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14 Aprile 2025 - 01:25
Il primo cittadino Matteo Chiantore
no zero. Zero virgola zero zero. Tanto è bastato per far saltare tutto.
La gara per l’assegnazione del Movicentro si chiude nel modo più eporediese possibile: con un buco nell’acqua.
La sola offerta presentata, quella dello ZAC! Zone Attive di Cittadinanza, è stata esclusa perché il rialzo indicato sull’offerta economica era pari a 0,00%. E siccome la lex specialis lo vietava, il Comune – inflessibile come un algoritmo – ha rispedito tutto al mittente.
«Un rialzo percentuale pari a 0,00% è in contrasto con quanto espressamente previsto», si legge nel verbale. Stop. Tutto azzerato. E ora?
Ora si riparte. Una nuova procedura è stata annunciata, questa volta in forma “aperta”, con una documentazione più chiara, più leggibile, più accessibile. Sulla carta.
Nel frattempo? Forse una bella proroga. L’ennesima. Il comodato d’uso gratuito allo ZAC! scade, infatti, il 30 aprile. Tutto tragicamente italiano.
E dire che sembrava volgere tutto a una dirittura d’arrivo, senza nessuna sorpresa.
Mercoledì 26 marzo la commissione comunale aveva aperto la sola busta arrivata in risposta alla manifestazione di interesse per la nuova concessione del Movicentro.
Dentro, l’offerta della cooperativa ZAC!, presentata tramite la Centrale Unica di Committenza (CUC) di Lombardore, a cui aveva aderito entro la scadenza del 3 febbraio.
Il nuovo affidamento prevede una concessione della durata di nove anni, per un valore stimato di 4,4 milioni di euro (IVA esclusa). La gestione riguarderà cinque locali per 279 metri quadrati, un atrio comune di 430 metri quadri e una fascia esterna di sei metri intorno all’edificio.
Tra gli obblighi previsti spicca l’adeguamento dell’atrio a sala per spettacoli pubblici, da rendere disponibile per almeno 25 utilizzi annuali a fini istituzionali. Eventuali giornate aggiuntive gratuite saranno valutate come elemento migliorativo.
Il regolamento consente anche l’affitto dell’atrio a terzi, con tariffe giornaliere comprese tra 100 e 200 euro, per garantire un minimo di sostenibilità economica.
Il bando, riservato agli enti del Terzo Settore, prevedeva una procedura negoziata con l’offerta economicamente più vantaggiosa.
Tra i requisiti obbligatori: almeno sei mesi di iscrizione al RUNTS, un fatturato medio annuo di almeno 400.000 euronel triennio 2021-2023 e tre esperienze documentate nella gestione di servizi analoghi.
La futura gestione comporta oneri rilevanti: manutenzione ordinaria, sorveglianza, pulizia, gestione delle utenze e apertura/chiusura della struttura.
Le spese di riscaldamento, illuminazione e TARI – stimate in circa 7.600 euro annui – saranno a totale carico del gestore, che dovrà inoltre coprire almeno il 20% dei costi energetici dell’atrio (pari a circa 10.000 euro l’anno).
È prevista anche la possibilità di offrire un contributo maggiore per migliorare la proposta.
Il contratto è accompagnato da penali dettagliate per le inadempienze: dallo 0,3 per mille del valore contrattuale per ritardi nella manutenzione, allo 0,8 per mille per la sospensione ingiustificata di eventi. Il Comune potrà applicare sanzioni o attingere alla garanzia fideiussoria.
Sono inoltre obbligatori: un piano di evacuazione entro 30 giorni dall’inizio della concessione, una valutazione dei rischi entro 60 giorni, report bimestrali delle attività svolte e un calendario semestrale delle iniziative programmate.
La scelta di procedere con una concessione più strutturata rappresenta un cambio di passo rispetto alla gestione precedente, basata sulla gratuità e sull’impegno volontario.
Ma le condizioni stringenti previste hanno di fatto escluso le realtà più piccole e meno attrezzate del Terzo Settore, lasciando sul tavolo una sola proposta.
Poi è vero che, alla manifestazione di interesse, aveva partecipato anche la Sirius Social Care, che però non aveva formalizzato l’offerta.
«Aspettate. Lo faremo. Tranquilli. Ci stiamo lavorando… Che palle…»
Da due anni, l’attenzione della politica è tutta concentrata sul bando per l’assegnazione del Movicentro, oggi gestito dallo Zac!, questione annosa che si trascina avanti dal lontano 2020, anno di scadenza del contratto di comodato d’uso.
I tempi si sono allungati – spiegava qualche mese fa il sindaco Matteo Chiantore – perché gli uffici erano impegnatissimi su altri fronti: campi da tennis in via Cascinette, campo da calcio, teatro Giacosa, PNRR, transizione ecologica, pace nel mondo.
Di proroga in proroga si è arrivati all’oggi, dove – sorpresa! – tutto è pronto per riconsegnare allo Zac! ciò che per il centrosinistra è dello Zac!. Un motivetto da campagna elettorale, che ha permesso al sindaco Matteo Chiantore di imbarcare i civici di Laboratorio Civico, ai civici di Laboratorio Civico di candidare una rappresentanza della cooperativa e, come per magia, agli amici della cooperativa di entrare in maggioranza e letteralmente "ipotecarla", con Patrizia Dal Santo nel ruolo di vicesindaca e Andrea Gaudino consigliere comunale.
In sintesi: Zac! si allea con il Pd, gli fa vincere le elezioni e chiude la guerra fredda con l’ex sindaco Stefano Sertoli e tutto il centrodestra che avrebbe voluto chiudere il "covo comunista".
La prima puntata di questa telenovela risale al luglio del 2020, quando scade il contratto di comodato d’uso. Si poteva prorogare per altri sei anni, ma la Giunta si perde per strada. In quel frangente, l'allora vicesindaca Elisabetta Piccoli, dopo qualche accertamento, scopre che il Comune non ha in realtà la disponibilitàdell’immobile e consiglia candidamente allo Zac! di rivolgersi a RFI, la vera proprietaria.
Segue il 4 febbraio 2021 una determina firmata dal Segretario Generale, che revoca una precedente proroga "sine die".
Poco utile, a quel punto, ricordare gli accordi tra Stato e Regione per i “movicentri” firmati già nel 2000.
Alle ortiche l’accordo del 22 maggio 2002, attraverso cui il Comune si impegnava a variare il PRG per allargare le destinazioni d’uso dei fabbricati RFI, in cambio del diritto di superficie gratuito per 30 anni.
Il consiglio comunale del 3 marzo 2021 offre uno spettacolo tragicomico. All’improvviso viene data la parola a Davide Luciani dell’Ufficio Tecnico, nel tentativo di smontare la mozione dell’opposizione che proponeva una “variante non variante” per aggiungere tra le destinazioni d’uso (ma la storia verrebbe troppo lunga da raccontare) anche centri estetici e parrucchieri.
Tutto inutile, sennonché, pochi mesi dopo, il problema con RFI risulta risolto con tanto di atto firmato davanti al notaio Sergio D’Arrigo che assegna la disponibilità piena dell’edificio al Comune fino al 31 agosto 2040.
A rafforzare il tutto, una nota di Ferservizi per ribadire la piena disponibilità dei locali fin dal 2010.
Da qui in avvanti si inizia a parlare di un “bando ad hoc” per dividere il bar dalle stanze, con riassegnazione tramite “manifestazione di interesse”. In parallelo un divieto assoluto di utilizzo dell’atrio per suonare, ballare, cantare e mercanteggiare. Fine dell’atmosfera "figli dei fiori".
Tecnicamente, Piccoli giustifica tutto con problemi di accatastamento, affermando che Zac! ha sempre gestito un “bar”, e non un “servizio bar” come da contratto. Quindi la cooperativa era da considerarsi: abusiva.
I soci della Cooperativa, gli amici della Cooperativa scendono in piazza e sono tanti.
L’11 maggio 2023, a tre giorni dal voto, l’esecutivo Sertoli approva una delibera di assegnazione allo Zac! per sei anni, alle condizioni del Comune. Zac! non firma.
L’8 giugno 2023, il neoeletto Matteo Chiantore revoca tutto e annuncia che l’assegnazione si farà tramite bando aperto a tutte le realtà. Si cominci con una proroga fino al 30 giugno 2024 (con libertà d’uso dell’atrio), poi fino a novembre, e infine – l’ultima fino ad aprile 2025.
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