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Ivrea in Azione

Intervista al Bar Stazione: circondati dagli spacciatori, ignorati dalla vicesindaca

Mentre ci filmano per intimidire, arrivano i Carabinieri. Lei passa, guarda, e resta immobile sotto la pensilina. Nessuna domanda. Nessun gesto. Un’assenza che pesa più di mille parole

Intervista al Bar Stazione: circondati dagli spacciatori, ignorati dalla vice-sindaca

Adriano Vaglio

Ieri ho rilasciato un’intervista presso il Bar Buffet Stazione, insieme al titolare, Adriano Vaglio.
Il tema, purtroppo, è sempre lo stesso: degrado, violenza e spaccio che continuano a penalizzare un’intera zona e un’attività commerciale che avrebbe il pieno diritto di lavorare in condizioni normali, senza essere costretta a rimuovere i venti tavoli dal dehor per evitare che spaccino all'interno del suo bar.

Durante l’intervista, con la giornalista Elisabetta Signetto e l’operatore, tutto si è svolto regolarmente. Pochi minuti dopo, però, ci siamo ritrovati immersi in una scena surreale. Intorno a noi, prima il vuoto, poi alcuni ragazzi sempre più vicini. Per osservarci e riprenderci con gli smartphone. Un modo come un altro per far capire chiaramente di non gradire la nostra presenza.
Non servivano minacce esplicite: bastavano gli sguardi e i mormorii lanciati da lontano. Ed è paradossale che a sentirci “fuori posto” fossimo noi, e non chi quotidianamente alimenta quel clima di intimidazione.

A rendere il tutto ancora più difficile, l’assenza totale di pattuglie, nonostante ci trovassimo in una zona definita “rossa” dal Prefetto. In quel momento ci siamo sentiti esposti, fragili, senza alcun presidio visibile dello Stato.

La giornalista ha quindi contattato i Carabinieri, che sono arrivati prontamente con due pattuglie. Con professionalità ci hanno identificati, posto alcune domande per verificare eventuali minacce dirette e, con ogni probabilità con le bodycam attive, ci hanno rassicurati offrendosi di accompagnarci fuori dall’area. Abbiamo spiegato che non c’era stato un contatto diretto, solo sguardi e frasi indistinte, una delle quali rivolta proprio a me.

Con i Carabinieri ancora presenti, è arrivata sul posto la vicesindaca. Un caso. Stava andando alla fermata del bus. Mi sono detto: si fermerà, chiederà cosa sta accadendo.
Invece no. Si è fermata a tre, forse quattro metri da noi. Noi da una parte, Lei dall'altra, immobile, di spalle, sotto la pensilina. Non un cenno. Non una domanda. Non un gesto per capire perché cinque o sei Carabinieri fossero attorno a tre persone — tra cui una giornalista e un consigliere comunale della città di Ivrea.

patrizia dal santo

La vicesindaca Patrizia Dal Santo

Devo essere sincero, non mi abituerò mai a questo atteggiamento. Stride con il ruolo istituzionale che ricopre. In altre occasioni si organizzano incontri sulla libertà di stampa, ma poi non si riconosce — o non si vuole riconoscere — che in città esistono soggetti che non gradiscono né l’attenzione dei media né quella di chi denuncia pubblicamente i problemi.

Non si dica che non ci ha visti: eravamo a pochissimi metri. E sono certo che abbia percepito il nostro disagio, il nostro imbarazzo, la nostra sensazione di insicurezza.

Noi abbiamo fatto il nostro dovere raccontando ciò che accade e ciò che secondo noi andrebbe fatto. Chi governa la città dovrebbe fare il proprio, guardando la realtà negli occhi.

Probabilmente il sindaco si sarebbe comportato diversamente. Anzi no, ne sono certo.
La verità è che chi ricopre un ruolo pubblico ha la responsabilità non solo di amministrare, ma anche di esserci, di mostrare attenzione, di non voltarsi dall’altra parte di fronte a un consigliere comunale che sta svolgendo il proprio lavoro. Chiamiamola “occasione persa”! Un’occasione per dimostrare che siamo tutti umani, e che — pur con ruoli diversi — lavoriamo per lo stesso obiettivo: migliorare la vita dei cittadini, renderli più sicuri, non lasciarli soli di fronte alle loro paure.

Ciao!!

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