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Marmotte di plastica in montagna: è bufera. Il Cai difende l’arte

Il Cai Biella replica alle critiche: “Non inquiniamo. È arte circolare”

Marmotte di plastica in montagna: è bufera. Il Cai difende l’arte

Non sono rifiuti abbandonati. Non sono plastica usa e getta. Sono simboli. Sono opere. Sono, come dice il presidente del Cai di Biella, “sentinelle della montagna”. Ma a qualcuno proprio non piacciono.

Succede tra Piemonte e Valle d’Aosta. Dove da qualche settimana, vicino a quattro rifugi – Coda e Rivetti nel Biellese, Vittorio Sella e Quintino Sella in Valle d’Aosta – sono comparse 23 marmotte alte un metro e venticinque. Colorate, sgargianti, impossibili da non notare. Sono le “marmottone” della Cracking Art, un collettivo che trasforma plastica rigenerata in installazioni artistiche dal forte impatto visivo. E che stavolta ha scelto i sentieri di montagna per lanciare un messaggio: parlare di ambiente, alleanza tra uomo e natura, cambiamento climatico. In un modo nuovo.

Non tutti, però, lo hanno capito.

C’è chi grida allo scandalo. “La plastica in vetta no!”, “Contaminano il paesaggio!”, “Snaturano la montagna!”. Critiche che hanno sorpreso Andrea Formagnana, presidente del Cai biellese. “Ben venga il confronto, ma certe polemiche sono superficiali”, dice. “C’è chi ha parlato di plastica abbandonata. Vorrei chiarire una volta per tutte: si tratta di opere collocate solo vicino ai rifugi o al loro interno. Realizzate con plastica rigenerata e parte di un’economia circolare: quando si deteriorano, vengono rifuse e diventano nuove opere. Nulla si spreca”.

E l’idea? Nasce da un fatto curioso, quasi magico. Nel 2024, dal ghiacciaio del Lyskamm, sul Monte Rosa, è emersa una marmotta rimasta conservata per oltre seimila anni. “Una creatura che arriva da un altro tempo. Mi sono chiesto: e se fosse una viaggiatrice del tempo venuta a ricordarci quanto sia urgente ricostruire il rapporto con la natura?”. Da lì, il richiamo alla leggenda del Regno di Fanes, popolo delle Alpi in alleanza con le marmotte. Quando tradirono quell’alleanza, conobbero la rovina. Furono le marmotte a salvare i superstiti.

“È una storia antica. Ma anche molto attuale”, riflette Formagnana. “Le marmottone raccontano proprio questo: la necessità di tornare a un patto di rispetto, reciprocità, equilibrio. E la Cracking Art, con la sua forza visiva e il suo messaggio profondo, è perfetta per parlarne”.

Le marmottine comparse in montagna

E così è nato il progetto “Soul of the Mountain”, che unisce cultura, ambiente, musica e spiritualità alpina. “Con i ragazzi dell’Oropa Music Festival portiamo nei rifugi la grande musica classica”. In un luogo che è tutto, fuorché “incontaminato”. “Diciamolo: la vera wilderness esiste solo oltre i 3000 metri. Tutto il resto è frutto di un’antichissima convivenza tra uomo e natura: i pascoli, i boschi, i sentieri”. E anche Quintino Sella, fondatore del Cai, “era un visionario. Parlava di portare il telegrafo nei villaggi alpini. Immaginava una montagna viva, moderna, accessibile”.

La marmotta, insomma, non è un oggetto kitsch da installare per attirare turisti. È un simbolo. Di rinascita, di comunità, di speranza. “Esce dal letargo con la primavera, vive in colonia, ha una sentinella che vigila per tutte. Rappresenta perfettamente i valori di cui abbiamo bisogno oggi”. E anche la plastica, se usata con intelligenza, “può diventare messaggio. Riflesso di una contraddizione da cui dobbiamo uscire. Non va demonizzata: va capita, trasformata”.

Peraltro, ricorda Formagnana, “la plastica è nei capi tecnici che tutti indossiamo in montagna. E spesso, lavandoli, rilasciamo microplastiche che finiscono nei fiumi. Ecco perché serve più consapevolezza. Ci sono alternative. Qui nel Biellese abbiamo aziende che fanno abbigliamento tecnico in lana, performante ed ecologico”.

E poi, rispondendo con un sorriso alle polemiche più accese: “Non sarà una marmotta a salvare il mondo. Ma forse può aiutarci a ricordare che è tempo di cambiare passo”. Nessun costo per il Cai. Tutto realizzato grazie alla disponibilità del collettivo Cracking Art.

Un’immagine, infine, vale più di mille parole: una foto che ritrae la marmotta colorata e il busto in bronzo di Quintino Sella, uno di fronte all’altra. L’arte e la scienza, la tradizione e il futuro. Come a dire: solo insieme, con immaginazione e rispetto, possiamo costruire un nuovo equilibrio.

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