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Dal “0,00%” al colpo di scena: lo ZAC! si riprende il Movicentro per nove anni

Dopo la beffa del rialzo nullo e la gara andata deserta, la cooperativa eporediese torna in sella. L’unica offerta ricevuta dal Comune è bastata: niente proroghe, stavolta si firma

Dal “0,00%” al colpo di scena: lo ZAC! si riprende il Movicentro per nove anni

Nella foto Lucia Panzieri presidente di Zac!

Dallo zero virgola zero zero che aveva fatto saltare tutto, alla concessione per nove anni arrivata in tempo record. I locali del Movicentro tornano (anzi no, restano) nelle mani dello ZAC! Zone Attive di Cittadinanza. È bastato attendere la scadenza del nuovo bando – lunedì scorso – per aprire l’unica busta pervenuta e chiudere una vicenda che, per settimane, ha avuto il sapore amaro della farsa.

Il Comune di Ivrea si risparmia così l’ennesima proroga – l’ultima scadeva proprio il 30 aprile – e porta a casa una concessione che sembrava ormai impantanata. Una storia tutta eporediese, quella tra lo Zac! e il Movicentro: fatta di entusiasmi, cavilli, retromarce, e colpi di scena.

Pochi giorni fa, la prima gara – riservata agli enti del Terzo Settore – si era chiusa con un buco nell’acqua: l’unica offerta presentata, proprio quella della Cooperativa ZAC! presieduta da Lucia Panzieri, era stata esclusa per un motivo al limite del grottesco. Il rialzo sull’offerta economica era dello 0,00%, in violazione della lex specialis. Troppo poco, anzi: nulla. E nulla è stato. Il Comune, inflessibile come un algoritmo, ha chiuso tutto e annunciato un nuovo bando, più chiaro, più accessibile, più leggibile. Almeno sulla carta.

Il risultato? Sempre lo stesso: una sola offerta, di nuovo da parte di ZAC!, presentata attraverso la Centrale Unica di Committenza di Lombardore. Fuori dai "radar" la Sirius Social Care, che nella prima fase si era mostrata interessata ma non ha mai formalizzato la candidatura. Un epilogo già scritto, che però stavolta ha trovato un lieto fine. La gara è stata assegnata. Fino al 2034.

Il nuovo contratto, del valore complessivo stimato in 4,4 milioni di euro (IVA esclusa), comprende cinque locali per 279 metri quadri, un atrio comune da 430 metri e una fascia esterna di sei metri tutto intorno all’edificio. Ma la vera sfida non sarà gestire gli spazi, bensì i numerosi obblighi imposti dal bando.

La cooperativa dovrà farsi carico di pulizia, manutenzione ordinaria, sorveglianza, gestione delle utenze e apertura/chiusura quotidiana della struttura. I costi? Tutti in capo al gestore: 7.600 euro l’anno per spese fisse, più almeno il 20% dei costi energetici dell’atrio (circa 10.000 euro). Il Comune prevede anche la possibilità di offrire contributi migliorativi.

Tra gli obblighi più stringenti: l’adeguamento dell’atrio a sala spettacoli, da rendere disponibile gratuitamente per almeno 25 utilizzi istituzionali l’anno. Le giornate aggiuntive gratuite varranno come elemento premiale. L’atrio potrà anche essere affittato a terzi, con tariffe tra 100 e 200 euro al giorno.

Ma c’è di più. Il contratto prevede penali dettagliate: dallo 0,3 per mille per ritardi nella manutenzione allo 0,8 per mille per sospensioni ingiustificate di eventi. Saranno obbligatori, entro 30 giorni, un piano di evacuazione, e entro 60 giorni una valutazione dei rischi. Non mancheranno report bimestrali delle attività e un calendario semestrale delle iniziative programmate. Tutto documentato, tutto tracciabile. Il margine per l’improvvisazione è pari a zero.

Il passaggio da una gestione volontaria e gratuita a una concessione strutturata e onerosa segna una svolta netta. Ma questa stessa rigidità ha finito per escludere molte realtà più piccole, incapaci di reggere il peso di oneri così stringenti. Alla fine, è rimasta in pista solo una cooperativa: quella che già c’era, con un’organizzazione rodata e una struttura solida.

Resta da chiedersi: una procedura così selettiva era davvero necessaria? Si poteva costruire un percorso più inclusivo, magari valorizzando le energie diffuse del territorio, oppure no?

