AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
02 Dicembre 2025 - 22:16
Porta Susa, pendolari nel caos: treno puntuale ma porte bloccate
Alle 17.05, a Torino Porta Susa, la vita dei pendolari scorre secondo il solito copione. È l’ora di punta, quella in cui la stazione si riempie di chi esce dagli uffici, di chi corre per non perdere la coincidenza, di chi vuole solo tornare a casa. Sul binario 6 arriva puntuale il treno 26224 per Chivasso. Puntuale sì, ma non per questo funzionante.
Tre carrozze su sei hanno le porte che non si aprono. Rimangono chiuse, immobili, come se non facessero parte del convoglio. Il risultato è immediato: centinaia di persone si ammassano davanti alle uniche due porte accessibili. Un imbuto umano che cresce nel giro di pochi secondi. La fila si allunga, si stringe, poi si compatta. C’è chi spinge, chi perde la pazienza, chi prova anche solo a mantenere un minimo di calma. Le voci si sovrappongono, gli insulti iniziano a volare, qualcuno batte un pugno sul vagone per sfogare la frustrazione.

Il capotreno le tenta tutte: scende, risale, riprova, parla via radio. Ma la situazione resta identica. Il treno non parte. Rimane fermo, pieno, caldo, esasperante. Minuto dopo minuto l’umore peggiora, e il viaggio per molti, semplicemente, si trasforma in un incubo prima ancora di iniziare.
Alla fine parte, ma ormai è tardi: arriverà a Chivasso con circa 30 minuti di ritardo. Un classico di un servizio che da anni alterna puntualità formale a disservizi sostanziali.
Intanto succede ciò che tutti i pendolari conoscono fin troppo bene: la fuga verso un’alternativa. In molti abbandonano il binario 6 e si lanciano, letteralmente, verso un altro treno, il 17.34 per la Valle d’Aosta, sperando che almeno quello si riveli più affidabile. Non va meglio. Il convoglio si riempie fino all’ultimo centimetro quadrato. È la solita scena delle ore di punta: persone una contro l’altra, chi cerca di farsi spazio tra gomiti e zaini, chi alza gli occhi al soffitto come per cercare un punto di tregua.
Una signora, pressata tra altre due persone, perde la pazienza e urla un “Vergogna!” che rimbalza nel corridoio. Nessuno la contraddice. Anzi, molti la guardano con l’espressione di chi, se avesse fiato e spazio, direbbe la stessa cosa.
Perché la vita da pendolare, a quell’ora, è esattamente questo: una sfida quotidiana fatta di treni sovraffollati, di corse improvvise da un binario all’altro, di carrozze che non funzionano, di ritardi ingestibili. È una routine che richiede pazienza, capacità di adattarsi e una dose di ottimismo che spesso si esaurisce prima ancora di salire a bordo.
Eppure, giorno dopo giorno, i pendolari ci sono sempre. Salgono, aspettano, sopportano, ricominciano daccapo. Con la speranza minima ma fondamentale che il treno successivo, quello del giorno dopo o della settimana prossima, possa andare un po’ meglio del precedente.
Insomma, niente di nuovo. Solo un altro pomeriggio in cui il viaggio verso casa si trasforma in un percorso a ostacoli. Con una certezza: domani, alla stessa ora, la scena potrebbe ripetersi identica. E ci sarà di nuovo qualcuno che, schiacciato tra una porta difettosa e l'orologio che corre, penserà che sì, forse “vergogna” è davvero la parola più sincera per descrivere tutto questo.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.