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Crumble contro la Corona: la protesta più britannica dell’anno manda in tilt la Torre di Londra

Due attivisti di Take Back Power “condiscono” l’Imperial State Crown con crema e ironia: crolla la democrazia, non il vetro blindato. Quattro arresti, milioni di visualizzazioni e una domanda aperta: davvero basta un dessert per mettere in crisi il Regno?

Crumble contro la Corona: la protesta più britannica dell’anno manda in tilt la Torre di Londra

Crumble contro la Corona: la protesta più britannica dell’anno manda in tilt la Torre di Londra

Una teglia di crumble sollevata come uno striscione improvvisato. Un getto di crema pasticcera, denso e giallo, che scivola sulla lastra di vetro come un’ombra effimera sopra secoli di mito. Alle spalle, sguardi increduli: turisti, custodi, una guida che sussurra “Excuse me” nel microfono, incapace di trasformare in parole ciò che sta accadendo. È la scena che sabato mattina, intorno alle 09:50 locali del 6 dicembre 2025, ha costretto la Jewel House della Torre di Londra a chiudere i battenti. Due attivisti del gruppo Take Back Power hanno lanciato crema pasticcera e crumble di mele contro la teca che protegge l’Imperial State Crown, il simbolo più riconoscibile dei Crown Jewels. Poco dopo, la Metropolitan Police ha fermato quattro persone con l’accusa di sospetto “criminal damage”; nessun danno per il manufatto e riapertura nel corso della giornata, una volta conclusi i rilievi. L’azione, ripresa in diretta dagli smartphone dei visitatori, è finita in rete in pochi minuti accompagnata dallo slogan: “Democracy has crumbled. Tax the rich.”

Secondo le immagini circolate sui social e confermate dai media britannici, uno dei due attivisti ha estratto una grande teglia di apple crumble e l’ha schiacciata contro il vetro blindato della teca. L’altro ha versato più volte una vaschetta di custard sulla superficie, mentre entrambi indossavano magliette con la scritta Take Back Power e reggevano un cartello con la frase “Democracy has crumbled. Tax the rich”. La Metropolitan Police è stata chiamata intorno alle 09:48 e ha agito insieme alla City of London Police, portando in custodia quattro persone per sospetto danneggiamento della teca. Il padiglione è stato temporaneamente chiuso al pubblico, poi riaperto. I Gioielli della Corona sono rimasti completamente illesi grazie al vetro di protezione progettato proprio per resistere a urti e sostanze.

corona

Al centro dell’episodio c’è l’Imperial State Crown, la corona indossata dal monarca all’uscita dall’Abbazia di Westminster durante l’incoronazione e in cerimonie come lo State Opening of Parliament. Un manufatto sontuoso e fragile insieme, ornato con 2.868 diamanti, 17 zaffiri, 11 smeraldi, 4 rubini e 269 perle, realizzato nel 1937 per Re Giorgio VI e usato poi da Carlo III nel 2023 e nelle cerimonie successive. È custodita – insieme a oltre cento oggetti e più di 23.000 gemme – nella Jewel House, sotto la gestione della charity Historic Royal Palaces. Nel 2024 la Torre di Londra è stata una delle attrazioni a pagamento più visitate del Regno Unito, con circa 2,9 milioni di ingressi: numeri che spiegano quanto questa collezione sia oggi un magnete culturale, oltre che simbolico.

Il gruppo Take Back Power, che si definisce movimento di resistenza civile non violenta, ha rivendicato l’azione con un video pubblicato su X. Le richieste sono nette: l’istituzione di una permanente “House of the People” (una assemblea cittadina con poteri reali) e una tassazione dell’estrema ricchezza per “aggiustare la Gran Bretagna”. In un messaggio preregistrato diffuso dal gruppo, una giovane attivista collega la protesta ai temi di povertà, senza dimora, disuguaglianze e crisi del costo della vita. La retorica è costruita sul doppio senso del verbo “to crumble” e sull’uso teatrale del “dolce nazionale” per denunciare ciò che definiscono il crollo democratico del Paese.

La Metropolitan Police ha confermato i quattro arresti e ha ribadito che il resto del complesso è rimasto accessibile mentre la Jewel House effettuava i controlli. La charity Historic Royal Palaces ha puntualizzato che i Gioielli non hanno subito alcun danno e che il personale ha “risposto prontamente”. Dal versante politico, le reazioni sono arrivate immediate, con condanne trasversali per l’uso di atti dimostrativi su simboli nazionali. Una ministra dell’ordine pubblico – riportano i media – ha definito il gesto “disgraziato”, distinguendo tra protesta legittima e vandalismo.

