucca. Le sue caratteristiche organolettiche sono le seguenti: -colore: giallo paglierino più o meno intenso con eventuali riflessi verdognoli -profumo: delicato, caratteristico, con sentori fruttati, in particolare di mela -sapore: fine, armonico
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