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27 Maggio 2025 - 11:58
La rinascita di Industria: giovani e volontari ripuliscono le rovine romane
Ripartire dal fango. A testa bassa, con pazienza e passione. È quello che è successo sabato 24 maggio nell’Area Archeologica di Industria, a Monteu da Po, dove una squadra di volontari – amministratori comunali compresi – ha preso in mano le scope di saggina per iniziare la ripulitura del sito, devastato dall’alluvione del 16 e 17 aprile. L’acqua aveva invaso tutto. Domus, mosaici, il Tempio di Iside. Un disastro. Ma adesso, finalmente, qualcosa si muove.
L’iniziativa è stata promossa dalla Direzione dell’Area Archeologica, con la collaborazione dei progetti CAMI e CAMELOT del Politecnico di Torino, il supporto del Comune di Monteu da Po e delle associazioni culturali locali. Un’azione concreta, di quelle che non si raccontano nei convegni ma che si fanno, inginocchiati tra le rovine, col fango ancora tra le pietre e l’acqua nei canali.
Volontari al lavoro per la pulizia di Industria
A guidare il gruppo, c’era anche Elisa Ghion, sindaca del paese, in prima linea. “È stata un’esperienza costruttiva, quasi come essere degli archeologi in erba”, racconta, mentre ricorda le mani sporche e la soddisfazione negli occhi. Insieme a lei, la consigliera comunale Manuela Rebaudengo. Entrambe chine a rimuovere i depositi che ancora ostruivano i resti.
Un gesto simbolico, certo. Ma anche pratico. Il sito riaperto il 17 maggio – a poco più di un mese dall’alluvione – è ancora fragile, vulnerabile. I mosaici restano sotto minaccia, le strutture antiche richiedono restauro urgente. Eppure, lasciare tutto chiuso, come ha detto Sara Inzerra, presidente dell’Associazione Athena, sarebbe stata una seconda condanna: “prima il disastro ambientale, poi l’oblio”.
L'Industria Dream Team
E allora si va avanti. Con le forze disponibili. “Sarebbe stato utile avere qualche mano in più, ma l’INDUSTRIA DREAM TEAM 2025 ha comunque dato il massimo della sua energia”, conclude la sindaca. Un nome che è tutto un programma, tra ironia e determinazione.
Nel frattempo, si attendono le risorse promesse dal Ministero della Cultura. Quelle che dovrebbero finanziare i lavori di restauro e consolidamento. Intanto, si visita. Il sito è aperto il giovedì, il sabato e la domenica. Le visite, oggi più che mai, diventano resistenza culturale. Un modo per ricordare che Industria non è solo un cumulo di pietre antiche: è una gemma archeologica, un simbolo piemontese, “un unicum”, come lo definisce Alessandro Barbero.
E forse è proprio questo che conta. Il gesto. Il fango tolto con le mani. La cura di chi ci crede. Perché la bellezza – anche quando sembra perduta – si può ancora salvare.
La sindaca Elisa Ghion
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