AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
12 Dicembre 2024 - 23:52
Mille volti, mille storie, un'unica sofferenza quotidiana. Il viaggio sulla tratta ferroviaria Torino-Ceres, per tanti pendolari, è diventato una lotta contro il tempo, lo spazio e la dignità. L’email di Sergio, padre di una studentessa del liceo Albert di Lanzo, racconta l’ennesima mattina di rabbia e frustrazione. Sua figlia non ha potuto raggiungere la scuola. Ancora una volta.
"Mia figlia non ha potuto raggiungere Lanzo per l’ennesima volta. I treni saltano con frequenze settimanali e quando ci sono, le carrozze sono così piene che gli studenti restano a terra."
Queste parole non lasciano spazio all’interpretazione.
Sono lo sfogo di chi vive la realtà di un trasporto pubblico che sembra concepito per fallire.
Sergio, come tanti altri genitori, paga abbonamenti dai costi esorbitanti per un servizio che ogni giorno lascia a terra i suoi figli, non solo fisicamente ma anche simbolicamente, privandoli del diritto allo studio e della tranquillità.
Non si tratta più di un disagio occasionale, ma di un disservizio strutturale. Basta guardare i video e le foto che girano sui social: stazioni sovraffollate, treni che non si fermano, carrozze straripanti. Scene che ricordano film surreali, ma che sono la realtà di ogni mattina. E poi ci sono le stazioni, come quella di Caselle, che sembrano uscite da un racconto di abbandono. Sporche, decadenti, inadatte a ospitare i viaggiatori che, pur pagando, devono arrangiarsi in mezzo al degrado.
"Non paghiamo centinaia di euro per vivere in mezzo al degrado."
È un grido che riecheggia tra i pendolari. Ed è un grido che sembra rimbalzare senza risposta. Chi dovrebbe ascoltarlo? I sindaci? I dirigenti di Trenitalia e GTT? Chi dovrebbe intervenire per mettere fine a questo disastro?
La rabbia cresce, e con essa il senso di abbandono. Non si tratta solo di carrozze piene o di treni che non arrivano. È una questione di rispetto. Rispetto per chi si sveglia all’alba per andare a scuola o a lavoro. Rispetto per chi non ha alternative e si affida a un sistema di trasporto che dovrebbe essere un diritto, non un’odissea.
Sergio, come tanti altri, si chiede perché tutto questo accada. Perché le autorità competenti non facciano nulla. Perché il degrado venga accettato come normalità. Ma soprattutto, si chiede quanto ancora dovrà aspettare prima che qualcuno prenda in mano la situazione. Non è una richiesta straordinaria. È una richiesta di normalità. Una richiesta di dignità.
Questo non è solo un articolo. È un appello. Un invito a non voltarsi dall’altra parte. Perché dietro ogni treno che non parte, dietro ogni stazione abbandonata, ci sono vite che si intrecciano. Ci sono sogni, sacrifici, speranze. E c’è la necessità che qualcuno, finalmente, ascolti.
Oggi, dopo l'ennesimo guasto sulla linea abbiamo ricevuto questa lettera inviataci dalla IV C del Liceo delle Scienze Umane Albert di Lanzo. Segue il commento dell'insegnante Fabiana Cescon
«Siamo esausti! Le tratte di Gtt e Rfi presentano gravi problematiche in quanto ritardi e scioperi hanno frequenza elevata, ossia tutte le settimane almeno una o due giornate sicuramente sappiamo che o arriveremo in ritardo a scuola o dovremo sperare che i nostri genitori possano accompagnarci a scuola o venirci a prendere, con tutti i problemi annessi: sperare che possano chiedere un permesso al lavoro per esempio, o il traffico che si congestiona ancora di più. Come se non bastasse, in occasione di scioperi, non ci viene sempre garantito nemmeno il servizio nelle fasce cosiddette protette che protette non sono; i bus sostitutivi, anche in occasione di guasti, non passano mai secondo la frequenza indicata e comunque non sono mai sufficienti a contenerci tutti, proprio come è successo oggi: il treno in arrivo a Ciriè è arrivato in ritardo di 10 minuti e, ancora fermi in stazione, poco dopo si sono spente le luci e stati rimasti fermi sul treno senza sapere nulla per almeno 30 minuti; qualcuno ha preso il bus sostitutivo, ma aveva capienza di soli 50 posti, noi invece abbiamo chiamato i nostri genitori portando a scuola anche altri ragazzi. Quindi, in sostanza, il problema è stato risolto da noi, se avessimo atteso l’altro bus sostitutivo saremmo arrivati a Lanzo alle 10. Ma questo è uno dei problemi più urgenti: anche quando la linea non presenta guasti e non c’è sciopero, lo spazio è risicato, anzi, non è sufficiente a ospitare tutti i passeggeri: ci tocca stare in piedi nei corridoi del treno e davanti alle uscite, venendo pure ripresi malamente dai controllori proprio perché siamo in piedi! Ma dove possiamo stare? Per salire la gente spinge, ma non c’è spazio; per scendere, a volte, rischiamo di dover scendere alla fermata sbagliata o di non poter affatto scendere per quanta calca c’è davanti alle Uscite. Problema che è ulteriormente aggravato alle fermate principali, dove alcune persone hanno anche subito “piccoli” incidenti, come cadute fra la banchina e il treno (è successo a due di noi) o all’interno del treno, e tutto questo perché l’unico vagone (sì, un solo vagone!) che passa chiaramente non può contenere tutti e tutti si accalcano pur di salire e venire a scuola. E non stiamo a parlare di quando i passeggeri che vogliono prendere il treno sono anziani o mamme con il passeggino… Quando anche i vagoni sono 2, le porte di uno non si aprono e quindi la situazione è grave ugualmente. Quando piove, filtra acqua all’interno del treno, tra l’altro vicino alle luci. Inoltre, una volta a settimana mediamente, il treno viene soppresso, ma l’app non lo comunica oppure parla di generico ritardo, con la conseguenza che stiamo fermi sulla banchina ad aspettare Godot e gli stessi operatori non sanno dare informazioni. E per finire, i biglietti: quando capita di prendere il treno con il semplice biglietto cartaceo, se il treno poi non passa, non c’è possibilità di rimborso. Tutto questo disservizio a fronte di abbonamenti che costano veramente tanto, e i controlli comunque sul possesso del biglietto non vengono fatti».
Gli studenti della IV C, Liceo Albert
«Ci avevano detto che con il passaggio a Trenitalia, il servizio non avrebbe subito variazioni, e invece il disservizio sta raggiungendo punte di una gravità quasi assurda. Continuano a garantire, in tutti i tavoli, maggior attenzione, ma quello che è previsto è una linea in più per collegare Torino con l’aeroporto. E il resto della linea? Nessuno mette in discussione l’importanza dell’aeroporto (e ci mancherebbe), ma ci sono altri paesi e servizi che gravitano intorno alla linea Torino-Ceres, scuole, aziende, ospedali! È inconcepibile che non ci si attivi finalmente per risolvere la situazione».
Fabiana Cescon
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.