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Mathi

"No" al centro per immigrati: "A casa Chantal vogliamo i nostri anziani!"

Nasce il Comitato Chantal RSA e lancia una petizione. Il 24 gennaio, prima dell'incontro tra Comune e Sanital, le firme verranno portate in Comune

La Casa di Riposo Chantal stare

Mathi alza la voce contro la proposta di trasformare l’ex Casa di Riposo Chantal in un centro di accoglienza per immigrati. La protesta nasce dal basso, fuori dai palazzi della politica, con un comitato spontaneo di cittadini che ha deciso di raccogliere firme per fermare il progetto e riportare l’edificio alla sua funzione originaria: una residenza per anziani.

Il Comitato Chantal RSA, ha avviato la mobilitazione appena pochi giorni fa, distribuendo moduli per la raccolta firme nei negozi e nei luoghi pubblici di Mathi e altri paesi del circondario. L’obiettivo è chiaro: consegnare il risultato della petizione al Comune di Mathi entro il 24 gennaio 2025. “La risposta è stata straordinaria” racconta Alessia, “In alcuni negozi ci hanno chiesto ulteriori moduli da distribuire. Stiamo ricevendo adesioni anche attraverso i social, dove molti ci sostengono con messaggi di solidarietà.”

L’iniziativa nasce da un senso di abbandono da parte delle istituzioni locali. Roberto Pontelli, che ha dato il via al progetto pubblicando un post su Facebook, è personalmente coinvolto: sua madre è ospite di Villa Lina, dove molti anziani sono stati trasferiti dopo la chiusura della Casa Chantal.

I familiari degli anziani spiegano: “Ci avevano promesso che il trasferimento sarebbe stato temporaneo, per lavori di ristrutturazione. È passato un anno e mezzo, e gli anziani non sono ancora tornati”.

Dietro questa battaglia del Comitato, non c’è politica né partiti: “Ci hanno accusati di razzismo, ma siamo tutto il contrario: siamo una comunità multietnica. Il problema è un altro. La Casa Chantal è stata costruita col sudore e i risparmi dei cittadini di Mathi, con l’aiuto di Don Burzio e di chi portava buste per contribuire alla realizzazione dell'opera, i mattoni oppure, dopo una giornata di lavoro, chi si rimboccava le maniche e aiutava a tirare su i muri. È un simbolo della nostra storia e vogliamo che resti una casa di riposo per i nostri anziani”.

Il timore della comunità è che il progetto di accoglienza, gestito dalla cooperativa Sanitalia, sia già in fase avanzata. Secondo alcune voci, sarebbero già previsti 50 immigrati con un possibile arrivo a febbraio. “Stanno pulendo la struttura da giorni, e il 28 gennaio è previsto un incontro tra il Comune e la cooperativa. Tutto questo senza mai coinvolgere la popolazione,” accusa Alessia.

Il Comitato non si oppone all’accoglienza in sé, ma al luogo scelto e al modo in cui verrebbe gestita. “Non vogliamo che succeda come a Chiaves, dove i migranti sono stati parcheggiati in un luogo isolato, senza alcun progetto serio di integrazione. Se ci fossero piani concreti e strutture idonee, saremmo i primi a sostenerli. Ma  Casa Chantal non si tocca”.

Proprio per restare vicini alla popolazione, per prendere le distanze dalla politica il Comitato ha escluso dalla raccolta firme tutte le attività commerciali legate al Consiglio Comunale, per garantire totale indipendenza. “Non vogliamo creare divisioni, ma far sentire la voce dei cittadini,” ribadiscono i referenti. I moduli stanno raccogliendo firme a ritmo serrato, e il 24 gennaio sarà il giorno della verità. Una data cruciale per Mathi, che con questa petizione vuole lanciare un messaggio chiaro: il futuro della Casa Chantal appartiene ai cittadini.

