AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
04 Dicembre 2025 - 15:17
Lucia Mongiano del Liceo Botta
Il Liceo Botta di Ivrea è in cima alla classifica di Eduscopio. Primo posto, massimo prestigio, scuola “top” del territorio. Un risultato che fa curriculum, rassicura i genitori, inorgoglisce gli insegnanti, l’Amministrazione comunale, tutta la città.
E a guardarlo da fuori, il Botta sembra davvero un luogo impeccabile: il portone storico sempre lucidato, le aule luminose, gli open day affollati, i professori che mostrano con orgoglio grafici, tabelle, numeri che parlano di successi, di preparazione, di studenti che all’università “spaccano”. La narrazione ufficiale è quella di un’isola felice dell’istruzione, un modello di efficienza e disciplina.
Ma appena si parla con gli studenti – quelli veri, quelli che il Botta lo vivono tutti i giorni – il quadro si incrina. Dietro la facciata da liceo modello, affiora un disagio che negli anni si è sedimentato come polvere negli angoli: sottilissimo all’inizio, evidente oggi.
A guidare l’istituto è la dirigente Lucia Mongiano, figura sempre presente nelle circolari, molto meno - raccontano gli alunni - nel confronto diretto. “Manca trasparenza. Manca dialogo. Non ci sentiamo ascoltati”, ripetono in molti.
E non è raro, parlando con gli studenti, vederli allargare le braccia, sospirare, abbassare lo sguardo mentre raccontano episodi che per loro non sono eccezioni, ma routine.
Non è un lamento generico: sono mesi, anzi anni, che studenti e famiglie segnalano decisioni percepite come arbitrarie, incomprensibili, calate dall’alto.

La prima crepa riguarda la vita quotidiana. Le macchinette automatiche – quelle che per tanti erano l’unica merenda economicamente accessibile – sono sparite. Al loro posto un bar con nuovo gestore e prezzi che, per gli studenti, hanno poco a che fare con un servizio scolastico.
Morale? Il cibo, che dovrebbe essere un servizio per tutti, è diventato improvvisamente un lusso per qualcuno.
“Hanno tolto una possibilità a chi ha meno disponibilità, e per noi fa la differenza”, raccontano. Una decisione piccola, forse, ma che colpisce proprio i più fragili. Una comunità scolastica dovrebbe proteggerli; al Botta, spiegano, sembra che ci si sia semplicemente voltati dall’altra parte.
Poi c’è il tema delle attività extra. Qui il malumore diventa più concreto. “Ci sono sezioni che possono fare progetti, uscite, visite. Noi, invece, restiamo sempre in classe. Non è più una coincidenza”, spiegano alcune studentesse del linguistico.
Chi frequenta il Botta conosce bene quella sensazione: la classe accanto parte per una visita, una giornata di laboratorio, un incontro culturale; la tua, invece, resta ferma. Settimana dopo settimana, anno dopo anno. La scuola che dovrebbe offrire pari opportunità a tutti, raccontano, finisce per creare studenti di serie A e studenti di serie B.
C’è chi esce, chi partecipa, chi vive la scuola oltre i banchi e chi no. E il confine tra cattiva organizzazione e discriminazione, a detta degli studenti, è ormai superato.
Ma il dolore più profondo si è materializzato quando la scuola ha negato il minuto di silenzio per Alex Barile, un ragazzo scomparso prematuramente. Una richiesta semplice, umana, condivisa da molti compagni. La risposta è stata un rifiuto secco. “Inspiegabile”, dicono ancora oggi.
Per giorni, le chat degli studenti si sono riempite di messaggi increduli. Alcuni hanno scritto lunghi sfoghi, altri si sono semplicemente chiesti come fosse possibile non trovare un solo minuto. Quel no ha fatto male perché è sembrato un muro tirato su proprio quando sarebbe servita empatia.
E a proposito di muri: nessuno dimentica ciò che è accaduto durante una manifestazione studentesca per la pace. Un corteo spontaneo, più di 400 ragazzi, musica, cartelli, discussioni. Le altre scuole coinvolte hanno permesso il passaggio, hanno aperto i cancelli, hanno lasciato che gli studenti comunicassero. Il Botta no.
Chi c’era ricorda bene la scena: un fiume di studenti che si avvicina, le voci che crescono, i volti emozionati, e poi… silenzio. Porte serrate, finestre oscurate, un edificio che si chiude su se stesso come per difendersi da qualcosa che nessuno riusciva a capire.
Davanti al liceo diretto da Lucia Mongiano si sono trovati il portone chiuso, l’ingresso secondario sbarrato e persino le tapparelle abbassate. Una scena surreale: fuori gli studenti che cantavano Imagine, dentro l’istituto che si spegneva per non vedere e non sentire.
Una scuola che chiude le serrande di fronte ai propri studenti – quando il resto della città apre – manda un messaggio chiaro. E quel messaggio, purtroppo, non è quello dell’eccellenza. È quello della paura.
E non una paura generica, ma quella che si percepisce quando un’istituzione teme il confronto, la spontaneità, la vitalità stessa dei giovani che dovrebbe invece accogliere.
Oggi molte studentesse e molti studenti del Botta non parlano più di singoli episodi, ma di un clima. “Ci aspettavamo una scuola diversa. Invece siamo arrivati al punto che certe cose non riusciamo più neppure a spiegarle”, raccontano.
Nei corridoi lo si respira: non è rabbia, non è protesta continua. È una sorta di rassegnazione mista a incredulità, un sentirsi parte di un sistema che non risponde, non dialoga, non si mette mai in discussione.
Ed è forse questa la crepa più profonda: non la rimozione delle macchinette, non la gestione del bar, non le attività negate, non il minuto di silenzio rifiutato, non le tapparelle abbassate contro un corteo pacifico, ma la sensazione di essere rimasti senza interlocutore.
Il Botta è primo in classifica. Ma una classifica non misura tutto. Non misura la fiducia. Non misura l’ascolto. Non misura la dignità degli studenti. E una scuola che perde i suoi ragazzi, anche fosse la prima in Italia, resta una scuola che ha qualcosa da spiegare. E da spiegare bene.
Edicola digitale
I più letti
Ultimi Video
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.