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La destra alza l’Irpef e bastona il ceto medio. “Cirio tassa i poveri e salva Amazon”

Notte in Regione, la destra alza le tasse e le opposizioni si ribellano: “Stangata sui redditi medi, ma Amazon resta intoccabile”

La destra alza l’Irpef e bastona il ceto medio. “Cirio tassa i poveri e salva Amazon”

La conferenza stampa

Una notte intera in Commissione. Ventiquattro ore filate, senza interruzioni, per provare a fermare un blitz estivo. È accaduto in Consiglio regionale del Piemonte, dove le opposizioni hanno inscenato una vera e propria maratona per ostacolare l’aumento dell’addizionale Irpef deciso dalla maggioranza di centrodestra. Un aumento che, se approvato, colpirà dal prossimo anno lavoratrici, lavoratori e pensionati con redditi netti tra i 1.100 e i 2.500 euro al mese.

la polemica

È la prima volta nella storia della Regione che una Commissione lavora ininterrottamente anche di notte. Un fatto senza precedenti, provocato dalla volontà della Giunta Cirio di approvare nel più breve tempo possibile una misura che – secondo le minoranze – rappresenta un colpo basso al ceto medio piemontese, nascosto sotto il tappeto della calura estiva.

A guidare la battaglia è il Partito Democratico. La capogruppo Gianna Pentenero respinge l’accusa di ostruzionismo: “Non è ostruzionismo quando si presentano emendamenti e soluzioni concrete. Se davvero servono 150 milioni per salvare il bilancio, perché non si prende in considerazione l’uso dei fondi già disponibili? Noi non vogliamo che a pagare siano sempre gli stessi”.

Le opposizioni, però, denunciano anche l’opacità del metodo. Il testo ufficiale dell’emendamento non è ancora stato depositato. Niente numeri, nessuna relazione tecnica. "Solo un foglio sventolato dall’assessore Tronzano". Un comportamento che Alice Ravinale, capogruppo di AVS, definisce “una manovra fatta al buio”. E rincara: “Hanno paura di mostrarla alla luce del sole. Parlano di federalismo fiscale, ma non esiste ancora una norma compiuta. E intanto promettono riduzioni di aliquote nel 2028, in tempo per la campagna elettorale. Intanto però il conto lo pagano i pensionati e i lavoratori. È un trucco da prestigiatori”.

Secondo Ravinale, la manovra potrebbe essere evitata. “La Corte dei Conti ha certificato che Finpiemonte ha 150 milioni fermi da anni. Perché non usare quelli? Perché non alzare l’IRAP alle multinazionali della logistica come Amazon, invece di spremere chi guadagna 1.300 euro al mese?”

Sulla stessa linea, ma con toni ancora più duri, Sarah Disabato, capogruppo del Movimento 5 Stelle.

“Cirio aveva giurato che non avrebbe aumentato le tasse. E invece, dopo il bollo auto per i veicoli ecologici, arriva una stangata ben più grave. Senza alcuna contropartita: nessun investimento in sanità, trasporti, scuola. Solo promesse. E mentre si chiedono sacrifici ai cittadini, la politica ingrassa: tredici milioni in più spesi per staff, sottosegretari e consiglieri supplenti. È una vergogna.”

Per il M5S la ricetta è chiara: taglio ai costi della politica, razionalizzazione delle partecipate, chiusura degli enti inutili. “Altro che mettere le mani nelle tasche dei cittadini”, accusa Disabato.

Anche Italia Viva, attraverso Vittoria Nallo, denuncia l’operazione come un colpo basso estivo: “Stanno tentando un blitz approfittando della distrazione agostana. E Cirio, invece di metterci la faccia, convoca tre conferenze stampa su temi irrilevanti, pur di non parlare dell’Irpef. È una manovra opaca, studiata per passare nel silenzio.”

Ma non mancano nemmeno le alternative tecniche. Il segretario regionale del PD, Domenico Rossi, porta dati alla mano.

“In Piemonte le imprese che estraggono sabbia, ghiaia e pietre pagano canoni irrisori rispetto a Lombardia e Veneto. Allineandoci a quelle tariffe potremmo incassare quasi 5 milioni in più. Idem per le acque minerali: altri due milioni possibili. E prima di chiedere sacrifici ai soliti noti, si alzi l’IRAP ai grandi gruppi cresciuti durante la pandemia.”

“Non si può continuare a far pagare sempre gli stessi”, afferma Rossi. “Serve una manovra equa, che chieda qualcosa anche a chi in questi anni ha moltiplicato i profitti”.

La battaglia è appena cominciata. Le opposizioni promettono di tenere alta la pressione anche ad agosto. Perché l’aumento Irpef non è ancora formalizzato, ma incombe. E potrebbe diventare, insieme alle proteste, uno dei temi caldi del rientro.

Aumento dell’Irpef in Piemonte: chi paga, quanto, e da quando

Dal 2026 l’addizionale regionale Irpef in Piemonte aumenterà per gran parte dei contribuenti con redditi medio-bassi. Si tratta di una manovra da 150 milioni di euro l’anno, voluta dalla Giunta Cirio per compensare i minori introiti derivanti dalla riforma fiscale nazionale, che ha ridotto gli scaglioni Irpef da quattro a tre.

L’intervento riguarda due scaglioni reddituali:

  • Chi ha un reddito compreso tra 15.000 e 28.000 euro lordi annui (circa 1.250–1.800 euro netti al mese) vedrà l’aliquota regionale salire dal 2,13% al 2,68%. L’aumento medio sarà di circa 33 euro all’anno.

  • Chi guadagna tra 28.000 e 50.000 euro lordi annui (fino a 2.500–2.800 euro netti al mese) passerà da un’aliquota del 2,75% al 3,31%, con un aggravio medio stimato in 106 euro l’anno.

Nessun aumento, invece, per i redditi inferiori a 15.000 euro (che restano al 1,62%) e per quelli superiori a 50.000 euro, che già pagano l’aliquota massima del 3,33%.

L’aumento dovrebbe restare in vigore per due anni, dal 2026 al 2027. La Giunta ha annunciato che, dal 2028, l’aliquota minima dell’1,62% verrà estesa anche ai redditi fino a 28.000 euro. Tuttavia, questa riduzione è vincolata all’approvazione di norme sul federalismo fiscale e alla disponibilità di risorse future.

Il provvedimento, se approvato dal Consiglio regionale entro luglio, entrerà ufficialmente in vigore con la prossima legge finanziaria regionale.

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