La vicenda ha origine nell'autunno del 2023, quando Sanitalia Service, proprietaria della struttura, trasferisce i venticinque ospiti di Casa Chantal presso Villa Lina, a Corio, per consentire l’avvio di lavori di ammodernamento. Tuttavia, il cantiere non è mai partito, alimentando uno scambio di accuse tra la cooperativa e il Comune. Danilo Bianco, durante il Consiglio comunale, ha letto un documento in cui Sanitalia accusa l’ufficio tecnico comunale di aver rallentato, se non ostacolato, l’avvio dei lavori. Il sindaco Vittorio Rocchietti, dal canto suo, ha respinto ogni accusa, definendo le documentazioni prodotte dalla cooperativa incomplete o errate. Rocchietti ha inoltre ipotizzato che i ritardi siano frutto di una strategia deliberata per perseguire obiettivi diversi da quelli dichiarati.

Vittorio Rocchietti, sindaco di Mathi

Le opposizioni, attraverso la mozione per un Consiglio aperto, puntano a coinvolgere tutti gli attori interessati, sottolineando il “rilevante interesse pubblico” della struttura. L’obiettivo è chiarire i motivi dello stallo e definire il destino di Casa Chantal.

Roberto Pontelli, cittadino di Mathi, ha portato alla luce un altro aspetto della vicenda. Durante il Consiglio del 30 dicembre, ha dichiarato che Sanitalia aveva già informato i familiari degli ospiti trasferiti della volontà di destinare la struttura all’accoglienza di migranti. «Non ho pregiudizi verso gli immigrati, ma credo che questa decisione rappresenti un rischio per la comunità. È fondamentale che amministratori di maggioranza e opposizione mettano da parte gli schieramenti e lavorino insieme per una soluzione», ha affermato Pontelli.

Le sue parole sono state accompagnate da una riflessione ampia sul valore della RSA per il territorio. “Mantenere una residenza per anziani a Mathi sarebbe una risorsa insostituibile. Gli anziani non solo rimarrebbero vicini ai propri familiari, ma continuerebbero a sentirsi parte della comunità”, ha spiegato, portando come esempio sua madre, trasferita a Corio, che vive con nostalgia il distacco dal paese natale. Pontelli ha anche evidenziato il contributo economico e sociale che una RSA porterebbe a Mathi, in contrasto con i rischi associati alla presenza di decine di giovani migranti senza lavoro.

Sul piano pratico, Pontelli ha espresso perplessità sulla gestione della situazione da parte dell’amministrazione comunale. Durante il Consiglio, il sindaco ha mostrato una lettera della cooperativa datata 16 dicembre, in cui veniva chiesto un incontro sul destino della struttura. “Se l’arrivo dei migranti è imminente, perché non è stata data priorità a questa richiesta? È necessario un intervento immediato”, ha sottolineato.

Pontelli ha concluso con un appello rivolto a tutti gli amministratori: “Non è inevitabile accettare questa trasformazione. Se una RSA rappresenta un vantaggio per tutti, il progetto di accoglienza è un rischio per molti. È tempo di agire concretamente per tutelare la sicurezza, l’economia e la serenità della nostra comunità”.

Intanto, la comunità mathiese attende risposte chiare e definitive, mentre il dibattito resta acceso. Con il futuro di Casa Chantal appeso a un filo, il paese si trova di fronte a una scelta cruciale: preservare un servizio essenziale per gli anziani o affrontare le sfide di un progetto controverso.

Lo sfogo di Roberto Pontelli

La notizia dell’arrivo di alcune decine di immigrati nella struttura dell’ex casa di riposo Chantal è ormai pubblica.Da cittadino di Mathi dalla nascita, voglio condividere alcune considerazioni sulla situazione, facendo prima due premesse:

  1. Non ho preconcetti verso gli immigrati, che considero anzi vittime di un sistema – come hanno spiegato vari intellettuali di tutti gli schieramenti politici –, semmai ho riserve sulle modalità con cui spesso vengono abbandonati a se stessi senza controllo.
  2. Ritengo fuori luogo dare un colore politico alla situazione oggettiva mathiese, che invece va gestita pragmaticamente.

In merito a Casa Chantal, mantenere una RSA in paese sarebbe una risorsa importante.
Molti anziani avrebbero piacere di poter trascorrere i loro ultimi anni in paese, sentendosi comunque a casa; porto ad esempio mia madre, trasferita dalla Chantal a Villa Lina a Corio: sebbene contenta degli ottimi ambienti e servizi, si sente un’esiliata, ripetendo ogni giorno la sua nostalgia per Mathi. Se fosse in paese, potrebbe partecipare e godere della vita della comunità.

I familiari avrebbero un vantaggio per la vicinanza e la facilità di passare dal coniuge/genitore/nonno/parente.

Le statistiche demografiche da anni indicano come la popolazione anziana sia in forte crescita mentre quella infantile è in triste diminuzione. Se è importante provvedere a mensa scolastica ed asilo, anche se per pochi bambini, di conseguenza dovrebbe esserlo una struttura per gli anziani (che peraltro non comporterebbe oneri diretti per il Comune).

Da ultimo, con una RSA il paese avrebbe anche uno stimolo economico e commerciale indotto, il cui valore viene invece ceduto ad altri comuni.

Pur ponendosi in modo neutro verso gli immigrati, la possibile presenza di diverse decine di individui (in genere maschi, giovani, senza lavoro) nel nostro piccolo paese costituisce un potenziale rischio per la sicurezza e l’ordine pubblico, come purtroppo dimostrano molte cronache quotidiane da piccoli a grandi centri urbani italiani ed europei. Confidiamo che arrivino persone a modo, ma nell’incertezza dobbiamo tutelarci dal possibile rischio per la sicurezza di noi tutti, inclusi anziani, donne e bambini, delle nostre case, delle nostre feste e manifestazioni. Anche solo passeggiare per il paese di sera potrebbe diventare sconsigliabile. Senza dimenticare i contraccolpi al commercio, il rischio di attività poco trasparenti, la svalutazione degli immobili, ecc.

Non sono competente in materia, ma ho dubbi sul fatto che la cooperativa abbia maggior vantaggio economico nel dedicare la struttura ad immigrati piuttosto che a RSA.

L’argomento si è presentato con chiarezza a novembre 2023, quando gli ospiti di Casa Chantal sono stati trasferiti a Corio. È ovvio chiedersi come mai da allora non si è trovato il modo di stimolare la cooperativa, proprietaria della struttura Chantal, a mantenere l’attività di RSA, posto che, come dichiarato dall’amministrazione, la cooperativa ha depositato un progetto di ristrutturazione per RSA.

Durante il dialogo aperto prima del Consiglio comunale del 30 dicembre, il sindaco ha esibito una lettera ricevuta dalla cooperativa Sanitalia in data 16 dicembre, contenente una richiesta di incontro con il Comune sull’argomento Chantal, dicendo che avrebbero risposto nei giorni successivi, avendo un termine di 30 giorni per farlo. Mi chiedo quindi se non sarebbe stata opportuna una sollecita attenzione sull’argomento, dato che l’arrivo degli immigrati è previsto a brevissimo e in paese c’è molta apprensione.

Il sindaco ha anche citato il caso dell’ex RSA Forno Canavese, che non può essere presa a paradigma in quanto non si conoscono i documenti che spieghino i dettagli della vicenda. Tuttavia, il fatto evidenzia che la cooperativa Sanitalia era ben nota all’amministrazione.

Il mio appello è rivolto a tutti gli amministratori, di maggioranza e di opposizione, perché abbandonino gli schieramenti e lavorino in sinergia, sulla base dei documenti agli atti, per trovare soluzioni a questa situazione che forse non è ineluttabile e, se costituisce un vantaggio per quasi nessuno, rappresenta invece un sensibile rischio per tutti.

Immagino che qualcuno – magari il sindaco per primo – obietterà che “da fuori è facile criticare”, cosa che sicuramente è vera. Mi permetto sommessamente di ricordare che non si è costretti a candidarsi all’amministrazione comunale, ma, nel momento in cui si sceglie di farlo, ci si assume la responsabilità di agire a beneficio e tutela dei cittadini.

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