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28 Novembre 2025 - 15:12
La cava è un insulto a San Bernardo”: il Comitato demolisce le parole di Cogeis
In vista del Consiglio comunale di questa sera, a Ivrea il clima è quello delle grandi occasioni: teso, nervoso, quasi elettrico. La città si prepara a una seduta che si annuncia rovente, e la mattinata è stata tutt’altro che tranquilla. Amministrazione comunale e Comitato No Cava si sono fronteggiati a colpi di PEC, in un botta e risposta che racconta perfettamente quanto il “caso cava” sia ormai diventato una faglia politica profonda, capace di spaccare fiducia, rapporti e credibilità.
Tutto parte da una lettera del Sindaco Matteo Chiantore, datata 25 novembre, con cui il primo cittadino ha risposto alle accuse del Comitato riguardo alla gestione dell’iter sul rinnovo dell’autorizzazione alla cava in località Fornaci. Una lettera asciutta, formale, istituzionale, che ribadisce un concetto su cui l’Amministrazione si trincera da settimane:"...abbiamo espresso il dissenso, ma la legge non ci consentiva altro".
Un refrain che ritorna come un mantra: la Conferenza dei Servizi del 21 luglio, le osservazioni fatte, il percorso amministrativo dettato dalla L.R. 23/2016, e il famoso iter “senza margini discrezionali ulteriori”.
In sostanza: le mani erano legate. E dunque, implicitamente: "non è colpa nostra".

Il problema — ed è qui che la mattina ha preso fuoco — è che il Comitato No CAVA questa narrazione non solo non la accetta, ma la smonta pezzo per pezzo nella PEC del 28 novembre. Una lettera durissima, in perfetto stile “la misura è colma”, che accusa Palazzo Civico di non aver fatto tutto ciò che poteva fare, e anzi, di aver perso tempo, occasioni, credibilità e persino trasparenza.
Il Comitato lo dice chiaramente: il dissenso politico non può limitarsi a una frase verbalizzata a luglio o a interventi in Consiglio comunale. Un Sindaco contrario — scrivono — deve agire, non solo dichiarare.
E qui s’insinua una domanda che stasera, inevitabilmente, rimbalzerà tra i banchi del pubblico: "Glielo dica, Sindaco, a quelle persone che tra pochi mesi si ritroveranno i camion sotto la finestra, che lei non poteva fare di più. Glielo dica a chi aprirà le tapparelle e troverà la polvere entrata in camera da letto ogni mattina.
Il Comitato chiede quindi l’elenco di tutti gli atti politici concreti messi in campo per fermare la procedura. Atti che, secondo loro, non si sono visti.
«Se vi siete limitati alle dichiarazioni, allora l’opposizione del Comune è stata debole e inconsistente» è il senso della loro replica.
Poi c’è la questione del sopralluogo: mentre il Sindaco parla di luglio, la Determina della Città Metropolitana dice 19 settembre.
Non un dettaglio: a settembre l’iter era praticamente chiuso.
Per il Comitato, quel ritardo non è solo un errore formale ma la dimostrazione che il Comune ha perso la finestra decisiva. E la richiesta della Città Metropolitana del 25 settembre per “ulteriori pareri” è, nelle loro parole, la prova che un margine esisteva: un’ultima chance che l’Amministrazione non avrebbe colto.
Il capitolo più esplosivo, però, è quello della trasparenza.
Il Comitato denuncia di aver scoperto solo tramite Albo Pretorio che il 24 novembre il Comune ha dato mandato per il Piano di Zonizzazione Acustica, atto fondamentale per la convivenza futura con la cava. Nessuna comunicazione diretta, nessuna informazione ai cittadini.
Una stilettata che pesa quanto un macigno: perché a San Bernardo, oggi, più ancora della cava, brucia la sensazione di essere stati lasciati soli. E non è difficile immaginare cosa potrà accadere quando, questa sera, qualcuno alzerà la mano per dire: "glielo dica lei, Sindaco, a chi ha investito in quella casa i risparmi di una vita di sacrifici, che la battaglia finisce qui...".
E mentre il Sindaco continua a rassicurare sull’impegno “nel prosieguo del procedimento”, il Comitato domanda: "come controllerete i 7 camion al giorno? Con quale personale? Con quali mezzi?"
Domande semplici, pratiche, che mettono il dito nella piaga di una macchina amministrativa che già oggi fatica a garantire controlli ordinari, figuriamoci monitorare il traffico di una cava.
Così, a poche ore dal Consiglio, la situazione è questa: da una parte un’Amministrazione che sostiene di aver fatto tutto ciò che poteva e che ora promette vigilanza e serietà; dall’altra un Comitato che accusa Palazzo Civico di aver mancato l’appuntamento con la storia, di non aver difeso la città quando poteva farlo e di continuare a giocare di rimessa, nell’ombra, senza informare la popolazione.
Il risultato? Un quartiere infuriato, una città spaccata, e una serata che si annuncia politicamente esplosiva.
E' chiaro che siamo solo all’inizio.
Insomma a San Bernardo, la cava non ha ancora scavato un solo metro cubo di ghiaia, ma ha già aperto una voragine. Politica, istituzionale e di fiducia. E stasera, in Consiglio, si capirà quanto è profonda.
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