Cerca

Attualità

Dalla Campania a Monteu: la solidarietà che attraversa l’Italia dopo l'alluvione

Associazioni campane portano generi alimentari e un messaggio di vicinanza. La sindaca Elisa Ghion: “La vostra azione ci ha commossi”

Dalla Campania a Monteu: la solidarietà che attraversa l’Italia dopo l'alluvione

Dalla Campania a Monteu: la solidarietà che attraversa l’Italia dopo l'alluvione

Solidarietà che viaggia da sud a nord. Dalla Campania al Piemonte, fino a Monteu da Po. Un gesto concreto che profuma di amicizia, vicinanza e rispetto. Le associazioni Giaguaro ODV di Nola, presieduta dalla professoressa Maria Lina La Marca, e Orizzonti Irpini di Petruro Irpino, guidata dal Cavaliere Francesco Pio Piccolo, hanno scelto di farsi strada tra chilometri di distanza e di consegnare personalmente aiuti e affetto a Monteu da Po, piccolo centro del torinese duramente colpito dall'alluvione del 17 aprile scorso.

Nei giorni scorsi i due presidenti sono arrivati in collina torinese. Non a mani vuote. Con loro generi alimentari provenienti dalla Campania e una targa, segno tangibile di amicizia. Ad accoglierli il sindaco Elisa Ghion e l’assessore alla Protezione Civile Giuseppe Deluca.

Il clima, dentro il Municipio, era carico di emozione. Perché i regali, sì, hanno un valore materiale. Ma quel viaggio, quelle mani tese da lontano, significano molto di più.

“Siamo qui per testimoniare la vicinanza delle nostre realtà del Sud verso la vostra” ha detto Francesco Pio Piccolo. “Avete saputo gestire un’emergenza con forza e dignità, impartendo a tutti una lezione di resilienza. Il nostro obiettivo è costruire un ponte ideale che colleghi i nostri territori, per dimostrare che quando l’Italia affronta una sciagura non ci sono divisioni ma abbracci. L’unione per il bene comune”.

Parole semplici ma dal peso specifico enorme. Un ponte immaginario che unisce due province lontane, Nola e Avellino da una parte, la collina torinese dall’altra.

Il primo cittadino ha risposto con un encomio personale, inviato a entrambi i presidenti. “A nome mio, dell’amministrazione comunale e di tutta la comunità, vi ringrazio per l’inestimabile gesto di solidarietà. La consegna dei prodotti campani ha per noi un valore concreto e simbolico. Saranno distribuiti tramite la Caritas diocesana alle famiglie più bisognose”.

Non solo pacchi di cibo. Anche energia, speranza, fiducia. “In un momento così delicato – ha aggiunto il sindaco – la vostra azione ci ha commossi. Ci avete ricordato che la solidarietà non conosce confini. Con il vostro gesto avete costruito un legame forte, che ci dà forza per affrontare le prossime sfide”.

Monteu da Po ha ricevuto dunque non solo beni materiali, ma un messaggio potente. Che la solidarietà non si ferma ai cartelli stradali, che può correre da un capo all’altro del Paese.

Il ringraziamento dell’amministrazione comunale è stato netto. “La vostra generosità – ha scritto la Ghion – ci dona rinnovata energia. Siamo certi che questa collaborazione possa essere solo l’inizio di una cooperazione duratura. Le porte del nostro Comune resteranno sempre aperte per voi”.

Un incontro che potrebbe segnare l’avvio di legami più stretti. Non è escluso che in futuro nascano collaborazioni tra Monteu da Po e Petruro Irpino. I due sindaci, Ghion e Giuseppe Lombardi, hanno avuto il loro primo contatto telefonico proprio grazie a questa iniziativa.

Intanto la comunità montuese ha vissuto questa visita come un abbraccio inatteso. In un’estate calda e difficile, la certezza di non essere soli ha scaldato più del sole.

Gli aiuti sono stati destinati a chi ancora oggi fa i conti con le conseguenze dell’alluvione del 17 aprile. Famiglie che hanno perso molto. Alcune tutto. E che ora si vedono recapitare pacchi alimentari come segno di attenzione concreta.

Elisa Ghion con Francesco Pio Piccolo e Maria Lina La Marca

L’alluvione del 17 aprile 2025

Sono passati quattro mesi. Ma le immagini di quella notte restano scolpite nella memoria. Una pioggia che non smetteva. L’acqua che saliva silenziosa, metro dopo metro. Poi la tragedia.

A Monteu da Po la piena del rio Della Valle ha travolto la casa di Giuseppe Bracco, 92 anni. Tutti lo conoscevano come “El Minusie”, il falegname del paese. Porte, finestre, mobili: il suo tocco era rimasto nelle case di generazioni. Anche dopo la pensione non aveva mai smesso di lavorare il legno. Per i pronipoti costruiva ancora giocattoli.

Il 17 aprile era al telefono con la nipote. Lei lo esortava a salire al piano superiore. Ma l’acqua è arrivata troppo in fretta. Ha sfondato la porta d’ingresso. Ha invaso la casa. Quando i soccorsi sono arrivati, per lui non c’era più nulla da fare.

Giuseppe Bracco

L’autopsia, affidata alla dottoressa Olga Veglia, ha confermato la morte per annegamento. La Procura di Ivrea ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, al momento a carico di ignoti. Si indaga sulla gestione dell’allerta meteo e sulla tempestività dei soccorsi.

I funerali si sono svolti il 26 aprile, nella parrocchia di San Giovanni. Il paese intero si è fermato per salutarlo. Poi la cremazione al tempio di Mappano.

Ma quella notte non ha segnato solo Monteu. Cavagnolo ha visto strade e cantine sommerse, ventisei persone sfollate nel palazzetto dello sport. Lauriano ha contato altri evacuati. A Brusasco gli allagamenti hanno devastato intere zone del paese.

I sindaci, da Andrea Gavazza a Giulio Bosso, hanno guidato le comunità con pale e stivali. A Castagneto Po, San Sebastiano, San Raffaele, Casalborgone, frane che hanno causato lunghe interruzioni dell'acqua e della luce.

Il fango a Monteu da Po

La macchina dei soccorsi ha visto oltre centinaia di volontari al lavoro. Protezione Civile, Croce Rossa, vigili del fuoco. Mani nude, pompe idrauliche, stivali nel fango. Tutti per liberare scantinati, per dare conforto.

Quelle ore hanno segnato la comunità chivassese. Non solo per i danni materiali. Ma per la perdita di un uomo che era simbolo di identità, radici, appartenenza.

Monteu non dimentica. E oggi, a distanza di mesi, accogliere l’aiuto arrivato da lontano significa anche sentire che quel dolore non è rimasto chiuso in un angolo. Che altri, a centinaia di chilometri, hanno sentito il bisogno di essere presenti.

Perché la solidarietà non cancella le ferite. Ma le rende più sopportabili.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori