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01 Dicembre 2025 - 15:02
Conto Termico 3.0: lo Stato ti rimborsa fino al 100% dei lavori. E quasi nessuno lo sa
C’è un meccanismo pubblico, un po’ nascosto sotto sigle e acronimi, che però potrebbe far risparmiare migliaia di euro a chiunque abbia un edificio da scaldare o un impianto da sostituire. Si chiama Conto Termico e, dietro quel nome burocratico, si nasconde una cosa molto semplice: lo Stato ti restituisce una parte dei soldi che spendi per rendere la tua casa, la tua scuola, il tuo ufficio o la tua azienda più efficiente dal punto di vista energetico. Non un prestito, non un bonus complicato: un rimborso, diretto e in conto corrente, erogato dal GSE.
Ogni anno il meccanismo mette sul piatto 900 milioni di euro, una cifra enorme, destinata a quattro categorie di beneficiari: Pubbliche Amministrazioni, imprese, enti del Terzo Settore e privati. A ciascuno è riservata una fetta, ma tutti – chi più, chi meno – hanno accesso a incentivi che vanno dal 25% al 100% della spesa sostenuta. Sì, perché in alcuni casi lo Stato rimborsa davvero tutto: è il caso delle scuole, degli ospedali e degli edifici dei Comuni con meno di 15 mila abitanti, che nel nuovo Conto Termico 3.0 hanno una corsia preferenziale, con l’obiettivo evidente di accelerare la transizione energetica proprio nei luoghi dove la collettività spende di più in riscaldamento, raffrescamento e gestione.
Il principio è semplice: migliori l’efficienza o produci energia termica da fonti rinnovabili? Lo Stato ti aiuta a pagare il conto. Gli interventi ammessi sono moltissimi e toccano praticamente ogni parte di un edificio. Si va dalla coibentazione delle pareti al cappotto termico, dal rifacimento dei serramenti all’isolamento del tetto. E poi ci sono le tecnologie: pompe di calore, caldaie e stufe a biomassa, solare termico, sistemi ibridi, microcogenerazione. Insomma, tutto ciò che riduce i consumi o sostituisce combustibili fossili con soluzioni più intelligenti.
Il nuovo Conto Termico 3.0 introduce anche premi aggiuntivi. Se si scelgono apparecchi e componenti prodotti in Europa – la famosa premialità “Made in EU” – l’incentivo aumenta del 5% o del 10%. E per chi installa moduli fotovoltaici certificati e registrati presso l’ENEA c’è un ulteriore bonus, che può salire fino al 15%. Un modo per sostenere non solo la transizione ecologica, ma anche la filiera industriale del continente.
Per gli enti pubblici la riforma è ancora più generosa: non solo aliquote maggiorate, ma anche la possibilità di ottenere un contributo anticipato per la diagnosi energetica, cioè per quello studio che fotografa i consumi dell’edificio e stabilisce quali interventi conviene fare. Prima metà subito, il resto a saldo: uno strumento pensato per aiutare soprattutto i piccoli Comuni, spesso privi di fondi iniziali. Sempre la Pubblica Amministrazione, inoltre, può attivare una “prenotazione”: una sorta di prenota-posto che permette di bloccare il finanziamento prima di iniziare i lavori, evitando così di restare esclusi se i fondi si esauriscono.
Per imprese, ETS e privati, invece, resta attiva la modalità più semplice: accesso diretto. Si fanno i lavori, si pagano le fatture, si presenta domanda al GSE entro 90 giorni dalla fine del cantiere e si attende la valutazione. Di solito il rimborso arriva in tempi ragionevoli ed è versato direttamente sul conto corrente del richiedente.
Le percentuali cambiano a seconda dei soggetti. Le imprese possono ottenere dal 25% al 65% dell'investimento: meno per le grandi aziende, più per le piccole, con ulteriori incrementi se l’intervento è particolarmente efficace o se ricade in zone svantaggiate. Gli enti del Terzo Settore sono divisi in due: quelli economici, più vicini al mondo delle imprese, e quelli non economici, che a livello di incentivi sono spesso assimilati agli enti pubblici. I privati possono arrivare a un 65% per molti interventi, soprattutto quelli basati sulle pompe di calore o sulle energie rinnovabili.
C’è infine un aspetto fondamentale: il Conto Termico è compatibile con altri incentivi, ma non sempre e non su tutto. La regola è che non si possono cumulare due contributi sulla stessa spesa, ma si possono combinare agevolazioni che coprono parti diverse dell’intervento. È una distinzione tecnica, ma molto utile per chi deve programmare lavori complessi.

Valentino Fresia
"In sostanza - commenta Valentino Fresia di Fresia Alluminio Spa (Volpiano, To) - il Conto Termico è oggi uno degli strumenti più potenti e concreti per rinnovare il patrimonio edilizio italiano. Funziona, è relativamente semplice, e a differenza di molti bonus fiscali non costringe il cittadino ad aspettare anni per recuperare le spese: il GSE paga, e paga in tempi rapidi. Il problema, semmai, è che troppo spesso se ne parla poco, o si dà per scontato che sia un meccanismo riservato agli addetti ai lavori. In realtà è esattamente l'opposto: è uno strumento pensato per aiutare proprio chi, senza un sostegno economico, non avrebbe mai potuto permettersi una riqualificazione energetica. E in un Paese che spende miliardi in bollette e in importazioni di gas, capire e usare il Conto Termico non è solo una scelta di convenienza: è, a tutti gli effetti, un investimento collettivo sul futuro...".
Il Conto Termico 3.0 si rivolge a quattro grandi categorie, ognuna con regole e aliquote differenti.
