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19 Febbraio 2025 - 23:27
A Torino, in una delle sue piazze più iconiche, un nuovo striscione ha catturato l’attenzione di cittadini e turisti. Un grande lenzuolo bianco, con la scritta "Viva Mattarella", svetta all'ultimo piano di un palazzo all'angolo tra via Roma e via Maria Vittoria. Un messaggio chiaro, forte, impossibile da ignorare.
A volerlo esporre è stato un imprenditore torinese, che ha preferito rimanere anonimo. Con umiltà ha ammesso che l’idea non è sua, ma della moglie. "In realtà, stavolta l’iniziativa è di mia moglie", racconta con una punta di orgoglio. Nessuna provocazione politica, nessuna polemica, solo un omaggio sincero a Sergio Mattarella, l’unico politico che ammirano incondizionatamente. Dieci metri di larghezza, un metro di altezza: un tributo imponente, destinato a restare appeso solo pochi giorni, ma con un impatto che già si fa sentire.
Non è la prima volta che quello stesso balcone diventa un megafono per un messaggio. A novembre, un altro striscione era apparso sulla facciata di quel palazzo. Sei metri di larghezza, 1,80 di altezza, e parole ben più aspre: "Cairo: basta!!!". Un grido di protesta dei tifosi granata contro il presidente del Torino FC, un messaggio che aveva sollevato discussioni e tensioni. Dopo appena una settimana, però, fu rimosso. Non per volontà dei suoi autori, ma per un'ingiunzione del Ministero della Cultura, che attraverso la firma del soprintendente alle belle arti e al paesaggio di Torino, lo bollò come un elemento di disturbo alla corretta fruizione dell’immobile e alla percezione di Piazza San Carlo. Il concetto di decoro urbano aveva avuto la meglio sulla libertà di espressione.
Ora la domanda si ripropone. Quel "Viva Mattarella" seguirà lo stesso destino? Verrà considerato anch’esso un affronto al decoro urbano, o questa volta le istituzioni decideranno di chiudere un occhio? La differenza tra protesta e omaggio basterà a evitare la censura? Il dibattito è aperto, e intanto lo striscione resta lì, ben visibile, testimone di un’affezione che va oltre le parole.
In un’epoca in cui i social media sembrano dominare ogni forma di comunicazione, vedere un lenzuolo bianco con una scritta semplice e diretta fa un certo effetto. Nessun hashtag, nessun post virale, solo un messaggio che si impone nel paesaggio urbano, che obbliga a fermarsi, a guardare, a riflettere. C'è qualcosa di autentico in questo gesto, qualcosa che richiama tempi passati, in cui esprimere un pensiero significava metterci la faccia, rischiare qualcosa, uscire dall’anonimato digitale e confrontarsi con la città reale.
Torino osserva, commenta, discute. Per alcuni è un gesto di affetto, per altri una trovata, per altri ancora un’invasione visiva. Ma una cosa è certa: il messaggio è arrivato. E che duri pochi giorni o venga rimosso, il suo significato ha già lasciato un segno.
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