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27 Novembre 2025 - 15:54
Il prof. del Canavese campione del mondo di Karate: da Caluso al doppio oro iridato, la scalata di Gioele Brotto
La storia di Gioele Brotto non è quella del prodigio precoce. È, piuttosto, la dimostrazione che un percorso iniziato “tardi”, con pazienza e dedizione, può trasformarsi in un traguardo mondiale. Nato e cresciuto a Foglizzo, oggi insegnante di matematica e scienze alle scuole medie, Brotto ha conquistato l’oro nel kumite singolo e il titolo mondiale nel kumite a squadre ai Mondiali FSKA di Almada, in Portogallo, tra il 14 e il 16 novembre. Un successo che affonda le radici in anni di lavoro nel dojo del Budokan Karate Caluso, dove si allena dal 2007 sotto la guida del Maestro Nico Primavera.
L’avvicinamento al karate arriva a quattordici anni, in pieno liceo Martinetti, grazie al padre, che praticava da giovane. «È stato lui a spronarmi a provarci», racconta Gioele, dopo essersi allontanato dal calcio perché «non trovavo quell’ambiente rispettoso che cercavo». Calcio, nuoto, judo: sport praticati da bambino e poi lasciati, finché il tatami diventa la sua direzione. Non un inizio facile contro compagni che avevano anni di esperienza in più, ma la costanza compensa il ritardo. E il percorso tecnico di Brotto lo testimonia: cintura nera I Dan nel 2015, II Dan nel 2018, III Dan nel 2023. Una progressione lenta, solida, costruita pezzo dopo pezzo, fino a diventare istruttore nel 2017 per la stessa palestra in cui è cresciuto.
La convocazione nella nazionale UISP, disciplina kumite, arriva due anni fa. La squadra, guidata dai maestri Domenico Caprioli e Davide Massari, è un mosaico di provenienze: due piemontesi (Brotto e Alessandro Fontana), due lombardi (Luca Marotta e Daniele Durante) e un romano (Giuseppe Di Pasquale). Un gruppo che si allena unito nei raduni mensili in giro per l’Italia, fondamentali per costruire affiatamento. «All’inizio ci vedevamo ogni due o tre mesi, ora almeno una volta al mese. È importante per fare squadra», sottolinea Gioele.
Il Mondiale FSKA, organizzato dalla Funakoshi Shotokan Karate Association World, ha raccolto atleti di altissimo livello da Brasile, Camerun, Finlandia, Francia, Inghilterra, Israele, Kazakistan, Madagascar, Polonia, Portogallo, Sud Africa, Stati Uniti e Ucraina. Un contesto internazionale in cui l’Italia ha imposto autorità e solidità tecnica, chiudendo con un bottino impressionante: 7 ori, 2 argenti e 2 bronzi. Oltre ai titoli di Brotto, Di Pasquale ha vinto l’oro nel kata singolo e l’argento nel kumite; Fontana il bronzo nel kata; Durante l’argento nel kumite a squadre; Marotta il bronzo individuale.
La finale contro l’Ucraina è stata la prova più dura. Una squadra considerata tra le più complete e tecniche del torneo, capace di tenere un ritmo altissimo. «Anche se è uno sport individuale, nei momenti difficili ci siamo supportati. Questo ha fatto la differenza», spiega Brotto. Il valore del gruppo, unito alla preparazione, emerge in modo netto, e l’Italia porta a casa un oro che profuma di maturità agonistica.
Per Gioele, Almada è stata un’esperienza travolgente anche fuori dal tatami. In tribuna c’erano i genitori, orgogliosi e commossi. «Hanno gioito con me, viverlo insieme è stato speciale», racconta. Un legame familiare che attraversa tutta la sua storia sportiva e che dà la misura di quanto questa vittoria sia parte di un percorso collettivo.
Rientrato in Italia, la vita riprende con la naturalezza dei gesti quotidiani: la scuola, la palestra, le lezioni, le ore passate ad allenarsi per restare in forma. Nessun professionismo, nessun circuito retribuito: soltanto passione, dedizione e il desiderio di farsi trovare pronto per le prossime convocazioni. «È da un anno che sono nella rosa della nazionale. Cerco sempre di rimanere in forma e continuo ad allenarmi in vista delle future gare», spiega.
Il ritorno a scuola è stato un piccolo evento: «C’è stata una festa spontanea, colleghi e ragazzi erano tutti contenti e stupiti». Ed è qui che la sua vittoria assume un valore ulteriore: diventa un esempio. Un insegnante che non si limita a spiegare scienze o geometria, ma che mostra ai propri studenti cosa significa impegno quotidiano. Anche in palestra, dove si registrano una novantina di iscritti, la sua medaglia diventa un motore di entusiasmo. «Spero che la mia vittoria sia d’ispirazione per gli altri. È importante dare l’esempio», dice. E soprattutto, aggiunge, dimostrare che anche dopo i trent’anni si può ottenere tutto con costanza.
Il karate non è uno sport popolare come calcio o tennis, eppure è un archivio di disciplina, rispetto, autocontrollo e crescita personale. Il messaggio di Gioele è diretto: avvicinare più persone a questa pratica e spingere chi già la vive a non abbandonarla. Non per i trofei, ma per ciò che costruisce dentro.
L’oro mondiale è un traguardo. Ma per Gioele Brotto, che il giorno dopo è tornato in classe a spiegare scienze, è soprattutto un nuovo inizio. Un punto da cui ripartire, con la stessa ostinata semplicità che lo ha portato fin qui.



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