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Il lato oscuro del food delivery: assurda scoperta a Torino

Dietro la corsa per una consegna, un sistema di privilegi e sfruttamento che premia i più forti e schiaccia i più deboli

Il lato oscuro del food

Torino, il lato oscuro del food delivery: il cerchio magico dei rider

Nascosto tra il traffico torinese e le vie dello shopping, il settore delle consegne a domicilio cela una realtà ben più complessa di quanto appare. I rider, moderni fattorini su due ruote, non solo devono fare i conti con orari serrati e compensi instabili, ma anche con dinamiche interne che ricordano un club esclusivo, dove solo pochi eletti riescono a ottenere condizioni lavorative meno precarie. Il boom del food delivery in Italia, con una crescita del 23% degli utenti e del 33% degli ordini nel 2024, si regge su una forza lavoro sempre più vulnerabile. A Torino, tra i tremila e i quattromila rider registrati, solo poche centinaia riescono realmente a lavorare con continuità. "Il sovrannumero di iscritti serve a mantenere bassa la capacità contrattuale di chi consegna", spiega l’avvocata Druetta, sottolineando come il sistema favorisca la precarietà.

Dopo anni di fatica, alcuni rider hanno deciso di non restare in silenzio. Con il supporto legale, stanno raccogliendo prove e documenti per far valere i loro diritti, denunciando una realtà in cui chi ha più tempo da dedicare al lavoro serale viene favorito, mentre chi ha responsabilità familiari o esigenze personali è penalizzato.

Il mercato del food delivery in Italia ha conosciuto una crescita vertiginosa negli ultimi anni, raggiungendo un valore di 1,8 miliardi di euro nel 2023 e rappresentando quasi la metà dell’e-commerce alimentare complessivo, stimato in 4,7 miliardi. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente consolidato questa tendenza, rendendo la consegna di cibo a domicilio una pratica sempre più diffusa tra i consumatori italiani.

Il fenomeno del caporalato digitale

Tuttavia, dietro l’apparente efficienza delle piattaforme digitali, si nasconde una realtà meno nota e decisamente più inquietante: lo sfruttamento dei rider. Negli ultimi anni, sono emerse denunce e inchieste sulle condizioni di lavoro dei fattorini, con accuse di caporalato digitale e intermediazione illecita. Nel marzo 2023, un'operazione dei Carabinieri per la tutela del lavoro ha portato all’identificazione di oltre 1.600 rider, con 92 casi accertati di cessione illecita di account e il sequestro di 22 mezzi utilizzati per le consegne. Un sistema che, di fatto, espone i lavoratori più vulnerabili a condizioni di sfruttamento, senza tutele e con compensi spesso inferiori ai minimi sindacali.

Per contrastare il dilagare di queste pratiche, nel marzo 2021 è stato firmato un Protocollo sperimentale per la legalità nel food delivery. L'accordo, sottoscritto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali insieme alle principali sigle sindacali e associazioni di categoria, punta a prevenire l’intermediazione illecita e a garantire migliori condizioni lavorative ai rider. Tuttavia, nonostante questi sforzi, il fenomeno del caporalato digitale resta un problema irrisolto, con le autorità che continuano a monitorare e contrastare le pratiche illegali nel settore.

Il boom delle piattaforme di delivery ha evidenziato la necessità di una regolamentazione più stringente e di controlli più efficaci per tutelare i lavoratori. Mentre il mercato continua a espandersi, la sfida principale resta quella di conciliare la crescita economica con il rispetto dei diritti dei rider, affinché il progresso tecnologico non diventi sinonimo di precarietà e sfruttamento.

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