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Sopralluogo alla stazione di Ivrea: promesse, degrado e il barista che resiste

Sopralluogo alla stazione di Ivrea: concessione ventennale, progetto di mobilità urbana e la testimonianza di Adriano Vaglio sul degrado

Sopralluogo alla stazione di Ivrea: promesse, degrado e il barista che resiste

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È quasi ironico che serva un sopralluogo ufficiale per ricordarsi che la vecchia stazione di Ivrea esiste ancora. E che in quella stazione, tra vetri rotti, risse giovanili e spaccio alla luce del sole, c’è ancora qualcuno che resiste: Adriano Vaglio, il barista che negli ultimi anni ha raccontato il degrado molto più di quanto abbiano fatto le Istituzioni.

Questa mattina, finalmente, Comune, RFI e Ivrea Parcheggi hanno varcato quella soglia che i cittadini attraversano ogni giorno senza telecamere, senza scorte e senza comunicati stampa. Il sindaco, insieme agli assessori Fabrizio Dulla, Francesco Comotto e Gabriella Colosso, si è presentato per chiedere a RFI una concessione ventennale degli spazi, da ottenere entro gennaio. Mossa interessante, soprattutto perché si intreccia con un possibile contenzioso sul canone unico che il Comune rivendica da tempo. Una partita tecnica, certo, ma che nasconde un dato politico: la stazione è ormai diventata un buco nero amministrativo, una zona sospesa tra passato industriale e presente di abbandono.

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Secondo la proposta illustrata, Ivrea Parcheggi dovrebbe realizzare un polo di mobilità urbana, un city bike e soprattutto un locale da destinare alla Polizia Locale, utilizzabile anche dalle altre forze dell’ordine. Parole che, se pronunciate qualche anno fa, avrebbero fatto sorridere amaramente Vaglio, abituato più alla presenza degli spacciatori che a quella delle divise. Che però — è bene dirlo — da quando il Prefetto ha trasformato l’area in “zona rossa”, almeno arrivano: sempre, e in fretta. Un contrasto quasi grottesco rispetto alla lentezza con cui si muove tutto il resto del sistema.

«Qui il presidio serve, e serve subito», ha ripetuto fino allo sfinimento. E per proteggere clienti e dipendenti è stato costretto persino a togliere tavoli e sedie per evitare che diventassero base per attività illegali. Dopo il sopralluogo negli spazi dismessi, il confronto si è spostato proprio nel suo Buffet della stazione. Insieme a Monica Bergantin di Ascom, Vaglio ha riportato l’elenco delle criticità che ormai assomiglia più a un romanzo che a una segnalazione: furti con sfondamento, spaccio costante, risse tra bande giovanili, presenze intimidatorie, bagni inutilizzabili per problemi alle fognature, clienti persi per paura. Scene che lui racconta da anni e che spesso – lo dicono cronache, video e testimonianze – hanno trovato conferma sulle pagine dei giornali.

Il sindaco ha spiegato l’intenzione di lanciare un concorso di idee per ridisegnare l’intera area fino all’ex Camera di Commercio, promettendo ascolto e sostegno alle attività commerciali. Ha anche annunciato un miglioramento dello spazio esterno a disposizione del Buffet, un intervento che, se realizzato, potrebbe almeno mettere un freno a quel degrado che da anni divora l’ex stazione senza che nessuno riesca davvero a fermarlo. Sono promesse, certo. E Ivrea conosce fin troppo bene la differenza tra ciò che si annuncia e ciò che si fa.

All’incontro di questa mattina era presente anche il consigliere Massimiliano De Stefano. Da sempre tra i pochi a occuparsi davvero del tema — come cittadino, come consigliere comunale e come presidente della commissione commercio — si dice più che soddisfatto. «La politica in cui credo si fonda su impegni rispettati e fiducia. Io continuo a crederci, facendo ciò che ho sempre fatto: interessarmi», ci dice. Una frase che ha il tono di un auspicio più che di una rivendicazione.

Perché la vera sfida non è il sopralluogo, ma il “dopo”. I cittadini di Ivrea non chiedono miracoli: chiedono che la stazione non sia più il teatro di risse con coltelli, un corridoio di spaccio, un luogo percepito come pericoloso anche in pieno giorno. Chiedono che le istituzioni tornino a essere presenti e che le parole diventino fatti. Tant’è!

