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Nocciole decimate da caldo e insetti: crisi globale e timori sui prezzi della Nutella

Dalla Turchia al Piemonte raccolti in picchiata, prezzi alle stelle e Ferrero che rassicura sul futuro della filiera

Nocciole decimate

Nocciole decimate da caldo e insetti: crisi globale e timori sui prezzi della Nutella

La nocciola, simbolo delle eccellenze italiane e ingrediente principe della Nutella, è entrata in una delle crisi più gravi degli ultimi decenni. I raccolti, decimati dal caldo record e dall’avanzata di parassiti come la cimice asiatica, stanno mettendo in ginocchio i produttori piemontesi e campani, mentre la Turchia – primo esportatore mondiale – fa i conti con una gelata primaverile che ha stroncato intere piantagioni.

Il Piemonte, cuore della Tonda Gentile, è tra le aree più colpite. Secondo la Cia, in alcune zone i cali produttivi superano il 70%, tanto da invocare la dichiarazione di calamità naturale. Coldiretti in Campania ha già avviato monitoraggi per risarcire gli agricoltori danneggiati, ma il quadro resta drammatico. I raccoglitori, impegnati in queste settimane, denunciano un fenomeno sempre più diffuso: gusci vuoti o riempiti da tessuti spugnosi, segno che il frutto non si è sviluppato a causa dello stress termico.

Non si tratta solo di un problema locale. Anche il mercato globale vibra sotto i colpi di questa crisi: secondo i dati della società Aretè, la quotazione è salita a 12mila dollari a tonnellata, con un incremento del 14% rispetto a luglio e del 56% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un rialzo che va a sommarsi al boom del cacao, passato dai 3mila dollari a tonnellata nel 2022 agli oltre 7mila attuali. Due materie prime che insieme compongono uno dei prodotti più iconici dell’industria dolciaria: la Nutella.

Ferrero, colosso di Alba e primo acquirente mondiale di nocciole, prova a rassicurare: “Diversifichiamo le fonti di approvvigionamento a livello globale e non prevediamo discontinuità lungo la filiera”. La multinazionale utilizza nocciole provenienti da Turchia, Italia, Cile e Stati Uniti, alternando i raccolti dell’emisfero nord a quelli del sud. Già nel 2016 l’allora presidente Francesco Paolo Fulci aveva rivelato che Ferrero acquistava circa il 32% della produzione mondiale, una nocciola su tre. Più recentemente Bloomberg ha stimato che un quarto dei frutti turchi finisca direttamente nei barattoli della crema spalmabile più famosa al mondo.

Nonostante le rassicurazioni, l’impatto sul mercato resta evidente. Se in Italia e Cile la produzione annua oscilla intorno alle 100mila tonnellate, la Turchia con le sue 650mila tonnellate è la vera “superpotenza” del settore. Una crisi strutturale sul Mar Nero rischierebbe quindi di spostare gli equilibri mondiali, trascinando verso l’alto i prezzi per produttori e consumatori.

Dietro i numeri, si intravede un problema più ampio: il cambiamento climatico sta ridisegnando la geografia agricola. Nel Viterbese, racconta la professoressa Maria Nicolina Ripa dell’Università della Tuscia, le temperature anomale hanno causato la cascola dei frutti, salvando solo gli impianti irrigui più recenti. Allo stesso tempo, l’arrivo di insetti alieni come la cimice asiatica e il coleottero giapponese sta aggravando le perdite, con danni stimati in decine di milioni di euro.

Per i produttori italiani, già messi in difficoltà dall’aumento dei costi e dalla concorrenza internazionale, il rischio è duplice: perdere redditività e vedere compromesso un marchio di eccellenza che ha fatto la fortuna dell’industria dolciaria. Per i consumatori, invece, l’ombra è quella di prezzi sempre più alti non solo sulla Nutella, ma su tutta la gamma di prodotti che hanno la nocciola come ingrediente base, dalle creme alle torte, fino ai cioccolatini.

La partita, insomma, non si gioca solo nei campi piemontesi o turchi, ma riguarda l’intera catena del valore. E mentre i barattoli sugli scaffali restano invariati, la realtà dei noccioleti racconta di un settore che, tra clima e parassiti, rischia di perdere il suo equilibrio storico.

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