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30 Novembre 2025 - 18:41
Daniela Martini con l'ex Bela Tolera del Carnevale di Chivasso Silvia Poncini, presente all'inaugurazione della mostra
La mostra personale di Daniela Martini, di Chivasso, alla Galleria E20 d’Arte al Castello di Rivoli continua a richiamare visitatori, attratti da un realismo che non esibisce soltanto tecnica, ma un modo di guardare il mondo.
L’inaugurazione del 28 novembre ha aperto le porte a un’esposizione che prosegue in questi giorni, confermando la capacità dell’artista piemontese di trasformare ogni volto, ogni animale, ogni dettaglio in un frammento di vita. “I colori sono l’anima della vita”, recita il titolo scelto per la mostra. Una dichiarazione che, nelle sale della galleria, diventa verifica immediata.
Martini lavora con pastelli, acquerelli e carbotelli colorati, muovendosi dentro un iperrealismo che non scivola mai nell’ostentazione, ma cerca l’essenza dei soggetti. Gli sguardi femminili, nitidi come vetro e profondi come ferite, sono tra le opere più osservate: volti avvolti da veli, pelle che sembra respirare, iridi che trattengono una storia taciuta. Quel tipo di ritratto che non chiede interpretazioni, perché ti guarda prima di essere guardato. Accanto a loro, l’immagine del pirata dagli occhi glaciali, il profilo elegante della donna-farfalla, il cavallo costruito attraverso una danza di acquerelli e macchie controllate: opere che rivelano una precisione quasi chirurgica nel modellare la luce.
Ma sarebbe riduttivo definire Daniela Martini soltanto ritrattista. È un’artista capace di attraversare linguaggi e materiali: dalla pittura alla ceramica fino alla didattica, dove il passaggio di competenze diventa un ulteriore gesto creativo. Ed è in questa dimensione collettiva che si colloca il grande murales di Torrazza Piemonte, realizzato con i suoi allievi: un’esplosione di colori e figure che ha trasformato una parete anonima in un racconto comunitario. Un lavoro che parla di radici, partecipazione, educazione estetica, e che completa il ritratto di un’artista che non si limita a produrre immagini, ma costruisce luoghi visivi.
Alla Galleria E20 al Castello, questo percorso si ricompone come un mosaico: la cura dei dettagli, la scelta dei toni, la ricerca della verità nei volti e negli animali, l’uso del colore come strumento emotivo. Non ci sono effetti scenici: c’è la certezza di un mestiere solido e la libertà di un’ispirazione che sa quando trattenersi e quando bruciare.
La mostra rimarrà aperta fino all’11 dicembre. Vale la visita per chi vuole vedere da vicino un’artista che, lontana dai proclami, continua a costruire un suo cammino nel panorama piemontese, trasformando ogni tratto in un invito: guardare, davvero, ciò che spesso scivola via senza lasciare traccia. Un invito che, nei suoi quadri, diventa promessa mantenuta.

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