La scelta di colpire la teca dell’Imperial State Crown non è casuale. Colpire un simbolo significa aggredire l’idea stessa di potere, ricchezza e rappresentazione. Gli stessi Historic Royal Palaces definiscono i Crown Jewels un patrimonio “di valore incalcolabile”, parte della Royal Collection detenuta “in trust” dal sovrano per la nazione. Nell’immaginario pubblico, la Corona Imperiale è insieme reliquia, icona, oggetto cerimoniale e frammento di identità nazionale. Intervenire sulla sua protezione – senza danneggiare l’oggetto – permette agli attivisti di spostare l’attenzione dalla pompa della monarchia alle fratture sociali del presente.

L’azione si inserisce nella nuova grammatica delle proteste, nelle quali l’impatto visivo conta quanto il messaggio politico. Nel 2022 due attiviste di Just Stop Oil lanciarono zuppa di pomodoro contro i Girasoli di Vincent van Goghalla National Gallery; la tela non venne danneggiata, ma il dibattito mondiale che ne seguì segnò un punto di svolta. Nel 2024 il conflitto si è spostato nei tribunali, con condanne più severe e nuovi episodi di imitazione. Anche qui lo schema è lo stesso: immagini immediate, viralità garantita, polarizzazione.

Sul piano giuridico, il reato evocato è quello previsto dal Criminal Damage Act 1971. La norma punisce la distruzione o il danneggiamento di beni altrui. Se il valore supera le 5.000 sterline, il caso può essere trattato dalla Crown Court, con pene fino a dieci anni; sotto tale soglia, la competenza è della Magistrates’ Court, dove la pena massima è tre mesi e/o una multa fino a 2.500 sterline. Tutto dipenderà dalla valutazione del danno alla teca, elemento che in casi simili ha orientato i giudici verso posizioni sempre più restrittive nei confronti delle azioni dimostrative. Per il momento la polizia parla solo di sospetto “criminal damage”, senza aggravanti note.

L’episodio riporta l’attenzione anche sulla gestione della sicurezza nei musei e nei siti storici più visitati. La Jewel House è dotata di vetri rinforzati e protocolli d’intervento che, in questo caso, hanno funzionato perfettamente. Ma esiste una tensione strutturale: aumentare le barriere senza snaturare l’esperienza di visita. Con quasi tre milioni di ingressi l’anno, ogni chiusura ha effetti non solo simbolici ma economici e organizzativi.

I Crown Jewels sono custoditi alla Torre dal XVII secolo, un luogo che ha visto tentativi celebri come quello di Thomas Blood nel 1671. Oggi il pubblico li osserva in fila, protetti da teche e barriere, ma sempre accessibili: perché questo patrimonio è “in trust” per tutti. L’Imperial State Crown è un oggetto vivo, esposto nelle cerimonie ufficiali e nelle immagini che raccontano la monarchia contemporanea. È anche per questo che un gesto come quello di Take Back Power entra di prepotenza nel discorso pubblico: perché colpisce qualcosa che appartiene a tutti, pur essendo intoccabile.

Nel giorno successivo alla protesta resta l’immagine che ha fatto il giro del mondo: un dessert contro un simbolo nazionale. Nel 2025 le proteste funzionano se sono visive, rapide, condivisibili. Il crumble e la custard, scelti perché iconici e domestici, britannici e riconoscibili, hanno assolto perfettamente al compito. La teca ha resistito, i video hanno viaggiato. Nel breve periodo, Take Back Power ha ottenuto ciò che cercava: un posto nell’agenda mediatica, quattro arresti che consolidano la narrativa del sacrificio personale e un messaggio semplice, ancorato a un’immagine non violenta verso le persone ma simbolicamente dirompente. Ma ogni gesto polarizzante comporta un contraccolpo: il rischio di irrigidire l’opinione pubblica e di trasformarsi in condanne pesanti, come dimostrano i precedenti legati a Just Stop Oil.

Per le istituzioni culturali, l’episodio rappresenta un test di resilienza. La risposta della Jewel House – protocolli rapidi, comunicazione trasparente, riapertura in giornata – mostra la volontà di proteggere il patrimonio senza cedere all’escalation. Sul piano politico restano aperte le domande più profonde: come risponderà il governo alle richieste su equità fiscale e assemblee cittadine? I musei saranno costretti a irrigidire ulteriormente le misure di sicurezza? E soprattutto: un’azione così teatrale può davvero incidere su un dibattito strutturale come quello sulla crisi democratica?

Quel che è certo, oggi, è la fotografia impressa nella memoria collettiva: una teglia di crumble contro l’Imperial State Crown, la custard che scivola sul vetro blindato, gli sguardi dei turisti che non capiscono se stanno assistendo a una protesta, a una performance o a un momento storico. Il vetro è già stato ripulito. La Corona Imperiale è tornata a scintillare, estranea alla contesa ma al centro del suo palcoscenico. E un Paese discute ancora, con toni accesissimi, che cosa significhi davvero “riprendersi il potere”.


Fonti utilizzate:
BBC News, The Guardian, Historic Royal Palaces, Metropolitan Police, Criminal Damage Act 1971, City of London Police, National Gallery, Just Stop Oil.

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