Cerca

Attualità

Sanità. Cirio e Riboldi si fanno i complimenti da soli: 1.925 assunzioni sulla carta, ma i reparti restano vuoti

Alla riunione del 28 ottobre al Grattacielo Piemonte il presidente e l’assessore alla Sanità hanno esibito numeri trionfali e percentuali da record. Peccato che negli ospedali manchino ancora 6.000 infermieri, i concorsi procedano a rilento e la realtà smentisca la retorica dei “risultati raggiunti”

Sanità. Cirio e Riboldi si fanno i complimenti da soli: 1.925 assunzioni sulla carta, ma i reparti restano vuoti

Sanità. Cirio e Riboldi si fanno i complimenti da soli: 1.925 assunzioni sulla carta, ma i reparti restano vuoti

Si è tenuta martedì 28 ottobre al Grattacielo Piemonte la riunione dell’Osservatorio regionale sul personale sanitario, convocata per fare il punto sulle assunzioni nella sanità pubblica. Attorno al tavolo, il presidente Alberto Cirio, l’assessore alla Sanità Federico Riboldi, i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Fials, Nursind, Nursing Up e le sigle della dirigenza medica.

Un incontro che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto restituire un quadro realistico del personale sanitario piemontese. Ma che, nei fatti, si è trasformato in un’autocelebrazione. Cirio e Riboldi hanno infatti esibito con orgoglio il dato di 1.925 nuove assunzioni al 30 settembre, spiegando che il traguardo delle 2.000 entro l’anno è ormai «vicino». Un risultato che, a loro dire, certifica “l’impegno della Regione nel rafforzare la sanità pubblica”.

A sentirli, sembrerebbe che il Piemonte abbia risolto il problema della carenza di personale. Peccato che i numeri raccontino tutt’altra storia.

Dei 1.925 nuovi ingressi, infatti, 1.393 appartengono al comparto (cioè infermieri, OSS, tecnici e amministrativi) e 532 alla dirigenza medica. Ma nel conteggio sono compresi anche i rimpiazzi dovuti al turnover: non si tratta quindi di “nuove assunzioni” in senso stretto, bensì di una parziale copertura di posti rimasti vacanti da tempo. Manca poi la cosa più importante: il fabbisogno reale, mai dichiarato.

asfa

I sindacati stimano che in Piemonte servano ancora oltre 6.000 infermieri per garantire standard minimi di sicurezza. Ma la parola “fabbisogno” durante la riunione non è mai comparsa. Al suo posto, si è parlato di percentuali — 93% dell’obiettivo del comparto, 106% della dirigenza — e di “traguardi quasi raggiunti”. Percentuali che fanno scena, ma che dicono poco a chi ogni giorno lavora in corsia con organici ridotti all’osso.

Riboldi ha poi esaltato il concorso di Azienda Zero, che ha prodotto una graduatoria con 1.121 idonei per infermieri, 80 per tecnici di laboratorio e 57 per tecnici di radiologia. Numeri che suonano bene, ma che non dicono quanti di questi professionisti siano già stati assunti e dove. “Idoneo” non significa “assunto”: un dettaglio che in Regione preferiscono sorvolare.

Durante la riunione si è parlato anche di gettonisti, con l’annuncio di un “taglio del 30% della spesa”. Bene, se non fosse che nessuno ha spiegato come. Si è risparmiato riducendo i turni? Chiudendo qualche reparto notturno? Tagliando servizi territoriali? Silenzio. Si è poi parlato di reinternalizzazioni — 766 operatori rientrati, 11,8 milioni di euro di risparmio, 994 unità previste a regime — ma senza chiarire quali figure siano state effettivamente reintegrate e quante assunzioni siano stabili.

Nel suo intervento finale, Riboldi ha annunciato nuove procedure concorsuali entro novembre per fisioterapisti, ostetriche, logopedisti, tecnici e OSS, e ha promesso di chiedere al Ministero dell’Economia di escludere le internalizzazioni dal tetto di spesa del personale sanitario. Peccato che la stessa richiesta sia già stata inviata mesi fa, senza alcun esito.

A chiudere l’incontro è stato il nuovo direttore generale della Città della Salute, Livio Tranchida, che ha illustrato “le linee guida del suo mandato”. Linee guida, appunto. Ma senza personale, i piani restano solo sulla carta.

In sintesi, quella del 28 ottobre è stata una riunione dai toni trionfalistici, ma con poca sostanza. Si è parlato di numeri, di percentuali e di “risparmi”, ma non di chi lavora con la divisa addosso. Nessuno ha citato i reparti in sofferenza, le liste d’attesa interminabili, o il fatto che negli ospedali piemontesi si continui a sopravvivere a colpi di straordinari e doppi turni.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori