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02 Ottobre 2025 - 22:27
In foto Paola Risoli e il sindaco Matteo Chiantore
Ivrea, città delle fabbriche e delle idee, continua a fare i conti con la propria eredità. Non come un peso, ma come un tesoro che pretende di essere custodito e, allo stesso tempo, reinventato. È in questo solco che si inserisce “Olivetti Umano Costrutto”, la nuova opera video di Paola Risoli, presentata al pubblico il 2 ottobre presso il Visitor Centre del sito UNESCO “Ivrea città industriale del XX secolo”.
Non un semplice filmato, ma un’installazione che nasce dall’incrocio fra la memoria industriale e la creatività contemporanea, fra il cemento delle Officine ICO e le suggestioni di un linguaggio artistico che parla di luci, ombre, silenzi e suoni. Il lavoro è stato realizzato grazie al sostegno della Città di Ivrea e finanziato con fondi ministeriali destinati alla valorizzazione dei siti riconosciuti Patrimonio Mondiale. Una scelta che sottolinea la volontà delle istituzioni di investire non solo sulla conservazione, ma anche sulla rigenerazione culturale.
La prima proiezione, inserita nel programma del festival “Welc-home to My House”, è stata quasi un rito collettivo: presenti il sindaco Matteo Chiantore, il site manager Filippo Ghisi, lo scrittore e performer Marco Peroni, il libraio Italo Cossavella e il musicista Marco Bellafiore, autore della colonna sonora. Insieme hanno dato voce a un momento che ha intrecciato istituzioni, comunità e linguaggi artistici differenti.
Per Chiantore, l’acquisizione rappresenta un passo avanti decisivo.
“È per noi una soddisfazione - ha commentato - aver acquisito l’opera di un’artista contemporanea che vive e lavora a Ivrea quasi da sempre e innamorata della sua città. Questo progetto rafforza l’identità di Ivrea come città-industria orientata al futuro, valorizzando l’incontro tra l’arte contemporanea e la memoria industriale”. Parole che risuonano come un manifesto di intenti: fare della città non un museo statico, ma un laboratorio vivo, in cui la memoria olivettiana diventi motore di nuove riflessioni e opportunità.
A ribadire questa direzione è stato anche Filippo Ghisi, site manager del sito UNESCO, che ha definito l’opera “un nuovo tassello della politica culturale di Ivrea”. Non un evento isolato, ma un percorso che vede l’ente comunale protagonista attivo della produzione artistica, pronto a collaborare con autori locali di respiro internazionale. E in effetti, “Olivetti Umano Costrutto” non è pensata solo per un pubblico locale: è un’opera destinata a dialogare con visitatori, studiosi e turisti, diventando parte integrante dell’esperienza di chi si immerge nelle architetture e nella storia di questo patrimonio.
Ma la voce più intensa è stata quella di Paola Risoli, che in queste immagini ha condensato anni di lavoro, ricerca e contemplazione.
“Sono profondamente onorata dell’acquisizione da parte della città e grata che questo avvenga qui, dove sono cresciuta e dove ho nutrito il mio sguardo. Questo video è il mio inchino, il mio grazie alla bellezza e alla grazia di quanto agito da Adriano Olivetti e da tanti per questa città visibile che è oggi Ivrea”.
Risoli ha raccontato un’opera “forgiata per anni, asciugata, spogliata, respiro di cielo e cemento, buio e luce, lenta psichedelia”, che vuole essere innanzitutto esperienza: “quello che spero è che vi faccia stare. Punto”.
Una dichiarazione che restituisce l’essenza del progetto: non spiegare, non interpretare, ma creare uno spazio in cui lo spettatore possa sostare, lasciandosi attraversare da immagini e suoni. Una dimensione che lo scrittore Marco Peroniha saputo leggere con acutezza, paragonando il lavoro di Risoli all’esperienza teatrale di Carmelo Bene. Non una rappresentazione, ma un concerto, una sospensione che libera le architetture e le macchine olivettiane dalla retorica museale per restituirle come poesia e delirio creativo.
A fare da collante è la musica di Marco Bellafiore, che con la sua colonna sonora contribuisce a trasformare il video in un’opera musicale, quasi un rituale sonoro in cui le immagini non illustrano, ma vibrano e risuonano.
Il risultato è un lavoro che non solo omaggia Adriano Olivetti e la sua eredità, ma che si propone come ponte fra generazioni e linguaggi, fra chi ha vissuto la stagione delle fabbriche e chi oggi la guarda come patrimonio. Un’opera che trova la sua casa nelle Officine ICO, luogo simbolo della modernità industriale, e che sarà fruibile fino ad aprile 2026, per poi entrare stabilmente nel percorso di visita del sito UNESCO.
In fondo, “Olivetti Umano Costrutto” non è solo un’installazione: è un invito. A fermarsi, a respirare, a lasciarsi toccare dalla bellezza. A riconoscere che la storia industriale di Ivrea non è un monumento da contemplare in silenzio, ma un racconto che continua a parlare, a trasformarsi, a generare nuova vita.
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