AGGIORNAMENTI
Cerca
Blog
17 Febbraio 2025 - 13:13
Il Presidente italiano Sergio Mattarella (a destra) ha accusato la Russia di nazifascismo, scatenando la reazione della portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zacharova (a sinistra).
In Europa, dove le cicatrici delle guerre passate sono ancora visibili, le parole hanno il potere di riaccendere antiche fiamme o di costruire ponti verso la comprensione.Recentemente, il Presidente italiano Sergio Mattarella ha evocato immagini storiche potenti, paragonando l’aggressione russa in Ucraina alle conquiste del Terzo Reich nazista. Questa dichiarazione ha scatenato una tempesta diplomatica, con Mosca che ha risposto con veemenza, definendo tali paralleli “invenzioni blasfeme”.
Per comprendere appieno la portata di queste affermazioni, è essenziale immergersi nel contesto storico. Nel 1939, l’Europa fu testimone dell’invasione della Polonia da parte della Germania nazista, un atto che segnò l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Questa aggressione fu caratterizzata da una brutale espansione territoriale e da crimini indicibili contro l’umanità. Mattarella, nel suo discorso a Marsiglia, ha tracciato un parallelo tra quelle azioni e l’attuale intervento russo in Ucraina, suggerendo che entrambi rappresentano forme di “guerre di conquista”.
La reazione russa non si è fatta attendere. Maria Zacharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha respinto con forza il paragone, sottolineando che la Russia ha subito l’aggressione nazista durante la Grande Guerra Patriottica e ha svolto un ruolo cruciale nella liberazione dell’Europa dal nazifascismo. Zacharova ha inoltre ricordato il passato fascista dell’Italia, insinuando una certa ipocrisia nelle parole di Mattarella. Del resto, se avesse voluto calcare la mano, avrebbe potuto fare riferimento anche al presente, viste le innumerevoli polemiche e le continue uscite dell’opposizione italiana, sempre pronta a rispolverare vecchi fantasmi e a evocare il pericolo fascista un giorno sì e l’altro pure.
Questo scambio di accuse solleva interrogativi profondi sulla memoria storica e sulla sua interpretazione nel contesto geopolitico attuale. L’Italia, un tempo alleata della Germania nazista, ha attraversato un doloroso processo di redenzione attraverso la Resistenza e la lotta partigiana, elementi fondanti della sua identità democratica odierna. La Russia, d’altro canto, porta con sé il peso di enormi sacrifici nella sconfitta del nazismo, un aspetto centrale nella sua narrativa nazionale.
Le parole di Mattarella possono essere viste come un monito contro l’espansionismo e l’autoritarismo, richiamando le lezioni apprese a caro prezzo nel secolo scorso. Tuttavia, nel contesto attuale, in cui si moltiplicano gli sforzi diplomatici per trovare una soluzione negoziata alla guerra in Ucraina, il paragone con il Terzo Reich rischia di risultare inopportuno e controproducente. Accusare la Russia di nazifascismo proprio nel momento in cui si discute di possibili negoziati può irrigidire ulteriormente le posizioni, complicando il percorso verso una soluzione politica del conflitto.
Sottolineare questa inopportunità non significa in alcun modo essere filorussi o giustificare l’aggressione russa all’Ucraina. Al contrario, significa avere la lucidità di comprendere che la comunicazione politica e diplomatica ha un peso specifico nei contesti di guerra, e che la retorica incendiaria, pur avendo un valore simbolico, può rivelarsi un ostacolo alla de-escalation. Confondere questo approccio con una forma di simpatia per Mosca significa ignorare la complessità della diplomazia internazionale e ridurre il dibattito a un semplicistico dualismo di buoni contro cattivi.
In questo delicato equilibrio tra percezioni storiche e necessità politiche attuali, le nazioni dovrebbero mirare a un dialogo che tenga conto delle sensibilità reciproche senza sacrificare la fermezza sui principi fondamentali. Solo attraverso una comunicazione ponderata e un confronto realistico si può sperare di evitare che le ombre del passato e la polarizzazione ideologica ostacolino il cammino verso la pace.
Verrebbe quasi da chiedersi: ma chi scrive i discorsi a Mattarella? Perché se certe affermazioni fossero frutto di un calcolo politico, allora si potrebbe discutere della loro efficacia, ma, se sono farina del suo sacco, allora la questione diventa ancor più preoccupante. In un momento in cui ogni parola pesa come un macigno sulle sorti della diplomazia internazionale, certe dichiarazioni rischiano di somigliare più a un autogol che a una strategia ben ponderata.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.