Se alle promesse seguiranno atti concreti, la vecchia stazione potrebbe finalmente smettere di essere l’immagine di un fallimento urbano. Altrimenti, tra qualche mese, ci ritroveremo di nuovo al Buffet di Adriano Vaglio, a parlare degli stessi problemi, con gli stessi toni, davanti alla stessa porta sfondata. Perché il tempo passa, ma il copione – quando non cambiano gli attori – resta sempre quello.

Miracolooooooo...

Pare che a Ivrea sia successa una cosa straordinaria, epocale, quasi da mettere nel calendario civico tra la Festa della Repubblica, del Carnevale e quella del Bugia Nen: l’Amministrazione comunale ha letto i giornali. Non solo: dopo anni passati a scrutare dal Palazzo la città come si guarda il mondo in una mappa dell’Ottocento — con un dito che vaga e dice “qui c’è probabilmente una stazione, ma non ne abbiamo prove fotografiche recenti” — ecco che i nostri eroi hanno deciso di scendere.

Sì, scendere. Giù dal Palazzo, giù dai piani alti, giù dalle certezze, giù dalle conferenze stampa dai protocolli di Colosso.... E giù, soprattutto, dalla convinzione che la stazione fosse un luogo mitologico tipo Atlantide: tutti ne parlano, nessuno ci va mai.

Ed è così che, dopo anni, il Comune ha fatto una scoperta che ha dell’incredibile: nella vecchia stazione di Ivrea esiste un essere umano vivente. Si chiama Adriano Vaglio. Lavora lì. Ogni giorno. Respira, parla, serve caffè e — udite udite — denuncia il degrado. Tutte cose che, dalle cronache, pareva facesse da solo, come un Robinson Crusoe del piazzale, naufragato tra vetri rotti e risse giovanili.

Ma oggi no. Oggi il scenario è cambiato: il Palazzo ha messo piede sul terreno sconosciuto. Non hanno trovato solo Vaglio: hanno scoperto persino gli spacciatori, i bagni rotti, le risse, i furti. E c’è da scommettere che qualcuno della delegazione abbia persino esclamato la frase simbolo di ogni grande esplorazione geografica: “Ah però, esiste davvero!”.

Del resto, non è facile orientarsi in una città quando si passa tutto il tempo a passeggiare con il telefono in mano o troppo tempo nel retrobottega della politica, dove tutto è una mozione, una variante urbanistica, un concorso di idee. Parola magica, questa: “concorso di idee”. Un’espressione perfetta per chi ha finito le idee da un pezzo e spera che qualcun altro gliene presti una gratuitamente.

Così, mentre Vaglio toglieva tavoli e sedie per non offrirli agli spacciatori come arredo urbano della microcriminalità, e mentre i cittadini si chiedevano se la stazione fosse diventata un film di Tarantino senza biglietteria, il Comune stava silenziosamente preparando il suo capolavoro: scendere fisicamente sul posto. Martiri della viabilità, pionieri del degrado, gli assessori hanno affrontato con coraggio la fauna locale: i piccioni, le crepe, gli odori...

E qui, come in ogni bella favola amministrativa, arriva la promessa: vent’anni di concessione, un polo di mobilità, un locale per la Polizia Locale, un miglioramento degli spazi esterni. Pare quasi di vederli, gli annunci, mentre scendono dal pennone del Palazzo avvolti in nastri tricolori, pronti a trasformarsi — forse, un giorno — in realtà.

Intanto Vaglio sorride amaro: lui li ha avvertiti mille volte, gli ha spiegato che lì il degrado è di casa, che gli spacciatori non timbrano il cartellino ma hanno una puntualità svizzera, che servono presidi veri e non solo visite pastorali.L'Amministrazione guidata dal sindaco Matteo Chiantore gli ha risposto con un sopralluogo.

Così oggi celebriamo questo piccolo miracolo civico: il giorno in cui il Palazzo ha conosciuto Adriano Vaglio. Meglio tardi che mai, direbbe qualcuno ma ora che si sono accorti che la stazione non è un concetto astratto, forse qualcosa succederà davvero. Forse.

Oppure — e perdonate il sospetto — tra qualche mese li rivedremo tutti lì, nello stesso Buffet, davanti alla stessa porta sfondata, a spiegare che stavano ancora studiando la soluzione. Perché la politica, si sa, ama molto le idee. Soprattutto quelle degli altri.

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