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02 Dicembre 2025 - 21:48
Maurizio Cieol
C’erano una volta i pioppi cipressini di via Castellamonte. Alti, eleganti, quasi ieratici, segnavano l’ingresso ovest di Ivrea come un portale naturale. Inquadravano la visuale verso il Palazzo Uffici Olivetti, dialogavano con la linearità di via Jervis, restituivano al visitatore quel senso di armonia tra natura e industria che per decenni ha definito l’identità visiva della città. Oggi, 2 dicembre 2025, quei pioppi non ci sono più. Al loro posto, segatura e tronchi accatastati. Le motoseghe hanno cancellato in poche ore ciò che architetti e paesaggisti avevano concepito con cura filologica. E il colpo non è solo paesaggistico: è politico, culturale, simbolico.
Il taglio è in corso nella grande rotonda tra via Castellamonte e via Jervis, a cavallo tra Banchette e Ivrea. L’Amministrazione del sindaco Antonio Mazza lo definisce un intervento necessario: sicurezza, stabilità, alberi a rischio caduta. Termini che suonano tecnici, ineccepibili, quasi inevitabili. Ma per il gruppo consiliare Uniti con Voi per Banchette — composto da Maurizio Cieol, Salvatore Pennisi, Alberto Russo ed Emanuele Splendore — la verità è più complessa e molto meno neutrale.
“Questo non è un lavoro di manutenzione: è un delitto ambientale e culturale”, afferma Maurizio Cieol, che da mesi denuncia la deriva gestionale del verde pubblico nel Comune. "Il sindaco di Banchette ha trasformato la parola sicurezza in un passe-partout per cancellare pezzi interi di paesaggio. Ha deciso di cancellare, con un colpo di motosega, un pezzo del paesaggio olivettiano. È un atto di incultura amministrativa.”
Il riferimento non è casuale. Quella rotonda non era un semplice spartitraffico verde. Fu progettata dalla Provincia di Torino sotto la presidenza di Antonio Saitta, seguendo uno studio firmato da un architetto paesaggista, per mantenere coerenza con il disegno originario del grande Pietro Porcinai, il genio del paesaggio che aveva modellato le aree verdi Olivetti. Il ritmo verticale dei pioppi cipressini, la collinetta, la continuità visiva verso Ivrea: ogni dettaglio era parte di una visione integrata tra bellezza, funzione e memoria industriale. Una visione che, oggi, si dissolve tra i rumori di una motosega.
E mentre gli alberi cadono, resta una domanda: se la pericolosità era reale e urgente, perché l’intervento non riguarda anche il filare di via Jervis, che presenta caratteristiche analoghe? Nessuna risposta. Nessuna trasparenza. I Consiglieri raccontano di aver richiesto immediatamente la perizia agronomica che giustificherebbe l’abbattimento. Non è stata fornita.
“L’Ente ha 30 giorni per rispondere, è vero”, spiegano, “ma se i documenti arrivano quando gli alberi sono già a terra, il ruolo di controllo dei Consiglieri è svuotato.”
C’è poi un particolare che molti residenti non hanno potuto fare a meno di notare: ora che le piante sono scomparse, la visuale verso il mobilificio Poltrone e Sofà è perfettamente libera. Una coincidenza che fa ironicamente dire ai Consiglieri: “Oggi l’unico a beneficiarne è quel negozio: adesso si vede molto bene.”
La vicenda non nasce oggi. Da mesi il sindaco Mazza difende le sue scelte parlando di urgenza e responsabilità: “Non possiamo permetterci di aspettare che accada un incidente”, afferma. Ma per Cieol e il suo gruppo, il ragionamento è ribaltato: “È curioso che a Banchette si invochi la sicurezza solo quando si tratta di tagliare alberi. Invece di curarli o sostituirli gradualmente, si preferisce radere tutto al suolo. E poi ci si riempie la bocca di sostenibilità.”

Il consigliere comunale Cieol
Da qui la battaglia politica: interrogazioni, richieste di accesso agli atti, segnalazioni alla Prefettura e agli enti competenti, fino al coinvolgimento del sindaco di Ivrea Matteo Chiantore — custode del paesaggio olivettiano e della Città industriale del XX° secolo — che, però, non ha mai risposto. “Nessun protocollo, nessun cenno”, denunciano i Consiglieri. “E colpisce anche il silenzio di chi, in passato, ha organizzato cortei e sit-in per molto meno. Dove sono i paladini del paesaggio? Dove i difensori del sito UNESCO? Tutto tace.”
La scelta dell’Amministrazione sembra orientata a sostituire i pioppi con “essenze ornamentali più sostenibili”, come recitano alcune anticipazioni: alberelli bassi, facili da gestire, ma privi della forza simbolica del disegno originario.
“Ecco la filosofia Mazza: abbattere per semplificare”, attacca Cieol. “Siamo passati dal paesaggio di Porcinai alla rotatoria da supermercato.”
Di fronte alle critiche, Mazza insiste: “Non stiamo tagliando, stiamo rigenerando.” Una frase che per l’opposizione suona come una beffa: “Rigenerare cosa? Il cemento? Le aiuole sintetiche? Le parole non bastano per coprire la distruzione di un simbolo.”
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