Intanto, ZAC! si prepara a rientrare nel Movicentro con un contratto blindato. E il Comune, archiviata la grana delle proroghe, può tirare un sospiro di sollievo. Ma il nodo resta: quando la burocrazia diventa fine a se stessa, rischia di uccidere esattamente ciò che dovrebbe far fiorire.

La maledizione del Movicentro...

«Aspettate. Lo faremo. Tranquilli. Ci stiamo lavorando… Che palle…»

Da due anni, l’attenzione della politica è tutta concentrata sul bando per l’assegnazione del Movicentro, oggi gestito dallo Zac!, questione annosa che si trascina avanti dal lontano 2020, anno di scadenza del contratto di comodato d’uso.

I tempi si sono allungati – spiegava qualche mese fa il sindaco Matteo Chiantore – perché gli uffici erano impegnatissimi su altri fronti: campi da tennis in via Cascinette, campo da calcio, teatro Giacosa, PNRR, transizione ecologica, pace nel mondo. 

Di proroga in proroga si è arrivati all’oggi, dove – sorpresa! – tutto è pronto per riconsegnare allo Zac! ciò che per il centrosinistra è dello Zac!. Un motivetto da campagna elettorale, che ha permesso al sindaco Matteo Chiantore di imbarcare i civici di Laboratorio Civico, ai civici di Laboratorio Civico di candidare una rappresentanza della cooperativa e, come per magia, agli amici della cooperativa di entrare in maggioranza e letteralmente "ipotecarla", con Patrizia Dal Santo nel ruolo di vicesindaca e Andrea Gaudino consigliere comunale.

In sintesi: Zac! si allea con il Pd, gli fa vincere le elezioni e chiude la guerra fredda con l’ex sindaco Stefano Sertoli e tutto il centrodestra che avrebbe voluto chiudere il "covo comunista".

La prima puntata di questa telenovela risale al luglio del 2020, quando scade il contratto di comodato d’uso. Si poteva prorogare per altri sei anni, ma la Giunta si perde per strada. In quel frangente, l'allora vicesindaca Elisabetta Piccoli, dopo qualche accertamento, scopre che il Comune non ha in realtà la disponibilitàdell’immobile e consiglia candidamente allo Zac! di rivolgersi a RFI, la vera proprietaria.

Segue il 4 febbraio 2021 una determina firmata dal Segretario Generale, che revoca una precedente proroga "sine die".

Poco utile, a quel punto, ricordare gli accordi tra Stato e Regione per i “movicentri” firmati già nel 2000.

Alle ortiche l’accordo del 22 maggio 2002, attraverso cui il Comune si impegnava a variare il PRG per allargare le destinazioni d’uso dei fabbricati RFI, in cambio del diritto di superficie gratuito per 30 anni. 

Il consiglio comunale del 3 marzo 2021 offre uno spettacolo tragicomico. All’improvviso viene data la parola a Davide Luciani dell’Ufficio Tecnico, nel tentativo di smontare la mozione dell’opposizione che proponeva una “variante non variante” per aggiungere tra le destinazioni d’uso (ma la storia verrebbe troppo lunga da raccontare) anche centri estetici e parrucchieri.

Tutto inutile, sennonché, pochi mesi dopo, il problema con RFI risulta risolto con tanto di atto firmato davanti al notaio Sergio D’Arrigo che assegna la disponibilità piena dell’edificio al Comune fino al 31 agosto 2040.

A rafforzare il tutto, una nota di Ferservizi per ribadire la piena disponibilità dei locali fin dal 2010.

Da qui in avvanti si inizia a parlare di un “bando ad hoc” per dividere il bar dalle stanze, con riassegnazione tramite “manifestazione di interesse”. In parallelo un divieto assoluto di utilizzo dell’atrio per suonare, ballare, cantare e mercanteggiare.  Fine dell’atmosfera "figli dei fiori".

Tecnicamente, Piccoli giustifica tutto con problemi di accatastamento, affermando che Zac! ha sempre gestito un “bar”, e non un “servizio bar” come da contratto. Quindi la cooperativa era da considerarsi: abusiva.

I soci della Cooperativa, gli amici della Cooperativa scendono in piazza e sono tanti.

L’11 maggio 2023, a tre giorni dal voto, l’esecutivo Sertoli approva una delibera di assegnazione allo Zac! per sei anni, alle condizioni del Comune. Zac! non firma.

L’8 giugno 2023, il neoeletto Matteo Chiantore revoca tutto e annuncia che l’assegnazione si farà tramite bando aperto a tutte le realtà. Si cominci con una proroga  fino al 30 giugno 2024 (con libertà d’uso dell’atrio), poi fino a novembre, e infine – l’ultima fino ad aprile 2025.

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