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15 Maggio 2025 - 17:55
Abbandono e degrado nella zona residenziale ex Bennet ma il comune pensa solo a portare nuove catene in città
La zona residenziale sviluppatasi attorno all’ex Bennet a Settimo Torinese si sta trasformando lentamente ma inesorabilmente in una terra di nessuno. Quello che in passato era stato annunciato come un comparto abitativo moderno e vivibile oggi appare trascurato, segnato da sporcizia, incuria, degrado urbano e un diffuso senso di abbandono. A farla da padrone, più che i servizi e la vivibilità, sono le deiezioni canine non raccolte, i cestini stracolmi, i marciapiedi imbrattati e le aree verdi ridotte a sterpaglie.
Camminare in quelle vie è diventato un percorso a ostacoli. Lo testimoniano i residenti, esasperati, che parlano di un progressivo peggioramento della qualità della vita, di un disagio quotidiano che si fa sempre più insopportabile. Le promesse di riqualificazione si sono dissolte nel nulla, e chi abita nel quartiere sente forte il peso dell'indifferenza delle istituzioni.
«È umiliante vivere in queste condizioni», racconta con amarezza una residente. «Non chiediamo miracoli, solo pulizia, rispetto e un minimo di attenzione da parte del Comune.»
Le lamentele sono sempre le stesse, ripetute nel silenzio generale: cestini raramente svuotati, strade sporche, controlli assenti, e l’odore nauseabondo che, nei mesi più caldi, rende l’aria irrespirabile. Una situazione che si protrae da tempo e che ha trasformato una zona a vocazione residenziale in un angolo marginale della città, dove i cittadini si sentono dimenticati.
A peggiorare il quadro, c’è la sensazione che l’amministrazione comunale stia volgendo lo sguardo altrove, troppo impegnata a pianificare nuove aperture commerciali proprio dove un tempo sorgeva il Bennet. L’area, secondo le intenzioni del Comune, dovrebbe diventare un polo di attrazione per lo shopping e per la nuova vitalità economica del quartiere. Ma per i residenti è solo l’ennesima beffa.
«Si pensa a portare gente da fuori per fare compere, ma a chi vive qui nessuno pensa», denuncia un altro abitante. «E il ponte che doveva collegare i nostri cortili all’allora Bennet? Anche quello è sparito nel nulla. Un progetto utile per noi residenti, lasciato marcire come tutto il resto.»
Il quartiere, e in particolare le abitazioni che si affacciano su quella che oggi è solo una spianata di cemento e malinconia, avrebbe bisogno di ben altro: un piano serio e strutturato di riqualificazione urbana, che parta dalle esigenze reali di chi qui vive, lavora, cresce i figli. Servirebbero interventi mirati di pulizia, manutenzione costante, controlli efficaci sull’abbandono dei rifiuti e sulle deiezioni canine, un problema che ha ormai raggiunto livelli intollerabili.
Ma non basta. I residenti chiedono anche educazione civica e sanzioni vere per i trasgressori, insieme a una presenza più incisiva delle forze dell’ordine o di agenti ambientali che monitorino costantemente la situazione. E soprattutto, chiedono una visione urbanistica che tenga insieme sviluppo economico e giustizia sociale, che non dimentichi i cittadini mentre si rincorre il miraggio della crescita commerciale.
Perché non può esserci futuro per un quartiere che ogni giorno viene lasciato un po’ più indietro. E perché nessuna nuova vetrina potrà mai nascondere le crepe – materiali e simboliche – di un territorio che si sente abbandonato.
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