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Esplode la protesta dei 60mila farmacisti italiani: ecco quando rimarranno chiuse le farmacie

Contratto scaduto e aumenti “inadeguati”: i sindacati chiamano alla mobilitazione nazionale contro Federfarma

Farmacie private in sciopero il 6 novembre: 60mila farmacisti e dipendenti incrociano le braccia per il contratto scaduto

Farmacie private in sciopero il 6 novembre: 60mila farmacisti e dipendenti incrociano le braccia per il contratto scaduto

Il prossimo 6 novembre si fermeranno per 24 ore circa 60mila dipendenti delle farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, tra farmacisti collaboratori e personale tecnico-amministrativo. Lo sciopero è stato indetto dalle federazioni Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, dopo la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, scaduto nel 2024.

La mobilitazione arriva dopo mesi di confronto senza esito e dopo l’ultimo incontro del 9 ottobre, quando la proposta economica di Federfarma180 euro lordi complessivi di aumento in tre anni – è stata giudicata “inadeguata” dai sindacati. Le tre sigle hanno quindi proclamato lo sciopero, seguito all’esito negativo della procedura di conciliazione del 20 ottobre, accusando la controparte datoriale di mostrarsi «indisponibile a riconoscere alle lavoratrici e ai lavoratori incrementi retributivi e soluzioni normative in linea con l’aumento del costo della vita, rispondenti alle caratteristiche professionali degli stessi e confacenti al contesto lavorativo nel quale operano».

Le farmacie private convenzionate aderenti a Federfarma sono oltre 18mila in tutta Italia. Secondo i sindacati, queste realtà costituiscono un «presidio sanitario e sociale essenziale per il Paese», poiché il lavoro dei farmacisti «va ben oltre la semplice dispensazione dei farmaci».

Filcams, Fisascat e Uiltucs ricordano che «la professionalità delle farmaciste e dei farmacisti rappresenta il primo punto di riferimento per milioni di cittadini in tema di salute, assistenza e prossimità sanitaria» e che il ruolo di questi lavoratori «merita rispetto e riconoscimento concreti, non parole vuote».

Le federazioni spiegano di aver sempre perseguito «un confronto costruttivo, avanzando proposte concrete e sostenibili per un rinnovo contrattuale che garantisca giusti adeguamenti salariali, migliore conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, riconoscimento della professionalità e percorsi formativi per valorizzare le competenze del personale». Da qui l’appello: «Federfarma torni al tavolo di trattativa con le organizzazioni sindacali confederali, favorendo una rapida conclusione del negoziato e dimostri di voler tutelare farmaciste e farmacisti riconoscendo un rinnovo contrattuale che rispecchi il valore reale della professione».

Dal canto suo, Federfarma ha replicato sottolineando che «è essenziale che le condizioni economiche e normative stabilite dal Ccnl siano sostenibili per tutte le farmacie, grandi e piccole, rurali e urbane, in modo da garantire la capillarità e l’efficienza della rete territoriale».

Il coordinamento nazionale unitario dei delegati Filcams, Fisascat e Uiltucs aveva dato mandato alle segreterie di avviare la mobilitazione già il 20 ottobre. Il confronto è poi proseguito con un’assemblea nazionale unitaria dei lavoratori, tenuta il 27 ottobre e partecipata da circa 4.000 farmaciste e farmacisti, che ha definito le prossime tappe della vertenza, fino alla proclamazione dello sciopero del 6 novembre.

Una protesta che si annuncia ampia e simbolica: al centro non solo la questione salariale, ma il riconoscimento del ruolo dei farmacisti come parte integrante del sistema sanitario nazionale.

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