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08 Dicembre 2025 - 00:59
Louvre sott’acqua: la perdita che ha sommerso 400 libri d’Egitto e imbarazzato la Francia
L’acqua, al Musée du Louvre, sembra conoscere strade proprie, come se volesse reclamare un ruolo da protagonista in un museo dove perfino l’aria è catalogata. Mercoledì 26 novembre, alle 20:45, nella biblioteca del Dipartimento delle Antichità egizie, un sordo rumore cresce in un sibilo e poi in un gorgo impaziente, e la moquette dell’ala Mollien si trasforma in un delta improvvisato. L’acqua filtra dal controsoffitto, cade sugli scaffali e s’insinua perfino in un armadio elettrico. In meno di un’ora, centinaia di volumi – tra 300 e 400, stando alle prime stime – vengono bagnati come se il Nilo fosse arrivato direttamente a Parigi per regolarsi con un Paese che ama definirsi il custode supremo dell’arte mondiale, salvo poi farsi sorprendere da una valvola che decide di aprirsi da sola. Una “apertura accidentale”, spiegano, dovuta a un impianto idraulico che lo stesso museo definisce con rassicurante franchezza “completamente obsoleto”. Una definizione che, detta dai francesi, popolo noto più per la grandeur che per la manutenzione, fa quasi sorridere. O tremare.
L’area colpita è una delle tre sale della biblioteca delle Antichità egizie, ospitata nell’ala Mollien, affacciata sulla Senna e collegata al Pavillon Mollien e alla Cour Lefuel. Qui si trova il centro di studio e documentazione egittologica, accessibile solo su appuntamento a studiosi e dottorandi. È in questa sala che la sera del 26 novembre, un tecnico nota l’acqua scendere da una tubatura nel soffitto: una valvola del sistema che alimenta riscaldamento e ventilazione della biblioteca è stata aperta per errore, e la pressione fa il resto. I danni colpiscono soprattutto raccolte, annate di riviste tecniche, periodici utilizzati quotidianamente dagli egittologi. Non si tratta di manoscritti unici ma di materiale che, nelle parole del vicedirettore amministrativo del museo Francis Steinbock, rimane “estremamente utile” alla ricerca. Lo stesso Steinbock ci tiene a rassicurare: nessuna “opera del patrimonio”, nessun reperto museale è stato coinvolto, e allo stato non si registrano “perdite irrimediabili”. I volumi, dice, saranno asciugati, restaurati e rimessi a scaffale. Come sempre in Francia: prima si nega il problema, poi si promettono miracoli con una naturalezza che sfiora l’arte performativa.

Eppure, dietro l’errore umano, c’è una storia che non sorprenderebbe neppure il più ingenuo tra i visitatori. La rete idraulica della Mollien è spenta “da mesi” perché obsoleta e in attesa di una sostituzione prevista – udite udite – per settembre 2026. Nel frattempo, un’indagine interna è stata avviata per ricostruire l’accaduto e rafforzare la sicurezza. Il sito La Tribune de l’Art aveva già denunciato il rischio in passato, documentando richieste di fondi ignorate e la consapevolezza diffusa nei servizi tecnici che i controsoffitti erano un punto debole. Secondo la loro ricostruzione, la potenza del getto era tale da far colare l’acqua fino a un quadro elettrico al piano inferiore. Una seconda perdita, più contenuta, sarebbe avvenuta alcuni giorni dopo nello stesso punto. Una coincidenza? O un modo tutto francese per dimostrare che, quando intendono fare qualcosa, la fanno con coerenza?
La buona notizia è che non sono stati colpiti i capolavori del Dipartimento di Antichità egizie, situati nell’ala Sully, né gli archivi unici. La biblioteca danneggiata conserva soprattutto letteratura specialistica: periodici, estratti, atti di convegni, studi archeologici, riviste come il Bulletin de l’Institut Français d’Archéologie Orientale. Materiale riproducibile, ma essenziale. Le rilegature ottocentesche, fatte di pelle e colle animali, soffrono però l’acqua come se fosse veleno: rischiano deformazioni, muffe, distacchi. L’iter prevede asciugatura controllata, congelamento d’urgenza, disinfezione, spianatura e nuova cucitura dei volumi più compromessi. Il Louvre, almeno a parole, ha già attivato questi protocolli.
L’incidente arriva in un momento delicato per il museo, ancora scosso dal clamoroso furto di gioielli del 19 ottobre scorso – valore stimato 88 milioni di euro – e dalla successiva chiusura di una galleria per criticità strutturali. Nel frattempo, la direzione ha deciso un aumento dei biglietti per i visitatori fuori UE/SEE (Spazio Economico Europeo): dal 14 gennaio 2026 costeranno 32 euro, un +45% rispetto alla tariffa attuale, per generare fondi destinati proprio alla manutenzione. Un’operazione che colpisce soprattutto americani, britannici e cinesi, e che qualcuno definisce “discriminatoria”. Ma se i francesi devono scegliere tra maree di turisti e tubature funzionanti, pare abbiano deciso che almeno una volta nella vita valga la pena scegliere la seconda.
La Cour des comptes aveva già criticato il museo a ottobre, accusandolo di spendere troppo in acquisizioni e troppo poco in infrastrutture. Il caso Mollien rischia ora di diventare l’emblema di ciò che succede quando si rimandano opere urgenti in un edificio monumentale vecchio secoli e rattoppato strato dopo strato. Anche i sindacati si sono mossi: la CFDT-Culture ha parlato di “situazione che si deteriora da troppo tempo” e ha convocato un’assemblea generale per discutere iniziative. Per loro, l’allagamento è solo la punta dell’iceberg.
La biblioteca delle Antichità egizie non è una sala qualunque: è un nodo fondamentale per la ricerca. Qui passano tesi, confronti di cronologie, catalogazioni, preparazioni di mostre e restauri. La perdita di una sala e di centinaia di fascicoli rallenta il lavoro di studiosi che spesso dipendono proprio da quelle annate cartacee non digitalizzate. L’invito ai ricercatori è ora quello di usare più intensamente i cataloghi digitali, come il Catalogue collectif des bibliothèques des musées nationaux, e pianificare con anticipo ogni visita.
Sul fronte tecnico, la mappatura dei danni prosegue, così come la preparazione dei lotti per il restauro. La sostituzione della rete idraulica è prevista per settembre 2026, insieme ad altre misure di sicurezza e razionalizzazione energetica. Nel frattempo, la biblioteca cercherà di restare operativa “per quanto possibile”, con materiali trasferiti e una sala inutilizzabile.
Resta un’immagine, che il Louvre avrebbe preferito non vedere circolare: quella delle copertine ottocentesche gonfie d’acqua, disposte su tavoli d’emergenza, con i bibliotecari che misurano l’umidità e i tecnici che cercano di capire come una valvola abbia deciso di aprirsi proprio lì, proprio quella sera, proprio nel museo che i francesi amano presentare come una cattedrale della perfezione. Una scena che ricorda a tutti che la cultura non vive di soli capolavori, ma di chilometri di tubature che devono funzionare. E che anche le civiltà più illuminate, come l’antico Egitto studiato tra quelle mura, sapevano bene che la manutenzione non è un lusso, ma un dovere. Forse il Louvre dovrebbe prendere nota. Magari prima che il prossimo diluvio trasformi anche le loro certezze in carta macerata.
Fonti utilizzate:
Le Monde, France Info, La Tribune de l’Art, Le Figaro, Cour des comptes, comunicati ufficiali del Musée du Louvre.
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