Scuole, Comuni, Province, Regioni, università, ospedali, strutture del Servizio Sanitario Nazionale, laboratori scientifici e sedi istituzionali.
La grande novità è che scuole, ospedali e laboratori possono ottenere fino al 100% dell’investimento, compresi i costi tecnici. Lo stesso vale per gli edifici dei Comuni con meno di 15.000 abitanti.
Per le altre PA, le aliquote variano tra il 40% e il 65%, a seconda dell’intervento. La PA è anche l’unico soggetto che può “prenotare” i fondi prima dell’inizio dei lavori, bloccando il budget.
Sono ammesse tutte le imprese, classificate in tre categorie:
Grandi imprese
Medie imprese
Piccole imprese
Le aliquote variano in funzione della classe:
Grandi imprese: 25–45%
Medie imprese: 30–55%
Piccole imprese: 35–65%
Per gli interventi più avanzati (come la trasformazione NZEB), le percentuali salgono, ma restano sempre entro i limiti europei sugli aiuti di Stato.
Lo Stato distingue due categorie:
ETS economici, assimilati alle imprese per aliquote e massimali;
ETS non economici, assimilati alle PA per molti interventi, con aliquote che possono arrivare vicino al 100%.
Un aspetto importante è che gli ETS non economici possono accedere agli interventi del Titolo II (efficienza) e del Titolo III (rinnovabili) con percentuali più alte di quelle concesse agli ETS economici.
Singoli cittadini, proprietari di immobili, condomìni, gestori di impianti sportivi.
Le aliquote arrivano fino al 65% e valgono soprattutto per pompe di calore, solare termico, biomassa, sistemi ibridi e microcogenerazione. I privati possono accedere anche a interventi di isolamento, ma solo in ragione della categoria d’uso dell’edificio.
Il Conto Termico incentiva due grandi gruppi di interventi:
Riguarda la “pelle” e l’intelligenza dell’edificio:
isolamento termico delle superfici opache (muri, tetti, solai);
sostituzione delle finestre;
isolamento delle coperture;
sistemi di building automation;
riqualificazioni profonde;
trasformazioni in edifici NZEB;
sostituzione di impianti termici obsoleti.
Qui entrano in gioco le tecnologie:
pompe di calore;
caldaie, stufe e generatori a biomassa;
solare termico;
solare termodinamico;
sistemi ibridi;
microcogenerazione;
impianti a servizio anche di utenze collettive.
Le aliquote non sono tutte uguali. Ecco la sintesi completa:
100% per scuole, ospedali, laboratori scientifici.
100% per edifici comunali < 15.000 abitanti.
40–65% per gli altri casi.
Massimali variabili in base al tipo di intervento (ad esempio per l’isolamento si considerano €/m²).
Grandi: 25–45%.
Medie: 30–55%.
Piccole: 35–65%.
Massimali variabili con criteri specifici (€/kW, €/m², €/kWh risparmiati).
Economici → come imprese.
Non economici → come PA, con possibili percentuali vicine al 100%.
Fino al 65%.
Massimali legati alla potenza degli impianti (ad esempio €/kW per pompe di calore).
Il Conto Termico 3.0 introduce un sistema di premialità articolato:
+5% o +10% se i componenti principali sono prodotti in Europa.
+10% o +15% per moduli iscritti al registro ENEA e conformi agli standard.
Incentivi maggiorati per interventi eseguiti in aree a forte criticità climatica o economica.
Quando si uniscono efficienza e rinnovabili, le percentuali crescono.
Il file è chiarissimo sulle modalità:
Si presenta la domanda al GSE entro 90 giorni dalla fine dei lavori.
È la modalità standard per privati, imprese ed ETS.
La PA può prenotare subito il contributo, senza dover attendere la fine dei lavori.
Questo blocca la disponibilità di budget.
Ci sono scadenze precise per:
avvio lavori;
conclusione lavori;
rendicontazione.
Una novità assoluta del CT 3.0.
La diagnosi energetica viene pagata in due tranche:
50% all’avvio,
50% alla conclusione.
Il Conto Termico 3.0 è cumulabile con altri incentivi, ma solo se:
gli incentivi non coprono le stesse voci di spesa;
l’intervento rispetta i limiti sugli aiuti di Stato.
Esempio: si può usare il Conto Termico per la pompa di calore e un altro incentivo per la parte edilizia dell’intervento, purché si documentino i costi separati.
Il documento contiene un passaggio cruciale:
le nuove regole diventano pienamente operative da maggio 2026.
Questo significa che:
gli interventi avviati prima seguono le regole del CT 2.0;
quelli avviati dopo seguono il CT 3.0;
nei mesi intermedi valgono criteri di transizione e chiarimenti del GSE;
le PA che hanno già una prenotazione attiva mantengono il regime precedente.
Il GSE ha inserito anche una serie di FAQ che chiariscono casi particolari:
cosa succede in caso di variazione del progetto;
quando si può fare accesso diretto;
come si calcola il mix tra efficienza e rinnovabili;
cosa accade se il soggetto diventa ETS economico dopo l’avvio;
compatibilità con CER e gruppo di autoconsumo.
Il Conto Termico non è l’incentivo più famoso d’Italia, ma è tra i più solidi.
Ha tre caratteristiche fondamentali:
Pagamenti diretti e veloci.
Niente detrazioni, niente crediti fiscali, niente incertezze.
Regole chiare, aggiornate e compatibili con i vincoli europei.
Un impatto strutturale.
Il suo scopo è ridurre consumi, emissioni e dipendenza energetica, non gonfiare la domanda edilizia.
Il CT 3.0 rappresenta un’evoluzione importante perché rende gli incentivi più mirati, più equi, più alti per i soggetti pubblici e più attenti alla qualità dei prodotti installati.
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