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Monopattini a Settimo: il Comune vola nel futuro, i cittadini cadono dal divano

Il nuovo bike sharing di Arnaldo Cirillo debutta con 300 mezzi elettrici “super controllati”. Sui social, però, scoppia il caos: tra profezie di incidenti, timori apocalittici e invocazioni alla Madonna dei Marciapiedi, la città si divide fra entusiasti e catastrofisti

Monopattini a Settimo: il Comune vola nel futuro, i cittadini cadono dal divano

Monopattini a Settimo: il Comune vola nel futuro, i cittadini cadono dal divano

Da questa mattina Settimo Torinese si sveglia europea, moderna, sostenibile, quasi futuristica: è arrivato il bike sharing con 200 monopattini e 100 biciclette elettriche targate Dott.

Mezzi scintillanti, appena usciti dalla confezione, rigorosamente “station based”, perché – come ci tiene a precisare l’Amministrazione – qui non si lascia più niente ovunque. Almeno nei piani alti. L’assessore alla mobilità Arnaldo Cirillo, visibilmente orgoglioso, parla di intermodalità, di mobilità sostenibile, di un sistema integrato che migliorerà gli spostamenti in città. Una visione così luminosa che sembra quasi di vedere i monopattini fluttuare sopra il centro città fin quasi su Marte, mentre i cittadini ringraziano in coro per questa rivoluzione. Sul pianeta Terra, invece, la situazione è leggermente diversa.

Sotto al comunicato social del Comune si scatena infatti il più grande focus group non richiesto della storia settimese. Si parte subito con l’evergreen: “Le bici ok, i monopattini no”, come se fossero due specie animali totalmente diverse. Per alcuni gli scooter elettrici sono il male assoluto, la fine della civiltà occidentale, strumenti di distruzione di massa pronti a mietere vittime tra automobilisti, pedoni, aiuole e soprattutto nervi. Qualcuno, già immaginando uno scenario apocalittico sul marciapiede, minaccia addirittura denunce preventive al Comune, nel caso un monopattino decida di rovinargli la giornata o la madre in carrozzina. C’è poi chi teme un aumento degli incidenti, chi vede già mezzi abbandonati a casaccio e chi considera tutto questo semplicemente “una pessima idea”.

C'è chi ceca di essere ironico: “Così avremo più gente in monopattino che stira i pedoni, che bello!”. E c’è chi rincara la dose ricordando che in mezza Italia i monopattini li stanno togliendo, che a Torino li vogliono vietare, che le altre città hanno fatto marcia indietro, "quindi noi – ovviamente – li mettiamo". Lo spirito pionieristico settimese, a quanto pare, non muore mai. Poi c’è chi si interroga sul prezzo, definendolo “un pochino caruccio”, chi invita a non lasciare i mezzi sui marciapiedi perché ostacolano chi ha disabilità, e chi osserva che con le strade disastrate che ci sono sarebbe meglio pregare che almeno siano assicurati. Un cittadino, con spirito degno della SISAL, propone addirittura di aprire le scommesse sulla durata del servizio: settimane? Giorni? Ore? La fantasia non manca.

Nel frattempo qualcuno guarda con preoccupazione all’isola pedonale, già quotidianamente invasa da ogni tipo di mezzo, dal triciclo del bimbo al furgone del corriere, passando per chi ritiene che “vietato” voglia dire “vieni pure”.

Figuriamoci quando arriveranno anche e-bike e monopattini elettrici. Altri cittadini parlano apertamente di “jungla”, altri di “schifezza”, altri ancora chiedono se per caso il Comune abbia attivato anche il “rescue service” per recuperare chi finirà in qualche fosso tentando di evitare un doppio senso di marcia improvvisato.

Ma non mancano i sostenitori, quelli che salutano il servizio come una conquista, un passo avanti, una modernizzazione necessaria. Gente che già usa monopattini a Torino, che chiede solo un po’ di buon senso, un po’ di rispetto per i marciapiedi, un po’ di civiltà. 

