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04 Novembre 2025 - 15:45
Champagne contro Prosecco: la guerra delle bollicine scoppia online
Dev’essere stato un colpo al cuore per i francesi leggere quello slogan: “Tradisci lo Champagne e bevi Prosecco”. Un affronto, quasi una bestemmia in bottiglia. Eppure a firmarlo non è stato un produttore veneto in vena di nazionalismo, ma tre modelle inglesi: Cara, Poppy e Chloe Delevingne, sorelle celebri per copertine patinate e film internazionali, ora diventate paladine della glera.
Dal 2020 le tre hanno messo radici tra le colline di Valdobbiadene, dove producono il loro Della Vite, un prosecco “pulito”, vegano e naturale, fermentato con lieviti spontanei e filtrato con ceramica invece che con agenti di origine animale. Un vino che si racconta come contemporaneo e gentile, ma che ha finito per scatenare una tempesta d’orgoglio nazionale altrui.
La loro campagna pubblicitaria — elegante, ironica e un po’ sfacciata — è bastata a mandare in ebollizione i signori dello Champagne. Perché in Francia puoi toccare tutto: la politica, la cultura, persino il calcio. Ma non lo Champagne. Lì si entra nel campo minato della sacralità.
A difendere l’onore del calice dorato è sceso il Comité Champagne, il potente organismo che riunisce 16 mila produttori e 350 maison. Una lettera ufficiale, tono perentorio, minaccia di diffida: “smettetela di citare il nostro nome per promuovere il vostro vino”. Le Delevingne hanno reagito come si reagisce ai rimproveri quando si ha spirito e ironia: hanno pubblicato la lettera, tagliando le parti più noiose, e l’hanno presentata ai follower come “una lettera d’amore dai nostri amici francesi”. Poi la citazione di Wilde, come chiosa perfetta: “L’unica cosa peggiore che far parlare di sé è non far parlare di sé”.
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Risultato: pubblicità planetaria, i francesi furiosi, e il prosecco che si prende la scena.
In fondo, tra marketing e orgoglio nazionale, resta un fatto: le bollicine italiane non chiedono più il permesso di esistere. Non vogliono imitare lo Champagne, vogliono superarne la retorica. E forse, a ben vedere, la frase “tradisci” non è un’offesa.
È un invito a cambiare abitudini, a ricordare che dietro certe bottiglie c’è anche un’Italia che non si limita a brindare: rivendica il diritto di farlo a modo suo.
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