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Treni corti, ritardi infiniti e Regione muta: il Piemonte si inginocchia a Trenitalia

Pendolari schiacciati come bestiame, i bimodali valdostani invadono la tratta Ivrea-Torino, ma l’assessore Marco Abusi non alza un dito. E a Ivrea, tra industriali e Comune, nessuno trova il coraggio di indignarsi

Treni corti, ritardi infiniti e Regione muta: il Piemonte si inginocchia a Trenitalia

Alberto Avetta

Maggio 2025. Sulla linea ferroviaria Ivrea-Torino non cambia mai nulla. Anzi, sì: ogni mese peggiora. E la Regione Piemonte che fa? Resta a guardare. Sempre più indifferente. Sempre più complice. Sempre più inutile.

A denunciare questa situazione ormai fuori controllo è il consigliere regionale del Partito Democratico Alberto Avetta, che ha depositato un’interrogazione urgente documentando con puntualità giorni, numeri di treno, ritardi e disagi. Una lista da far tremare i polsi, che descrive senza mezzi termini una quotidianità fatta di umiliazioni e disservizi. Una lista che, se avessimo una Regione sveglia, basterebbe da sola a far saltare un contratto di servizio.

Non è solo una questione di treni corti. Non è solo una questione di ritardi. È diventata una questione di dignità. La linea Aosta–Ivrea–Torino è il simbolo di un trasporto pubblico al collasso, un disastro quotidiano che si consuma sotto gli occhi ciechi dell'assessore regionale Marco Gabusi, incapace di alzare la voce, di battere i pugni, di fare ciò che dovrebbe: difendere i pendolari.

I pendolari. Quelli veri. Quelli che ogni giorno si svegliano all’alba, che corrono alla stazione con la speranza – vana – che oggi, almeno oggi, il treno non sia “corto”, che arrivi in orario, che non li lasci a terra. Ma no. Anche oggi la stessa storia. Anche oggi, ancora una volta, il 2714 è “corto”. E in ritardo. Magari di trenta minuti, come è successo giovedì 22 maggio, quando pure il 2737 era corto e pure lui in ritardo.

Mercoledì 21 maggio? 2714 e 2737 ancora corti. Martedì 20 maggio? Il 2714 di nuovo corto. Mercoledì 14 maggio? Trenta minuti di ritardo per entrambi. Martedì 13 maggio? Il 2737 è in ritardo. Mercoledì 16 aprile? Il 2714 è corto, a Chivasso i pendolari restano a terra. Giovedì 3 aprile? Ancora corto. Mercoledì 2 aprile, martedì 1 aprile, giovedì 20 marzo, mercoledì 19 marzo? Sempre la stessa indecente solfa: treni corti, treni in ritardo, pendolari abbandonati.

Una sfilza di disservizi che non può più essere considerata emergenza: è quotidianità strutturale, effetto diretto di scelte sbagliate, promesse mancate, inettitudine istituzionale.

E c’è un dettaglio che grida vendetta: i famigerati treni bimodali a tre carrozze, tanto celebrati nei comunicati stampa, sono stati acquistati dalla Valle d’Aosta. Non dal Piemonte. Ma la linea è condivisa. Così oggi i treni valdostani, corti per progettazione e non allungabili, viaggiano anche sulla tratta piemontese, creando disagi enormi ai pendolari tra Ivrea e Torino. E nessuno a Torino si sogna di dire “fermi tutti, così non si può andare avanti”. Anzi: si fa finta di nulla.

Nel frattempo, dalla Regione Piemonte nemmeno l’ombra di una reazione. Nessuna penale applicata a Trenitalia, nessun atto concreto, nessuna difesa dei cittadini. Eppure il contratto di servizio lo prevede: standard minimi, obblighi precisi, sanzioni per chi sgarra. Ma la Regione, in particolare l’assessore Gabusi, si limita a “monitorare” e “interlocuire”. Mentre i pendolari vengono schiacciati come sardine in treni fatiscenti e insufficienti.

E Ivrea? Non pervenuta. Non si arrabbia il Comune, non si arrabbiano gli industriali, che pure ogni giorno beneficiano del lavoro di chi fa avanti e indietro da Torino, Chivasso, Caluso. Nessuno si indigna. Nessuno alza la voce. Nessuno pretende un sistema ferroviario degno di questo nome. Si tace. Si abbozza. Si preferisce non disturbare il manovratore, nemmeno quando il treno deraglia (per ora solo metaforicamente).

Eppure una protesta unitaria, forte, trasversale è l’unica via per spezzare questo circolo vizioso. Ma a quanto pare, di svegliarsi, nessuno ha voglia.

treni bimodali

Martedì 3 giugno, in aula, l’assessore Marco Gabusi sarà finalmente costretto a rispondere pubblicamente all’interrogazione. Si presenterà con i soliti grafici? Con le solite promesse? Con il solito tono da ragioniere che racconta le "criticità"? O avrà finalmente il coraggio di dire: “abbiamo fallito”? Difficile. Ma sarà interessante ascoltare.

Nel frattempo i pendolari continueranno a svegliarsi presto, a salire su treni corti, a stringersi l’uno sull’altro, a perdere tempo, pazienza e rispetto. E Trenitalia continuerà a incassare.

Chi ha firmato quel contratto? Chi doveva vigilare? Chi doveva reagire? Dove sono finiti quei proclami da campagna elettorale sulla mobilità sostenibile, sul diritto alla mobilità, sull’efficienza? Tutto dimenticato. Tutto evaporato. I cittadini, come sempre, traditi.

Non ci sono più alibi. Non c’è più tempo. I dati sono lì, elencati come un bollettino di guerra. Non si può più dire “non sapevamo”. Si può solo dire: “ce ne siamo fregati”.

E allora sì, oggi più che mai, è legittimo chiedere: la Regione Piemonte da che parte sta? Con i cittadini o con Trenitalia? Con i pendolari o con chi li tratta come carne da trasporto?

La risposta, purtroppo, la conosciamo già.

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Commenti all'articolo

  • Sovietico Eporediese

    31 Maggio 2025 - 09:53

    Mi sa che alla Regione Piemonte non interessa molto di Ivrea ed è veramente vergognoso, su più fronti la Regione è avversa a ogni punto eporediese. Dal Carnevale alle strade/ponti alla linea ferroviaria e finanche associazioni e lavoratori e pure giustizia oltre che sanità e istruzione. Siamo forse una città troppo politicamente attiva e che non si piega facilmente? Menomale.

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