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06 Dicembre 2025 - 10:40
Gribaudo richiama la Thyssen: “Le tragedie non si commemorano, si prevengono” (foto: Chiara Gribaudo)
Diciotto anni dopo l’incendio della Thyssenkrupp, la ferita resta aperta. Nel rogo del 6 dicembre 2007 morirono Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi, un elenco di nomi che Torino continua a ricordare uno per uno, come un monito inciso nella storia industriale del Paese.
Nel giorno dell’anniversario, Chiara Gribaudo, presidente della Commissione d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, richiama la politica e le istituzioni alla responsabilità. «Diciotto anni fa la strage della Thyssenkrupp… una ferita ancora aperta per Torino, il Piemonte e l’Italia intera», ha dichiarato. Da quella tragedia nacque il nuovo testo unico sulla sicurezza sul lavoro, uno dei più avanzati in Europa, ma che — avverte Gribaudo — resta efficace solo se applicato, aggiornato e sostenuto dagli strumenti necessari.
Il nodo centrale, per la presidente, è nella capacità di prevenire anziché commentare a posteriori. «Non possiamo aspettare le tragedie, dobbiamo prevenirle», afferma, ricordando che la prevenzione «si fa con le leggi e i controlli, non con la retorica». Un messaggio diretto a un Paese in cui gli incidenti mortali continuano a ripetersi con cadenza regolare e in cui la produzione normativa non sempre corrisponde alla capacità ispettiva sul territorio.
Nelle sue parole torna anche il richiamo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che definì le stragi sul lavoro «ferite alla nostra civiltà». Gribaudo insiste su questo punto: onorare davvero la memoria significa garantire «diritti, tutele, formazione e sicurezza» in ogni fabbrica, cantiere, magazzino.
Oggi Torino torna a stringersi attorno ai familiari delle vittime e alla comunità operaia della Thyssen. Ma il senso dell’anniversario, per Gribaudo, non è la commemorazione in sé: è la responsabilità presente, l’obbligo di far sì che una tragedia così devastante non diventi un destino ciclico, ma un punto di rottura definitivo.

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