Il fatto è semplice: il Comune immagina una città sostenibile, tecnologica, verde, ordinata. I cittadini, invece, immaginano più o meno la stessa città di ieri, con l’unica differenza che ora dovranno schivare anche i mezzi elettrici geolocalizzati. Funzionerà? Non funzionerà? Dipenderà tutto da come i mezzi verranno usati. E questo, diciamolo, a Settimo è da sempre il vero nodo della questione. Insomma, i monopattini sono arrivati. Adesso è il momento del test decisivo: vedere se dureranno più delle bici "sperimentali" di qualche anno fa...

Il commento

A Settimo Torinese, dove le buche hanno raggiunto una tale estensione che ormai le mappe catastali le registrano come laghi, il Comune ha deciso di introdurre i monopattini elettrici. Non è chiaro se si tratti di una scelta di mobilità o di un esperimento sociologico per studiare la resistenza umana agli urti, ma tant’è. Qualcuno (Elena Piastra, ndr) in Municipio deve aver pensato che, se non possiamo riparare l’asfalto, possiamo almeno dare ai cittadini un mezzo agile per cadere più in fretta.

L’assessore Arnaldo Cirillo racconta il progetto con comprensibile entusiasmo, parlando di intermodalità, sostenibilità, futuro. Un entusiasmo così puro da far quasi venire il dubbio che non abbia mai visto una strada di Settimo dalla prospettiva di un essere umano. La verità è che in qualunque altra città il monopattino è un mezzo di trasporto; a Settimo sarà - anzi già è - un atto eroico. Richiede coraggio, equilibrio e una completa rinuncia al concetto di incolumità. Ci si affiderà alla Provvidenza e alla frenata rigenerativa.

E poi c’è la questione dei topi. Non quelli metaforici, che al massimo si limitano a rosicchiare metafore; proprio quelli veri, con baffi, coda e agilità spaventosa. In molte città sono un problema; a Settimo, una componente demografica. Stanno lì da così tanto che prima o poi compariranno pure nel censimento Istat. E' probabile che i topi settimesi, già abituati a schivare sacchi dell’immondizia abbandonati, traffico creativo, parcheggi a caso e marciapiedi scassati, sviluppino rapidamente anche l’abilità di evitare i monopattini elettrici. I primi roditori smart mobility readyd’Italia. Il che, a pensarci bene, li rende la parte più evoluta della città.

Non bisogna essere pessimisti. Ogni città ha i suoi problemi: Milano ha le polveri sottili, Roma ha i cinghiali, Torino ha i maranza in corso Giulio Cesare. Settimo ha topi, buche e ora anche i monopattini. Il famoso triangolo della modernità. Il progresso avanza così: a piccoli passi, inciampa, si rialza, cade di nuovo e alla fine, se tutto va bene, rimane in piedi per almeno un quarto d’ora. Che poi è più o meno la durata media della batteria dopo tre frenate in corso Piemonte.

La verità è che l’arrivo dei monopattini non risolverà niente, non peggiorerà niente, non cambierà niente. Al massimo avremo nuovi oggetti da trovare sdraiati per terra insieme ai rifiuti e alle promesse elettorali. Ma se non altro faranno sentire la giunta po ' più moderna. E per un'Amministrazione comunale che ama fingersi meglio di com’è, non è forse questa la vera mobilità sostenibile?
Muoversi poco, illudere molto. Insomma: son visioni della visionaria

INFORMAZIONI SUL SERVIZIO

I mezzi sono dotati di localizzazione satellitare, limitatore automatico di velocità (20 km/h per i monopattini, 25 km/h per le e-bike) e blocco della corsa fuori dalle zone abilitate.

Tariffe:
– Sblocco: 1 euro
– Costo al minuto: 0,25 euro
– Offerta lancio: TRYDOTT30 con 30 minuti gratuiti per i nuovi utenti
– Abbonamenti:
• Pass 30 minuti: 4,49 €, valido 1 giorno
• Pass 100 minuti: 10,99 €, valido 7 giorni
• Pass Flex: 5,99 €, viaggi illimitati a 1,75 € l’uno (30 min), valido 30 giorni

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