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30 Novembre 2025 - 07:00
Cava, il capolavoro del disastro: credibilità del Comune al minimo
A fine Consiglio comunale il sindaco Matteo Chiantore esce sorridente, convinto — chissà in base a quale allucinazione istituzionale — di aver “spiegato tutto” sulla cava di Cogeis a San Bernardo di Ivrea.
Sorride come quelli che non hanno capito di aver sbagliato, e proprio per questo sorridono ancora più forte.
E mentre lui si gode questa mezz’ora di gloria immaginaria, i cittadini del Comitato No Cava sono fuori dal Municipio a chiedersi se quel Consiglio non fosse una candid camera. Perché a loro, più che un chiarimento, è sembrata una presa in giro, o se si preferisce una presa per il sedere. Di quelle fatte bene, professionali, montate con cura artigianale.
Il tasto magico della serata? Il PRAE. Un Piano che fino a ieri nessuno sapeva neppure in quale cassetto fosse e che è diventato improvvisamente il colpevole universale: del rinnovo della concessione, del progetto della cava, delle scelte tecniche, dell’aria che tira, dell’umidità, della pioggia, dello smog, dell’effetto serra, dei cambiamenti climatici.

“È colpa del PRAE”, ha ripetuto Chiantore fin quasi allo sfinimento, fissando il consigliere di Fratelli d’Italia Andrea Cantoni con l’aria di un professore che ti spiega Platone mentre ha De André nelle cuffie.
Non della Città Metropolitana che ha firmato l’autorizzazione. Non dei tecnici comunali che hanno messo pareri favorevoli. Non dell’ufficio tecnico che ha ignorato varianti in vigore dal 2013.
Non del Comune che ha lasciato la pratica incancrenire dagli anni Duemila. No: colpa del PRAE. E vissero tutti felici e contenti.
Che poi il Prae se chiede in Regione (e lo abbiamo fatto) prende atto delle autorizzazioni in corso, fotografa, digerisce, al massimo ti ricorda, così come ha fatto che con l'ultimo Prg hai autorizzato una cava e ti eri dimenticato di inserirla.
Praè uguale a una "supercazzola"? Ci sa tanto di sì! Opposizioni prese in contropiede? Esattamente!
In ogni caso, mozione risolta, bocciata e rispedita al mittente.
Tra un PRAE e l’altro, il passaggio da incorniciare: il sindaco che racconta di aver “fatto neri” tutti in conferenza dei servizi.
La gente ascolta, annuisce, prende appunti. Peccato che nel verbale — quello ufficiale — non ci sia una virgola, neanche nelle righe bianche, di questa fantomatica arringa.
La chicca finale? Quella che farà scuola nelle università di diritto amministrativo dedicate alle assurdità.
Il Comune che detta le condizioni tecniche della strada d’accesso, le inserisce negli atti, le conferma in conferenza, le rende parte integrante del rinnovo della concessione e poi preavvisa Cogeis che di “varianti non se ne faranno mai”.
Applausi. O meglio no, perché in sala “gli applausi non sono ammessi”, come ha ricordato orgoglioso il presidente del Consiglio Luca Spitale. Ma se fossero stati ammessi… sarebbe stata una standing ovation. Ovviamente dei legali di Cogeis.
Inutile ricordare - come ha fatto il consigliere Andrea Cantoni - che la mozione unanime del 26 maggio non è stata presa neanche lontanamente in considerazione. Lo fai e la maggioranza si stringe tutt’intorno in difesa del capo: “Guai a confondere la politica con gli atti amministrativi”, “Le mozioni non contano nulla”. E poi di nuovo: “È tutto colpa del PRAE”.
Parole in libertà, talmente in libertà che a un certo punto la consigliera comunale Vanessa Vidano arriva addirittura a paragonare il Comitato No Cava ai No Tav, aggiungendo pure di ammirarne la “purezza d’animo”. Ma che cavolo di paragone è senza le molotov?
Risultato? Il sindaco crede di essere uscito vincitore. La maggioranza crede di aver fatto una figura solida.
I cittadini del Comitato No Cava, invece, sono più arrabbiati di prima: anche quelli di sinistra, di centrosinistra e di centro.
Chiamiamolo “effetto Piccoli”: l’unica, prima di Chiantore, a essere riuscita a catalizzare contro l’Amministrazione interi bacini di “tutti” e “tutte”. Per perdere le prime elezioni utili si comincia così: un quartiere alla volta.
Chiantore si illude che la cava sia un problema chiuso. La realtà è che il Consiglio comunale di ieri ha scavato un’altra buca. Non a San Bernardo: direttamente sotto la credibilità di un’amministrazione che, in pochi mesi, ha dimostrato chiaramente di essere succube delle grandi imprese eporediesi, da Cogeis a Flecchia, passando per Vega Costruzioni. Delle imprese che "contano" e di tutti i progetti (Toh! Guarda...) che portano la firma di Alberto Redolfi.
Non fosse così, non si capirebbe perché per Cogeis ci si attenga ai “pareri” dell’ufficio tecnico, mentre per Flecchia si cerchino avvocati che dicano ciò che l’ufficio tecnico non riesce a dire. O meglio è chiaro che con Cogeis, proprietaria dei terreni su cui si andrà a costruire il nuovo ospedale, nell'area ex Montefibre, esiste un riguardo che per altri non c'è!
Si dirà: paura dei ricorsi. E perché mai bisognerebbe averne paura? I tribunali sono pieni di cause di questo tipo. Una più, una meno. Forse per la parcella dell'avvocato? Cioè il problema sono quelle poche migliaia di euro. Beh, allora, lo si dica...
La verità è che quelli del Comitato cercavano un sindaco che stesse dalla loro parte e non lo han trovato. La verità che in Consiglio si è giocato a far politica, ma quando ci si trova davanti a un gruppo così nutrito di cittadini bisognerebbe ricordarsi che cos’è la rappresentanza.
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